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Cronaca

È nata una star, Papaleo e Littizzetto genitori alle prese con il figlio pornoattore – fotogallery

Davide Mazzocco

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Se È nata una star, il film diretto da Lucio Pellegrini che sarà in sala da venerdì 23 marzo, fosse divertente quanto la conferenza che ha fatto seguito all’anteprima stampa si potrebbe scommettere su di un sicuro successo. Questo perché Luciana Littizzetto e Rocco Papaleo sono dotati del senso dell’improvvisazione, della battuta repentina e fulminante: lei più terragna e prosaica, lui più trasognato e surreale. 

Nel film, tratto dall’omonimo romanzo di Nick Hornby, sono due genitori che scoprono l’attività di pornoattore del loro figlio postadolescente. Il tema è rischioso e Pellegrini decide (saggiamente) di tenersi alla larga dalle facili scorciatoie della volgarità creando un effetto quasi paradossale: vale a dire una commedia molto più educata di tante altre improntate su cortocircuiti genitoriali decisamente meno spinosi. “Se fosse diventata farsa non mi sarebbe piaciuta – spiega Rocco Papaleo – ma con Lucio Pellegrini sapevo che la storia sarebbe stata trattata in maniera misurata ed elegante”.

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L’effetto collaterale della meritoria sottrazione di Pellegrini si manifesta con una sceneggiatura che non permette a Papaleo e Littizzetto di esprimersi al meglio. La comicità trasognata e keatoniana del comico reduce dai trionfi sanremesi e la ricchezza di linguaggio e di metafore dell’attrice torinese sembrano essere disinnescati dalla volontà di mantenersi nei ranghi del politicamente corretto. È come se la commedia di Lucio Pellegrini finisse schiacciata fra l’incudine e il martello, ovverosia fra il rischio di ovattare la portata dissacratoria del tema e quello di trascendere nella volgarità ormai egemone in gran parte delle commedie prodotte a ciclo continuo dal cinema italiano.

Se il film è arrivato in sala il merito è proprio di Luciana Littizzetto: “Avevo letto il libro e ne ero stata colpita favorevolmente, tanto da chiedere al mio agente di verificare se i diritti fossero già stati acquisiti da qualcuno. Una volta conclusa la trattativa per i diritti bisognava capire a quale regista affidare il film visto che io non so nemmeno fare una foto con l’iPhone. Cercavamo qualcuno che potesse trattare questo tema con un tono lieve e senza scadere nella volgarità e così ci è venuto in mente Lucio Pellegrini col quale avevo lavorato sia in E allora mambo che in Tandem”.

Al libro, nel quale la prospettiva era esclusivamente materna, il film aggiunge l’ambivalente reazione paterna fra negazione ed emersione di insicurezze mascoline. “Ciò di cui volevamo parlare – spiega Littizzetto – non è tanto che il figlio sia un attore porno, quanto che i genitori non siano a conoscenza della sua seconda vita”. Sullo sfondo della storia ci sono Torino, Collegno e Rivoli, asciugate di ogni riferimento oleografico: “Questa città – ha confidato Papaleo – ha un tale equilibrio fra bellezza architettonica e fermento culturale da avermi spinto addirittura a cercarci casa. Ho un figlio tredicenne e non posso certo lasciarlo solo a Roma proprio ora, ma quando compirò sessant’anni chi lo sa…” Già e se anche suo figlio le dicesse di aver partecipato a un porno? “Non sono un moralista – chiarisce Papaleo -. I porno sono film di bassa qualità, io adorerei che ne fossero girati alcuni di buon livello, con una certa attenzione per i preliminari…” La Litti fa da spalla. Risate in sala tante, soprattutto a luci accese.

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