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Cronaca

Un paradiso chiamato Ferrero. L’azienda di Alba rivince il Best Employer of Choice

Davide Mazzocco

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Qual è la migliore azienda nella quale lavorare in Italia? Ferrero, ancora una volta Ferrero. Per il secondo anno consecutivo il colosso dolciario di Alba si è imposto nella Best Employer of Choice l’indagine promossa dall’Osservatorio Employer Branding nato dalla collaborazione fra Monster Italia e Anthea Consulting che ha coinvolto ben 13.143 professionisti suddivisi in tre categorie: recent graduates (meno di 24 anni senza esperienza lavorativa), young professionals (tre anni di attività professionale e 30 anni di età media) e senior professionals (più di trent’anni di esperienza e 40 anni di media). Il dato sorprendente è che Ferrero, oltre a imporsi nella classifica assoluta, si è piazzata al primo posto in tutte e tre le categorie.

Nella graduatoria generale Ferrero ha preceduto marchi globali come Google (2°), Apple (4°), Coca Cola Hbc Italia (5°), L’Oreal (6°), P&G (9°) e Unilever (10°) o altri simboli del made in Italy come Barilla (3°), Ferrari (7°) e Gruppo Eni (8°).

Viene spontaneo interrogarsi sul perché Ferrero piaccia così tanto: a chi ci lavora e a chi consuma i suoi prodotti. La risposta è abbastanza semplice: Ferrero continua a operare nel solco della tradizione del suo fondatore Pietro puntando sulla qualità dei prodotti ma, anche, sull’attenzione verso i propri lavoratori. Ferrero ha portato il benessere nell’albese, ha dato lavoro e lo ha dato con standard qualitativi altissimi. Non è una leggenda che in passato, a tutti gli operai, fosse concesso di spiluccare dolciumi a volontà prendendoli dalla catena produttiva: tanto dopo una settimana non se ne poteva più… Quando nel novembre 1994 l’alluvione dilagò in fabbrica e il Tanaro si riempì di migliaia di capsule gialle delle sorpresine Kinder, dalle colline scesero spontaneamente gruppi di volontari per spalare via il fango. Un cordone ombelicale quello che unisce Alba alla Ferrero che si estende nella promozione delle attività culturali e sportive della zona con una filosofia “olivettiana” dell’impresa.

Ma per un’azienda multinazionale come Ferrero non ci si può limitare a un discorso localistico. Le ragioni di un gradimento così unanime sono forse da rintracciare nel fatto che Ferrero opera nell’economia reale e non in quella finanziaria. Ferrero non è presente in borsa, non gioca le pericolose partite della finanza, gli unici derivati che conosce sono quelli del latte… Non dovendo massimizzare i profitti per accontentare gli investitori Ferrero reinveste in un’azienda dal volto umano che riesce a coniugare la qualità a basso costo dei suoi prodotti con l’attenzione al lavoro. E anche un colosso come Google che ha fatto dell’estrema libertà dei propri dipendenti uno dei propri cavalli di battaglia è costretto a inseguire, quantomeno in Italia, il brand che ha cresciuto generazioni di italiani con i barattoli di Nutella.