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“Salviamo le Province”: dal Piemonte l’appello a Monti

Redazione Quotidiano Piemontese

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Altro che abolirle. Le Province semmai vanno “potenziate”. E i presidenti della Regione, Roberto Cota, e dell’Upp, Massimo Nobili, sanno anche come. Lo hanno messo nero su bianco in una lettera indirizzata al premier Mario Monti e al ministro per i rapporti con il Parlamento, Piero Giarda. Pochi paragrafi a difesa dell’ente più odiato dagli italiani e una proposta concreta per ridisegnare il Piemonte facendone un modello per le altre regioni.   

“In Piemonte si è aperto un ampio dibattito sul futuro delle Province e in questo contesto c’è una proposta di ridurne il numero da 8 a 4”, esordiscono Cota e Nobili. Non è la prima volta che il governatore batte sull’argomento. A poche settimane dall’approvazione del decreto che trasforma le 104 amministrazioni disseminate per lo Stivale in enti di secondo grado, con un presidente eletto dai Comuni e niente giunta né Consigli, Cota lanciò la proposta di accorpare le Province piemontesi sezionando la regione in 4 quadranti: Torino e Cuneo da sole, Asti e Alessandria unite, Biella, Vercelli e Verbano insieme a Novara capofila.

Quella tracciata nella lettera è un’evoluzione di questa bozza. Che allarga il leit-motiv delle fusioni agli uffici decentrati dello Stato proponendo “la cancellazione di enti, aziende, agenzie, società, comitati e coordinamenti che in modo improprio esercitano funzioni che devono essere gestite dagli enti elettivi, perché rappresentativi degli interessi dei cittadini”.

In Piemonte, è la tesi Cota-Nobili, significherebbe riorganizzare 8 prefetture e altrettante questure, motorizzazioni civili, Camere di commercio, uffici scolastici oltre ad Arpa, comandi dei vigili del fuoco e via dicendo.

Una grande disegno di riassetto territoriale al quale la politica piemontese (e non solo) giunge in ritardo, a decreti di cancellazione ormai firmati e alla fine di un percorso di svuotamento progressivo dell’autonomia degli enti locali condotto a colpi di ascia e forbici sui trasferimenti di risorse dal centro alla periferia. Ma con la convinzione di poter contare su sostegni bipartisan nei territori. Lo dimostra l’autodifesa delle Province sancita il 31 gennaio scorso con la firma sotto un ordine del giorno targato Upi per chiedere al governo di sospendere l’iter di soppressione e trasformazione.

“L’autoriforma che proponiamo si basa sulla convinzione che aumentando le dimensioni territoriali e di popolazione si possono moltiplicare le energie disponibili per le nostre comunità e per l’Italia – scrivono i presidenti della Regione e dell’Unione Province piemontesi –. Energie derivanti da un ambito più adeguato, entro cui si manifestano gli interessi dei cittadini e delle imprese e nel quale sono organizzati e erogati i servizi di pubblica utilità”.

Sarebbero le Province, insomma, l’ambito ottimale entro il quale garantire i servizi ai cittadini. E il decreto salva-Italia lo conferma. Scrivono Cota e Nobili: “Quella dimensione di cavouriana memoria, nella nostra proposta di riforma è potenziata e moltiplicata dalla scelta di adeguare le dimensioni delle “nuove Province” alle attuali esigenze della governance”.

Una sfida, quella dei piemontesi. Con “la speranza di trovare nel governo e nel Parlamento molti punti in comune che sostanzino la riforma della pubblica amministrazione”. Riusicrà Monti a infilare nella sua iperbolica agenda un dibattito sul futuro del Piemonte e degli enti locali? Cota e Nobili ci credono. E restano “a disposizione per procedere a eventuali approfondimenti sui contenuti”.

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