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Il no al nucleare delle altre Regioni, a partire dal Veneto, turba i sogni atomici di Cota

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“Sono assolutamente favorevole. Bisogna aspettare e vedere cosa succederà. La legge varata stabilisce dei parametri precisi sulla base dei quali individuare i siti più adatti. Non so se in Piemonte verrà realizzata una centrale nucleare, se sarà così credo che sia compito del presidente della Regione vigilare che la scelta sia stata fatta correttamente. Per il resto spiegherò che cos’è il nucleare di quarta generazione (forse voleva dire terza, ndr) che è una tecnologia avanzata e sicura. Ma poi, voglio dire, le centrali sono in Francia, qui vicino, quindi per noi cosa cambia?”. Parole e musica di Roberto Cota, 1 febbraio 2010, in piena campagna elettorale.

È passato oltre un anno, oggi l’ex capogruppo della Lega Nord alla Camera è diventato presidente della Regione Piemonte e deve affrontare – da presidente – il dopo Fukushima. E lo deve fare in una delle regioni che il governo aveva indicato come una delle più adatte a ospitare una delle centrali di terza generazione previste nel nuovo piano nucleare (D.Lgs. 31/2010). Un testo che ripensava la strategia energetica del nostro paese puntando tutto (o quasi) sull’energia atomica, abbandonata in Italia a seguito del referendum del 1987, un anno dopo ?ernobyl’.

LA MORATORIA DEL GOVERNO. Il recente disastro giapponese ha però cambiato le carte in tavola, costringendo il governo Berlusconi a un timido passo indietro, sull’onda emotiva dell’effetto Fukushima e con il timore di conseguenze elettorali a breve termine legate all’esito referendario di giugno. Il 22 marzo 2012 il Consiglio del ministri ha così deciso di approvare una moratoria di un anno ai progetti nucleari in Italia. Ha spiegato Paolo Romani, ministro allo Sviluppo economico, che “verrà comunque salvata la parte del decreto relativa all’individuazione di un deposito per le scorie, come ci viene richiesto dall’Unione europea”. Un tema, questo delle scorie, che riguarda da vicino proprio la stessa regione Piemonte così istituzionalmente pronucleare: nel reattore di Trino Vercellese (fermo dal 1987) rimangono rimangono stoccati 780 mc di scorie radioattive; a Bosco Marengo, circa 250 mc di rifiuti radioattivi; a Saluggia, in un sito fermo dal 1983 (e gestito tuttora da Fiat-Avio), ben 1.600 mc.

IL VOTO IN VENETO E I DUBBI DI COTA. Martedì 29 marzo il presidente del Consiglio regionale piemontese, Valerio Cattaneo, con il consigliere segretario Tullio Ponso e l’assessore regionale all’Energia Massimo Giordano, ha ricevuto una a Palazzo Lascaris una delegazione di rappresentanti del comitato “Vota sì per fermare il nucleare”, del “Movimento per l’alternativa al nucleare” e dell’associazione interculturale “Sakura”. I delegati Rossana Vallino, Pier Giorgio Comella, Gianni Naggi e Renato Zanolin hanno chiesto alla giunta regionale di esprimere la propria posizione, anche alla luce delle tragiche vicende avvenute in Giappone, in merito alla gestione delle scorie e al loro trasporto verso il sito francese di La Hague, alla localizzazione di nuovi impianti e all’attuazione della legge regionale n.5/10 (“Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti”).

Anche l’opposizione (con l’eccezione dell’Udc, favorevole anche a livello nazionale all’energia nucleare) ha chiesto al governo Cota un passo indietro: “Ora che anche il Veneto ha detto no al nucleare, che cosa pensa di fare il presidente Cota?”, chiedono in una nota congiunta Luigi Bobba e il capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale Aldo Reschigna. Quella veneta è infatti la spina nel fianco più grossa per il presidente leghista. Tutte le Regioni, centrodestra o centrosinistra, hanno già manifestato dubbi e comunque ‘non disponibilità’ del proprio territorio, ancora non il Piemonte.

Ma dopo che anche il Consiglio regionale del Veneto ha approvato in questi giorni una mozione che dice ‘no’ al nucleare in quella regione (mozione votata anche dalla Lega insieme al centrosinistra), Cota si trova in forte imbarazzo. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, proviene infatti dal suo stesso partito ed è figlio della stessa leva di giovani amministratori partoriti dal Carroccio negli ultimi anni. I due, insomma, si somigliano. Per questo il voto in Veneto rischia di trasformarsi in un boomerang per il partito di Bossi.

IL PIEMONTE TEMPOREGGIA. “Prudenza”. Sembra questa la parola d’ordine della giunta Cota alla luce del disastro giapponese. L’assessore Giordano – durante l’incontro di martedì – ha infatti ricordato ai delegati in visita la posizione “non contraria al nucleare” dell’attuale maggioranza e ha aggiunto che “la giunta affronterà comunque la questione con prudenza, anche perchè il governo ha previsto una moratoria di un anno”. Temporeggiare, insomma. Il presidente Cattaneo ha assicurato inoltre il proprio impegno “per controllare lo stato di attuazione della legge regionale n.5/10, coinvolgendo anche i consiglieri regionali che compongono le commissioni Energia e Tutela dell’ambiente”.

Parole che non hanno convinto per nulla Gianni Naggi e Maddalena Berrino del Forum ambientalista: “Abbiamo avuta la dimostrazione, se qualcuno aveva ancora dei dubbi, che non è vera la convinzione di taluni, che la preoccupazione per l’ambiente non è né di destra né di sinistra. A togliere ogni dubbio in proposito è stato l’intervento dell’assessore Giordano, che con una nettezza che non lascia dubbi, ha confermato che la maggioranza al governo della Regione Piemonte intende realizzare nuove centrali nucleari”. A tutto questo fa da contorno il silenzio del presidente Cota: il voto nel Veneto dell’amico e compagno di partito Zaia non lo aiuta certo a schiarirsi le idee sul nucleare.