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Ambiente

Chasing Ice: a caccia dei ghiacciai morenti. E l’apertura finisce con la standing ovation

Davide Mazzocco

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È finita con una standing ovation la proiezione di Chasing Ice, il film che ha aperto la quindicesima edizione di Cinemambiente. Il film del giovanissimo Jeff Orlowski è il racconto del monumentale lavoro del fotografo del National Geographic James Balog fra i ghiacciai di Groenlandia, Islanda e Alaska per documentare gli scioglimenti e i distacchi dovuti al riscaldamento globale. Una sfida umana e tecnica costantemente “pedinata” da un regista ventunenne (!) all’inizio delle riprese. Nate come semplice documentazione del progetto, le riprese video delle imprese di Balog e del suo staff (contrappuntate dalle sue impareggiabili fotografie) sono diventate film soltanto in un secondo tempo: “Quando il progetto di Extreme Ice Survey è iniziato ci siamo resi conto che avremmo avuto bisogno di immagini ma quando si è ventilata l’ipotesi di riunirle in un film ho chiesto a Jeff come poteva pensare di fare un film del genere senza avere mai girato un lungometraggio. Col passare dei mesi, però, ho capito che solo lui poteva farlo”.

Chasing Ice è un documentario romantico, di stampo herzoghiano, una sfida ai limiti della rappresentazione fotografica: il progetto Eis documenta il regredire dei ghiacciai con 23 macchine fotografiche piazzate di fronte a queste montagne di ghiaccio la cui eternità si sta liquefacendo a una velocità 10 volte superiore a quella del secolo scorso. Sono proprio le sequenze degli scatti (uno ogni ora) compiuti nell’arco di tre anni a comunicare visivamente l’emozione necessaria a prendere coscienza dei problemi connessi al riscaldamento globale. E che l’emozione sia passata al pubblico lo dimostra la standing ovation riservata a james Balog al momento del suo ingresso in sala. Di sicuro un gran bell’inizio per un Cinemambiente che si annuncia ricco di documentari destinati a lasciare il segno.

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