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Cerchi nel grano di Robella d’Asti: un’opera d’arte secondo il centro italiano studi ufologici

Redazione Quotidiano Piemontese

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cerchi-nel-granoAlieni o terrestri, i cerchi nel grano scoperti a Robella d’Asti pochi giorni fa stanno diventando una vera e propria meta turistica con tanto di biglietto ad offerta libera per accedere al campo, privato, dove sono stati individuati. Il particolare disegno geometrico, dalle dimensioni considerevoli, raffigura una serie di cerchi concentrici e non, oltre ad alcune figure triangolari molto precise e fa la sua bella scenografia dall’alto delle colline astigiane, in particolare in frazione Cavallo grigio dove risiedono solo una trentina di persone. Ad attirare curiosi e appassionati di ufologia, i crop circle o agroglifi, hanno affascinato anche il team torinese di Aerovisione, un gruppo di professionisti del settore video, fotografia e riprese aeree, che ha effettuato un suggestivo filmato con droni, condito da effetti sonori per spettacolarizzare ancora di più il fenomeno. Visto che la fama della cittadina, ormai una sorta di “Roswell astigiana” interessa, chi più, chi meno, tutti, Quotidiano Piemontese ha intervistato Edoardo Russo del centro italiano studi ufologici di Torino per capire di cosa si tratti e se sia solo una burla.L’espressione “burla” mi pare riduttiva. A mio parere dovremmo piuttosto parlare di “opere d’arte”, che a buon diritto infatti rientrano nella “land art”, quali che siano le intenzioni dei loro autori (per i quali nutro una certa ammirazione). Più che avere significati geometrici, tranne nei casi spurii (dovuti ad allettamenti naturali e quindi palesemente e ovviamente irregolari) si tratta di strutture geometriche, caratterizzate da prevalente simmetria radiale: in parole povere, “disegni” realizzati con l’equivalente “en plein air” di riga e compasso. Come in ogni opera d’arte, oltre all’intento autoriale conta l’impatto sull’osservatore, e quindi il “significato” è soprattutto quello che gli viene dato da chi li guarda ed apprezza visivamente.

La provincia piemontese – prosegue Russo – (e segnatamente la collina torinese, tra Chieri Poirino e Santena) è stata negli ultimi anni sede dei più grandi, ben fatti e belli fra i crop circle italiani, che la nostra associazione continua a monitorare dal 1989, anche se di “ufologico” o di alieno hanno poco o nulla, al di là della mitologia mediatizzata. Il senso del mistero, invece, lo trasmettono sicuramente, anche se la loro natura non è intrinsecamente misteriosa, al di là di non sapere sempre e subito il nome di ciascun circle maker“.

Vediamo più da vicino in che modo sono creati, mediamente, i crop circle. Le località sono sempre zone di campi di grano, in generale di cereali o simili le cui piante sono facili da piegare e appiattire in maniera uniforme e regolare per geometrie d’effetto, alcune delle quali molto articolate. Queste figure, diffuse soprattutto in Inghilterra a fine anni Settanta, si possono considerare opere d’arte umane. Poco hanno a che fare, infatti con gli alieni. La moda, se tale si può definire, è stata lanciata da alcuni ragazzi, Doug Bower, Dave Chorley e John Lundberg, insigniti poi nel 1992 del Premio Ig Nobel, parodia del Nobel, per la burla.

Con cavi elettrici, funi e tavole di legno i buontemponi ne hanno realizzato uno in un’ora in presenza della stampa dimostrando che ET non era l’ideatore. Nel 2009, una comitiva di 60 persone ha realizzato il più grande cerchio nel grano al mondo. Si tratta dell’Atlas, tracciato nei dintorni di Goes, in Olanda, e raffigura un essere umano (simile all’uomo vitruviano) in foggia di farfalla con ali dischiuse e misura 530 × 450 metri.