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Cronaca

Caso Aiazzone: arresto per Borsano, Semeraro e Gallo

Franco Borgogno

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Gian Mauro Borsano, ex presidente della squadra di calcio del Torino ed ex parlamentare socialista, Renato Semeraro e Giuseppe Gallo – detentori del marchio Aiazzone, al centro da mesi  – sono stati arrestati con l’accuso di bancarotta fraudolenta, distrazione documentale, sottrazione fraudolenta dal pagamento delle imposte e riciclaggio. Lo riferiscono fonti giudiziarie romane, aggiungendo che il commercialista Marco Adami è finito ai domiciliari, mentre l’avvocato Maurizio Canfora è stato sospeso dalla professione per due mesi. L’indagine è cominciata a maggio 2010.

Gli imprenditori arrestati, avrebbero svuotato le società del gruppo che erano indebitate con il fisco mediante fittizie cessioni di immobili e di partecipazioni societarie, facendo confluire i debiti in alcune aziende e gli utili in nuove società costituite appositamente. Alcune società, aggiungono le fonti, venivano trasferite all’estero, in Bulgaria, cancellate dal registro delle imprese italiane, non incorrendo così nelle procedure fallimentari.

L’INCHIESTA A TORINO. La Procura di Torino aveva aperto da oltre un mese un’inchiesta sull’azienda, da quando sono state depositate a una stazione dei carabinieri di Torino quattro querele per truffa, da parte di clienti infuriati. Da mesi decine di persone attendono invano che i mobili ordinati arrivino nelle loro abitazioni, nonostante abbiano già versato somme di denaro a titolo di caparra o a saldo.

LA STORIA RECENTE. Nel 2008 Semeraro e Borsano (ex presidente del Torino Calcio, già condannato in passato per bancarotta fraudolenta) rilevano il marchio Aiazzone tramite la B&S Spa, assumendo la proprietà di 30 negozi e mettendo in cantiere l’apertura di giganteschi store rispolverando lo storico slogan degli anni ’80: “Provare per credere”. Per dar corpo a questo faraonico progetto la B&S (assieme alla Aiazzone Network di Giampiero Palenzona) rileva la boccheggiante catena Emmelunga. Iniziano, a causa di quest’ultima, onerosa operazione, forti difficoltà finanziarie. La B&S inizia a non pagare i fornitori (se non tramite cambiali o assegni poi non onorati), i quali ovviamente non consegnano la merce.

Stesso destino toccherà ai lavoratori, che a partire dal 2010 scendono sul piede di guerra, ma per contenere i danni Semeraro, Borsano e Polenzona cedono rami d’azienda a Panmedia di Beppe Gallo (società torinese dal capitale sociale di appena 1,5 milioni di euro che non si era mai occupata di arredamento), che di fatto non riesce a porre rimedio alla situazione: i fornitori non vengono pagati, ai lavoratori non vengono versati gli stipendi e i clienti non ricevono la merce. Una situazione che si protrae fino alle denunce e all’apertura – il mese scorso – dell’inchiesta torinese.