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Sanità Piemonte, mancano circa 2500 infermieri. Crisi senza nuove assunzioni

Redazione Quotidiano Piemontese

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Un ammanco di circa 2500 infermieri. E’ questa il numero di infermieri che mancano all’appello nella sanità piemontese secondo il nuovo modello di assistenza integrata ospedale-territorio previsto dal Patto per la Salute. A quantificarlo è una ricerca condotta, a livello nazionale da Ipasvi (Infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici di infanzia), Federazione nazionale collegi infermieri. Una carenza non da poco che, se non riassestata, causerà notevoli disagi ai pazienti. Di più: di questi 2500 soggetti, 1060 risultano essere essenziali e urgenti per il rispetto della direttiva europea al fine di non compromettere la sicurezza di pazienti e personale infermieristico.

Spiega Maria Adele Shirru, presidente del coordinamento Collegi Ipasvi Piemonte: “I nostri professionisti sono preparati e i modelli per rinnovare l’organizzazione dei servizi ci sono – spiega –  ma devono essere calati nella nostra realtà regionale: dall’Infermiere di famiglia, già attivato in altre regioni e anche, come caso isolato, in alcune province piemontesi, alle unità di degenza a gestione infermieristica previste dal Patto per la Salute”.

“Gli strumenti per il potenziamento dell’assistenza”, continua Schirru, “esistono già quindi e sono pronti da usare: con l’assunzione di nuovo personale si potrebbe rispondere, anche in tempi rapidi, al bisogno di salute della popolazione piemontese”.

La figura dell’infermiere, come spiegato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità,  ricopre un ruolo chiave  “nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, con particolare riferimento alla salute”.

“Gli infermieri del servizio pubblico piemontese fino a oggi sono riusciti a reggere il carico di lavoro e a sostenere il sistema – conclude a Schirru –  ma solo grazie alla volontà e all’abnegazione degli operatori. Senza un intervento adeguato, le conseguenze del recepimento della normativa Ue sul giusto orario di lavoro in sanità pubblica rischiano di essere insostenibili”.

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