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Ambiente

Cinemambiente 2012: la novità del concorso mediometraggi

Davide Mazzocco

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Mobilità, disboscamento, alimentazione sono alcune delle tematiche affrontate dai film del Concorso Internazionale Mediometraggi. Nove titoli che compongono una sezione competitiva nuova all’interno del festival CinemAmbiente, che va a sostituirsi al concorso cortometraggi. Un formato che delinea sempre più l’esigenza del “Green Cinema” di mostrare le condizioni del nostro pianeta al fine non solo di sensibilizzare, ma soprattutto di educare alle buone pratiche.

Due i film interamente focalizzati sul verde: Big Damage di David Fedele mostra le drammatiche conseguenze del disboscamento perpetrato dall’industria del legno in Papua Nuova Guinea a danno del territorio e della popolazione indigena, mentre Jason Nardella in 78 Days racconta le vicende di un gruppo di piantatori di alberi in Canada che per 78 giorni affronta le dure condizioni di vita nei boschi al solo scopo di aiutare la natura. Diversi anche i film che riflettono sul concetto di società dei consumi per promulgare stili di vita sostenibili come Couchorama di Jacqueline Farmer, in cui la regista riflette sui costi, sulle difficoltà di smaltimento e i conseguenti problemi ambientali causati dall’abuso di pannolini usa e getta, o come Stuff Everywhere di Judith de Leeuw, una riflessione sulla proliferazione degli oggetti nella società contemporanea. Si parla di buone pratiche anche in Cafeteria Man di Richard Chisolm, che documenta l’esperimento alimentare del cuoco Tony Geraci di proporre alle scuole di Baltimora un’alimentazione “verde”.

Le comodità della vita quotidiana sono anche al centro di Sobre Ruedas – El sueño del automóvil, una lucida analisi in cui Óscar Clemente riflette su come l’automobile abbia radicalmente cambiato le abitudini delle persone e propone nuove soluzioni per la mobilità. Manuela Frésil con Entrée du personnel affronta il tema della meccanicizzazione del lavoro, attraverso la testimonianza dei lavoratori di un mattatoio che raccontano l’alienazione e al ripetitività del loro lavoro. Sacred Stones di Muayad Alayan e Laila Higazi documenta invece lo sfruttamento della pietra naturale palestinese perpetrato dagli israeliani, che gestiscono questo bene naturale in maniera spregiudicata, incuranti delle conseguenze ambientali causate da questo abuso. Più poetico è Le Jardin des merveilles di Anush Hamzehian, in cui il regista conduce lo spettatore all’interno del carcere della Giudecca, a Venezia, alla scoperta di un orto delle meraviglie che un gruppo di detenute cura da anni con dedizione.

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