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Piemonte sotto l’acqua nel disastro dirogeologico: Legambiente chiede di fermare lo scempio delle aree a rischio

Redazione Quotidiano Piemontese

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legambienteProprio mentre il maltempo pare rallentare per almeno una giornata, Legambiente vuole chiedere alla politica e alla società civile di investire in tre capisaldi che per Legambiente devono accompagnare il lavoro delle amministrazioni locali nella prevenzione del rischio idrogeologico. La richiesta prevede di fermare qualsiasi ipotesi edificatoria sulle aree ancora libere, delocalizzare le costruzioni presenti nelle aree a rischio e formare puntualmente la popolazione sui comportamenti da adottare in caso di emergenza.

Legambiente ricorda che sono ben 1.049 i comuni del Piemonte in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’87% del totale. In 160 comuni piemontesi (il 78% di quelli analizzati in Ecosistema Rischio, l’indagine annuale realizzata da Legambiente in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile) sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana e, in tali zone, in 111 amministrazioni piemontesi (il 54% del campione), sorgono impianti industriali che, in caso di calamità, comportano un grave pericolo oltre che per le vite dei dipendenti, per l’eventualità di sversamento di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni circostanti. Nell’8% dei comuni intervistati sono state costruite in aree a rischio idrogeologico strutture sensibili come scuole e ospedali, e nel 15% dei casi sia strutture ricettive che commerciali. Anche nell’ultimo decennio sono state edificate nuove strutture in zone esposte a pericolo di frane e alluvioni in 11 comuni intervistati. Nel 21% dei casi in tali zone sono presenti addirittura interi quartieri.

Dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta:

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