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Ambiente

Saviano: “Le mani della mafia sui cantieri Tav della Val di Susa”

Davide Mazzocco

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La firma è quella di Roberto Saviano, la tesi è di quelle destinate a far discutere. Lo scrittore di Gomorra non è certo il primo a dire che la costruzione della Torino-Lione potrebbe essere inquinata da infiltrazioni mafiose ma di sicuro è, fra chi abbia finora profferito parola sull’argomento, la voce in grado di spostare il maggiore consenso. I numeri di vendita dei suoi libri (oltre 4,5 milioni di copie vendute in tutto il mondo), gli ascolti televisivi delle trasmissioni che ne hanno ospitati i monologhi, il milione e mezzo di amici su Facebook e gli oltre 160mila follower su Twitter e i precedenti interventi giornalistici lo dimostrano. Il titolo dell’articolo uscito su Repubblica di oggi è eloquente Tav, da Napoli alla Val di Susa le mani della mafia sui cantieri. “Tutti parlano di Tav – si legge nell’attacco dell’articolo -, ma prima di ogni cosa bisognerebbe partire da un dato di fatto: negli ultimi trent’anni l’Alta velocità è diventata uno strumento per la diffusione della corruzione e della criminalità organizzata, un modello vincente di business perfezionatosi dai tempi dalla costruzione dell’Autostrada del Sole e della ricostruzione post-terremoto in Irpinia”.

Saviano parla poi della spaccatura fra chi ritiene che l’opera possa far compiere un balzo in avanti all’economia nazionale e chi, invece, la vede come “un’aberrazione dello spreco” e “una violenza sulla natura”. Secondo Saviano su di un punto Stato e popolazione devono mantenere alta la soglia d’attenzione, vale a dire sulle opportunità di business che potrebbero crearsi per le mafie in Valsusa. Un problema che, secondo Saviano, è prioritario rispetto ai disagi ambientali, al crollo della domanda turistica  e alle spese esorbitanti connessi all’opera. È la concorrenza sleale a rendere agevole la supremazia delle mafie nelle grandi opere, specialmente in una fase storica di grave crisi economica. Questo perché “grazie ai soldi illeciti il loro agire lecito è più economico, migliore e veloce”. Fra un’azienda che gioca pulito e una che gioca sporco non c’è gara: la seconda può tenere prezzi più bassi e vincere gli appalti in quei settori – manodopera, cantieristica, trasporti e smaltimento dei rifiuti – che sono diventati importanti voci di ricavo della criminalità organizzata.

Saviano spiega, poi, come il tracciato della Lione-Torino possa essere sovrapposto “alla mappa delle famiglie mafiose e dei loro affari nel ciclo del cemento”. Secondo la Direzione nazionale Antimafia il Piemonte occupa il terzo posto in Italia per quanto riguarda la penetrazione della ‘ndrangheta dopo Calabria e Lombardia. Saviano ricorda come le infiltrazioni mafiose arrivarono in Italia proprio grazie ai lavori dell’autostrada A32 e del traforo del Frejus e cita altri esempi di intervento mafioso nelle grandi opere. Quali le soluzioni? Secondo Saviano occorre rideclinare la giurisprudenza su di una persecuzione dei flussi economici criminali.

Di sicuro non mancheranno in giornata le repliche piccate a quanto affermato da Saviano, alle sue affermazioni basate su sentenze arrivate in Cassazione. Se si aprirà un dibattito non sarà tanto per quanto è stato detto – visto che Saviano non fa che ripetere ciò che si può sentire in qualsiasi manifestazione o presidio NoTav – ma per chi lo ha detto.

(leggi l’intervista a Gian Carlo Caselli su Repubblica.it)

 

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