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Lavoro

La fabbrica ai tempi di Adriano Olivetti al teatro Vittoria a Torino

Redazione Quotidiano Piemontese

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Mercoledì 13 giugno al Teatro Vittoria di Torino si terrà un convegno dal titolo La Fabbrica ai tempi di Adriano Olivetti e una tavola rotonda dal titolo Per una nuova cultura del lavoro.  Il programma della giornata prenderà il via alle ore 9,30 con i saluti di Caterina Bottari Lattes e Paolo Mauri, che apriranno il convegno La Fabbrica ai tempi di Adriano Olivetti, coordinato da Bruno Quaranta. Piero Fassino parlerà di Fabbrica come comunità; Giuseppe Lupo presenterà l’intervento dal titolo Memorie di Adriano. La letteratura olivettiana fra utopia e disincanto; Carlo Cerrato ripercorrerà la figura di Olivetti con filmati dall’archivio Rai con il suo Immagini di Adriano, memoria di una vita in anticipo; Luciano Gallino rifletterà su Attualità della ‘fabbrica’ di Adriano Olivetti; Enrico Loccioni tratterà il tema Dal metalmezzadro all’impresa della conoscenza; Laura Olivetti illustrerà La cultura della comunità: fabbrica, territorio e servizi culturali.

Nel pomeriggio la tavola rotonda Per una nuova cultura del lavoro, coordinata da Paolo Mauri, si aprirà alle ore 14,30 con la proiezione dell’ultima intervista video rilasciata da Adriano Olivetti al giornalista Rai Emilio Garroni, poco prima della scomparsa nel 1960. A discutere di cultura e dignità del lavoro: Piero Bevilacqua, Valerio Castronovo, Furio Colombo  Miguel Gotor.

I temi della giornata:

Aziende che chiudono e altre che trasferiscono all’estero la produzione, sempre più flessibilità nel mercato del lavoro in uscita, aumento del numero dei lavoratori precari e degli operai in cassa integrazione, carenze nel rispetto delle regole sulla sicurezza. La cultura del lavoro – e con essa la dignità del lavoro – sta attraversando una crisi profonda. È realistico, nel contesto di una recessione internazionale, mettere al centro del sistema economico le persone e le loro capacità? È possibile, in una realtà di economia globalizzata, stimolare la competitività nel rispetto dei diritti dei lavoratori e delle istanze sociali e di giustizia? È fattibile un approccio più umanista, dove la fabbrica non sia profitto e guadagno per pochi, macoinvolgimento di una comunità verso uno sviluppo effettivamente sostenibile? È possibile applicare alla moderna produzione industriale quell’attenzione alla qualità del lavoro, alla persona e al territorioperseguita più di cinquant’anni fa da Adriano Olivetti – industriale, uomo di cultura, politico e ideologo – e tanto lontana oggi nella concezione industriale che ha in Sergio Marchionne uno dei simboli più forti?