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Inchiesta pendolari. L’insostenibile pesantezza del viaggiare a Bassa Velocità. La fotogallery

Davide Mazzocco

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La nostra inchiesta sul pendolarismo piemontese, iniziata ieri con l’articolo sui ritardi, prosegue quest’oggi con i problemi infrastrutturali che ne sono, spesso, la causa. Ecco alcune delle problematiche alle quali devono far fronte i pendolari.

Sorpassi. Sui binari, in caso di ritardo, i Freccia Rossa (Alta Velocità) hanno la priorità sui Freccia Bianca (ex Intercity) che hanno la precedenza sui Regionali (che comprendono anche gli ex interregionali come il Torino-Milano). Se i ritardi sono rilevanti i treni di categoria superiore possono superare quelli di categoria inferiore che si devono fermare consentendo il sorpasso. Questa situazione crea di fatto una stratificazione fra i passeggeri di serie A (quelli che sborsano 295 euro), di serie B (coloro che acquistano la Carta tutto treno da 120 euro all’anno da sommare all’abbonamento dei regionali) e di serie C (i passeggeri del regionale che si abbonano a 97,50 euro). Al minimo disagio i passeggeri di serie C accumulano ritardi che pesano in maniera non indifferente sulla qualità della vita professionale e famigliare. Secondo i dati del Comitato spontaneo Torino-Milano sono circa 150 i pendolari che viaggiano quotidianamente sulla linea ad Alta Velocità, mentre sono circa 20mila quelli che usufruiscono delle altre due tipologie di treno (6-7mila da Torino, Chivasso e Santhià, 3-4mila da Vercelli e 10mila da Novara). Logicamente la sproporzione non è da attribuirsi solamente alla differenza di prezzo dell’abbonamento ma al fatto che l’Av non effettua fermate intermedie e, dunque, accoglie solamente i passeggeri delle due aree metropolitane.

Treni metropolitani. Fra i progetti futuri vi è anche una rete di treni metropolitani come, per esempio, il Carmagnola-Chivasso, tratta che ora si effettua con un cambio intermedio a Porta Nuova. “Per creare linee ferroviarie metropolitane non bastano i binari, ci vogliono anche treni con accesso a livello banchina. I vecchi treni con i tre gradini sono inutilizzabili poiché, in una situazione limite di 600 passeggeri in uscita, il tempo impiegato è, almeno, di 5 minuti a fronte dei 15 secondi di una metropolitana a livello terra. E a causa di quei tre gradini in ogni stazione il ritardo aumenta” spiega Cesare Carbonari, portavoce del Comitato spontaneo pendolari Torino-Milano.

Pulizia. “Nelle loro recriminazioni, ormai, i pendolari hanno abbandonato il tema della pulizia” spiega Carbonari. Secondo i comitati, all’interno dei treni,  è necessario un punto di pulizia in cui la società appaltatrice della ripulitura delle carrozze possa trovare i materiali necessari al giusto mantenimento degli standard igienici. “Ma ci vuole anche un maggiore senso di responsabilità da parte degli utenti. Talvolta per il menefreghismo di alcuni a pagare sono tutti gli utenti”.

Porte. “Il problema della rottura delle porte – continua Carbonari – è sicuramente uno dei più gravi. I treni utilizzati sulle nostre linee sono pochi e sono vecchi e ciò fa sì che siano sempre in viaggio. Questo penalizza l’attività di manutenzione. La rottura delle porte crea ritardi poiché costringe i passeggeri a convergere sugli unici punti di accesso funzionanti e questo fatto aumenta inevitabilmente i tempi di discesa e salita ad ogni stazione”.

Guasti. Fra i guasti più frequenti nelle segnalazioni dei viaggiatori vi sono quelli al sistema di riscaldamento d’inverno e ai sistemi di condizionamento climatico d’estate. “Il pendolare che viaggia per anni, per tre-quattro ore al giorno su treni con queste problematiche è soggetto a malattie professionali non riconosciute come tali” puntualizza Carbonari.

Fuori servizio. Altro grande problema è quello delle carrozze fuori servizio. A causa di recenti accordi sindacali il personale viaggiante è stato ridotto da tre a due persone (1 capotreno e 1 Cst). “Nei periodi critici come l’estate è accaduto che vi fosse solamente un capotreno e in questo caso sui treni più lunghi due carrozze vengono chiuse, si dice, per ‘motivi di sicurezza’. Ma in realtà la situazione che si crea è obiettivamente meno sicura poiché i passeggeri stanno in piedi nelle carrozze o negli spazi fra un vagone e l’altro. I passeggeri che pagano il biglietto devono stare seduti, solamente nel nostro Paese vengono caricati ovunque”.

Fuori banchina. Alcuni treni (è successo con il Torino-Asti) in prossimità delle stazioni avvisano i passeggeri di spostarsi verso la testa del treno per effettuare la discesa poiché la banchina non è sufficientemente lunga per la discesa dai vagoni di coda.

Leggi la Prima puntata dell’inchiesta

La presentazione del Blog dei pendolari italiani

 

 

 

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