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Come riconoscere abusi domestici e violenza sessuale. Lo insegna l’Asl di Asti

Redazione Quotidiano Piemontese

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Trentatre casi di violenza domestica o sessuale, registrati tramite il ricorso al pronto soccorso astigiano. In 26 casi a necessitare di cure mediche sono state donne; 5 i casi di minori e 2 invece relativi ad uomini. E solo dall’inizio del 2011. Per migliorare la risposta nel trattamento delle persone, con problemi psichiatrici, di questo genere di violenze, l’Asl di Asti, a partire da giovedì 6 maggio, fino a ottobre, promuoverà corsi di formazione rivolti al proprio personale (medico dell’emergenza/urgenza, psicologo, psichiatra, ginecologo, ostetrica, infermiere, assistente sociale, mediatrice culturale, ecc.), moltiplicando, così le azioni contro gli abusi domestici e sessuali. E lo fa attraverso il progetto “Daphne3”, finanziato dall’Unione Europea. Si tratta di un’iniziativa in cui l’Asl avrà il compito di formare 50 operatori ad affrontare il disagio mentale e la violenza domestica.

“Questo problema – spiega Caterina Corbascio, direttore della struttura Psichiatria Valle Belbo – è sempre esistito, ma solo di recente ha iniziato a emergere con maggiore evidenza. Spesso dietro ad alcune patologie che colpiscono le nostre utenti si nasconde un abuso familiare, subito non di rado durante l’infanzia. Questi soggetti sono dunque vittime due volte. Gli operatori che formeremo avranno il non facile compito di cercare di intercettare la relazione tra determinati disturbi e l’abuso sessuale: coinvolgeremo medici, infermieri, assistenti sociali, educatori”.

Il programma formativo Daphne3 sarà affidato all’Asl astigiana, unica struttura italiana coinvolta nel progetto a cui aderisce anche la facoltà di Psicologia dell’università di Torino, che lo condividerà con la Grecia. Insieme avranno il compito di istruire operatori socio-sanitari, oltre che delle rispettive nazioni, di Inghilterra, Slovenia e Polonia.

Aspetti della formazione riguarderanno anche i protocolli, già in atto, al pronto soccorso e temi come l’accoglienza e la comunicazione, la raccolta delle prove contro la violenza sessuale, il supporto legale. Sarà anche illustrato il progetto sanitario “Uscire dalla violenza è possibile” che riguarda la gestione del “posto letto segreto”, stanza allestita all’interno dell’ospedale astigiano “Cardinal Massaia” in cui può trovare immediata accoglienza la donna, spesso anche il figlio minore, che ricorre all’ospedale in attesa di una collocazione in strutture mirate per la salvaguardia delle vittime, come centri di protezione, comunità alloggio.

Altra iniziativa concerne la realizzazione di un kit di prima accoglienza, ovvero indumenti, prodotti per l’igiene della persona, ecc., che l’Asl mette a disposizione tramite “Il salvadanaio della solidarietà”, progetto che di recente ha ottenuto il maggior finanziamento nell’ambito del bando provinciale sulle pari opportunità.

 

Nella foto: la psichiatra Caterina Corbascio (a destra)