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Insufficienza renale. La dialisi si fa a casa

Redazione Quotidiano Piemontese

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Oltre 40 mila pazienti italiani affetti da compromissione renale cronica si recano tre volte a settimana in ospedale per sottoporsi all’emodialisi, perdendo la possibilità di vivere una vita normale. L’alternativa esiste e si chiama dialisi peritoneale domiciliare. Grazie a questa tipologia di trattamento, un paziente può decidere di eseguire la terapia a casa, di giorno o di notte, senza alterare il proprio stile di vita e le proprie abitudini. Nonostante la dialisi peritoneale domiciliare sia indicata per la maggior parte dei pazienti, ad oggi la percentuale di utilizzo di questa metodica non supera il 10%. Ad Alba si affronta l’argomento e si anticipa il futuro in un convegno che prosegue fino al 24 marzo. La dialisi peritoneale potrebbe portare anche ad un risparmio considerevole nei costi sanitari delle Regioni, se fosse applicata in maniera più incisiva. Lo dimostrano due importanti esperienze, una del Piemonte e una della Sicilia, che, con progetti simili, hanno promosso e sostenuto lo sviluppo della dialisi peritoneale e quindi la domiciliazione delle cure a casa dei pazienti.

A distanza di un anno i dati mostrano come si è incrementato il numero di terapie domiciliari e si sono ridotte di 1/3 le spese di gestione della malattia da parte della sanità pubblica regionale. In futuro l’innovazione tecnologica faciliterà ulteriormente il trattamento domiciliare, a partire dallo sviluppo della “videodialisi”, con cui il paziente potrà interagire da casa con il medico attraverso una postazione video ‘ad hoc’. Sono questi alcuni degli argomenti discussi dai massimi esperti del settore, nell’ambito del simposio “Nuovi percorsi di accesso alla dialisi peritoneale” durante il 16esimo convegno nazionale del gruppo di dialisi peritoneale in corso ad Alba fino al 24 marzo.

 “Sfatiamo subito il mito ‘dialisi uguale emodialisi’ – spiega Giusto Viglino, direttore del dipartimento di nefrologia e dialisi, ospedale S. Lazzaro di Alba che ha coordinato i lavori – e diciamo che sì, la maggior parte dei pazienti in dialisi sono su di età ma sono comunque ancora impegnati nelle quotidiane attività familiari e costrette dalla emodialisi ospedaliera, a perdere 3 giorni su cinque della loro settimana per recarsi al centro più vicino, che non sempre è vicino. Ci sono poi anche pazienti più giovani under 60, attivi, operativi, impegnati quotidianamente nella loro professione; persone che non possono accettare una emodialisi ospedaliera che limiterebbe la loro autonomia e attività lavorativa. La dialisi peritoneale consente invece un’ottima gestione dei tempi, del lavoro, della famiglia, come a casa anche in vacanza senza bisogno di recarsi al centro dialisi. E poi c’è il futuro. Si perché – conclude Viglino – all’orizzonte si prevede anche l’implementazione della ‘videodialisi’, che stiamo sperimentando con grande successo ad Alba, e che consentirà un ulteriore sviluppo della dialisi domiciliare. A casa del paziente viene installata una videocamera di alta qualità, collegata ad un monitor e ad una linea telefonica, ora paziente e centro dialisi saranno sempre in contatto così che anche le più piccole problematiche, vengano risolte. Una ‘rivoluzione digitale’ che presto potrà cambiare la vita e la quotidianità di una buona parte degli oltre 40 mila italiani che ogni anno devono effettuare il trattamento dialitico”.