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Cronaca

Le reazioni dei politici sullo scandalo della sanità. Bresso: “Cota spieghi com’è stato possibile”

Redazione Quotidiano Piemontese

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Dopo l’uscita delle prime informazioni sulle indagini in corso sull’attività dell’assessorato alla sanità della regione Piemonte stanno iniziando le reazioni dei politici sui fatti analizzati dalla procura della Repubblica. Si attendono le reazioni ufficiali del presidente della Regione Piemonte Cota e di Paolo Monferrino, ex manager Fiat passato alla direzione della sanità regionale, oltre che dei vertici del Pdl e della Lega. Secondo l’ex presidente della Regione, Mercedes Bresso, “l’assessore alla sanità deve dimettersi. Dagli inquirenti è stato illustrato uno scenario gravissimo in cui emerge una rete di affari a danno delle casse pubbliche, tutto fatto con il più evidente atteggiamento di sprezzo totale verso la legalità.

I fatti saranno da chiarire nei dettagli, ma considerato che tutto parte dalla revoca di una delibera di Giunta su un bando di gara, il presidente della Giunta ha il dovere di spiegare ai piemontesi come sono potuti accadere simili comportamenti criminali”.

Secondo Gianfranco Morgando, segretario regionale del Pd Piemonte: “Dopo cinque anni di amministrazione di centrosinistra senza scandali nella sanità regionale, l’inchiesta di quest’oggi sembra riportarci ai tempi più cupi della giunta Ghigo”.

“Siamo in presenza di fatti molto gravi che vedono coinvolto il principale collaboratore dell’assessore Ferrero e che sembrano delineare il quadro di una sanità pubblica piegata agli interessi di alcuni soggetti privati. In attesa che le responsabilità personali vengano accertate, è indispensabile che l’assessore faccia un passo indietro e che il presidente Cota, come già richiesto dal gruppo regionale del Pd, riferisca in Consiglio dando tutti i chiarimenti necessari sulle vicende in questione”.

Andrea Buquicchio, capogruppo Idv al Consiglio regionale del Piemonte, ricorda: “Ho sempre denunciato gli sprechi e le situazioni poco chiare, ora Cota rifletta sulla composizione della giunta. Ho sempre ritenuto doveroso denunciare gli sprechi di denaro pubblico e le situazioni poco chiare soprattutto in materia sanitaria. In questo senso non mi sono mai tirato indietro, facendo emergere operazioni poco trasparenti, per ultime le vicende sui bonus bebè e sui buoni pasto dei dipendenti regionali”.

Davide Bono, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale: “Dalle notizie di oggi capiamo come questa politica abbia le ore contate. Tutti conosciamo i retroscena del conflitto politico tra Lega Nord e Pdl per l’occupazione manu militare della Sanità, che gestisce l’80% del Bilancio della Regione. E quindi del conflitto, in pieno stile manuale Cencelli, tra l’Assessore Ferrero, espressione del Pdl, e il direttore dell’Assessorato, Monferino, in quota Lega, soppiantato il troppo effervescente commissario dell’Aress, Zanon, sempre quota Lega. C’è quindi chi vocifera di pugnalata a la Giuda da parte di Cota all’Assessore Ferrero che proprio non voleva saperne di dimettersi per diventare parlamentare (promoveatur ut amoveatur), adducendo motivazioni familiari. Insomma sembra che la Ferrero si sia scavata la tomba da sola e che al momento il braccio di ferro l’abbia vinto la Lega, complice anche la frattura del PDL piemontese, dove un Vignale non perde tempo a muovere la fronda anti-Ghigo e anti-Ghiglia dopo la batosta elettorale di Coppola (probabilmente boicottato anche dai suoi ‘fratelli’).Resta il desolante scenario di una gestione della politica mafiosa, dove gli imprenditori chiamano Consiglieri regionali (aspettiamo di sapere i nomi) per fare pressioni su pubblici ufficiali per evitare di essere eccessivamente ‘attenzionati’ nei loro loschi affari, col silenzio complice di tutti quelli che sanno. Fino a veri e propri episodi di tangenti e corruzione nell’assegnazione di grosse commesse. Ovvio la magistratura deve ancora indagare, ma la memoria corre agli scandali di Soria (nel quale, però, non c’era alcun politico indagato, ndr), delle tangenti di Odasso, manager delle Molinette, o anche alle ‘libere dazioni’ ricevute dal fu Assessore al Bilancio, Burzi,ora presidente della stessa Commissione.Insomma una politica sporca che ha contiguità eccessive con l’imprenditoria che poi spesso ricompensa con aiutini elettorali. Per questo predichiamo inascoltati l’eliminazione dei soldi dalla politica e l’interdizione ad vitam dai pubblici uffici: che tornino a far danno dei privati, se qualcuno da loro ancora fiducia.Duole sottolineare come l’assessore Ferrero non sia stata sospesa dai pubblici uffici in quanto eletta dai cittadini e non nominata, secondo quanto detto da Caselli. L’ennesima immunità per i politici. Per questo chiediamo che l’Assessore si dimetta quanto prima per chiudere questa ennesima brutta pagina e rinunci anche allo scranno in Parlamento, da cui avrebbe l’immunità perpetua. Se no, saliremo sulle barricate”.

Speciale: manette e corruzione in sanità