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Rifiuti di ‘ndrangheta al posto del cemento: ecco come nasce la ”Terra dei Fuochi” della Valsusa

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tav ndranghetaOgni tanto emerge qualche nome illustre, un politico, un imprenditore, che avrebbe aderenze mafiose e al tempo stesso affari nelle grandi opere. Ma, seppur sotto traccia e in silenzio, l’operazione “San Michele” della Direzione Distrettuale Antimafia di Torino prosegue incessantemente, che finisca sui titoli dei giornali o meno. E anche quando non ci finisce, spesso i fatti che porta a galla non sono meno gravi di quando fanno più rumore.

Per esempio, la Terra dei Fuochi della Valsusa pare essere sulla buona (si fa per dire) strada per seguire l’esempio che viene dalla Campania. Qui non ci sono roghi, ma c’è tanto cemento: piloni portanti di autostrade, ferrovie, viadotti di ogni tipo. Se si analizzassero quelle costruzioni, si scoprirebbe – secondo gli inquirenti – che di “cemento” ce n’è pochino: in massima parte c’è spazzatura. Sì, immondizia edilizia; tondini, asfalto, fresato, macerie, tutto frantumato per essere riutilizzato come materiale portante in quegli stessi cantieri da cui era uscita come scarto.

Le cave della ‘ndrangheta abbondano nella valle che porta il suo vento su Torino, disseminate ovunque; la roba poi viene sminuzzata e utilizzata in mille opere, quasi sempre in mano ad aziende calabresi (monopolizzano il movimento terra) in odore di criminalità. Cantieri della ferrovia a Vaie e alla Chiusa, svincolo autostradale di Bruere, cantiere Smat a San Didero, infiniti luoghi in cui buttare quella che i soggetti coinvolti definiscono, nelle telefonate intercettate, “un mucchio di merda”, “roba che meno male che non ci fanno gli esami”.

E se per caso accade che in un determinato momento non ci sia un cantiere attivo (e monopolizzato) in cui buttare la “sostanza”? Nessun problema: la Valle è grande e piena di angoli che sembrano fatti apposta. A chi non verrebbe in mente, d’altronde, di scaricare tonnellate di quella “porcheria” (sempre parole loro) in un laghetto blu poco fuori Sant’Antonino, gestito dall’associazione locale della pesca sportiva? Oggi il laghetto non c’è più, ucciso, letteralmente coperto, da quella roba.

Alle aziende che operano in questo modo si rivolgono tutti coloro che devono operare demolizioni, perchè dove si costruisce molto prima si demolisce molto. Le demolizioni costano, ma questi soggetti possono fare risparmiare i clienti perchè poi hanno il loro tornaconto nell’utilizzare gli scarti di quei lavori nelle costruzioni di cui prenderanno gli appalti, al posto di materiali costosi tipo il cemento (quello vero). Giovanni Toro, leader maximo degli sminuzzatori di rifiuti, quando nel 2012 il sindaco di Sant’Ambrogio vuole farli sbaraccare dice “E che minchia, stiamo aspettando che apre il passante ferroviario per buttare tutto lì dentro, che possiamo fare?”.