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Alessandria

Ucciso da un’auto mentre si allenava in bici 2 anni fa, ma l’assicurazione non paga

Redazione Quotidiano Piemontese

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Riceviamo dallo Studio 3A di Venezia un comunicato che denuncia l’inadempienza di un’assicurazione nei confronti di un suo assicurato, un ciclista di Alessandria, morto due anni fa in seguito ad un incidente stradale, la cui famiglia, secondo quanto dicono gli avvocati, non è mai stata rimborsata.

Riportiamo integralmente il comunicato qui di seguito.

Viene tamponato da un’auto mentre si sta allenando con la bicicletta da corsa, il caschetto e la divisa della sua società e muore dopo un mese e mezzo di agonia, ma Allianz, la compagnia con la quale è regolarmente assicurato per gli infortuni occorsi durante l’attività agonistica, si rifiuta di risarcire i familiari. Non bastava la perdita improvvisa e prematura del proprio caro: una famiglia di Alessandria dovrà anche intentare una causa per far valere i propri diritti.

La tragedia di cui è rimasto vittima, a soli 63 anni, Pasqualino Talpo risale a quasi due anni fa e, oltre ai congiunti, ha scosso tutto il movimento ciclistico piemontese, che in questi giorni sta organizzando il primo memorial a lui intitolato per ricordarlo, una gara ciclistica amatoriale che si disputerà nella “sua” Alessandria. Talpo in bicicletta ci andava da tutta la vita e sul sellino aveva vinto oltre cento corse. Da amatore era uno dei corridori più affermati dell’Alessandrino, aveva corso per i colori di diverse società piemontesi e lombarde, inanellando numerosi successi grazie alle sue doti da sprinter: da due anni era campione regionale dei Super Gentleman e una serie di vittorie gli avevano consentito di primeggiare tra le categorie amatoriali.

Ultimamente era tesserato con il Gruppo Sportivo Casoratese e quel maledetto 14 luglio 2014, come faceva regolarmente, era uscito in sella alla sua bici Wilier per allenarsi in vista delle prossime corse. Il ciclista percorreva la Strada Provinciale 30 di Alessandria procedendo correttamente sul margine destro della carreggiata, quando all’improvviso, in prossimità dello svincolo per l’area industriale, è stato tamponato da una Ford Focus condotta da una (oggi) 43enne di Castelceriolo. L’impatto è stato terribile, Talpo è stato sbalzato a svariati metri di distanza, rovinando sull’asfalto e restando esanime a terra. Trasportato con l’elisoccorso all’ospedale di Alessandria, ha lottato tra la vita e la morte per un mese e mezzo,in coma, in Terapia Intensiva, ma il 31 agosto si è arreso, senza mai riprendere conoscenza.

Per ottenere giustizia i familiari si sono rivolti a Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini. Sulla dinamica e sulle responsabilità del tragico incidente, nessun dubbio. “La causa del sinistro deve attribuirsi esclusivamente alla condotta di guida dell’indagata che, per ragioni da ricondurre alla sua sfera soggettiva, non ha avvistato l’ostacolo costituito dalla bicicletta”: queste le conclusioni del consulente tecnico d’ufficio, l’ingegner Riccardo Carrà, nominato dal Pm della Procura di Alessandria, dott.ssa Marcella Bosco, nell’ambito del procedimento per omicidio colposo a carico dell’automobilista. E infatti l’iter del sinistro a livello civile si è già chiuso da tempo, senza problemi.

Il nocciolo della questione, nello specifico, è la polizza infortuni di cui il signor Talpo beneficiava, in quanto regolarmente tesserato, per lo svolgimento dell’attività ciclistica per il tramite della A.S.C. Torino, Attività Sportive Confederate, l’Ente di Promozione Sportiva che ha stipulato un’apposita convenzione con Allianz a favore di tutti i propri organi centrali e periferici, delle società affiliate ed aggregate, tra cui appunto il GS Casoratese, e dei suoi tesserati.

Il contratto, ovviamente, prevede anche la liquidazione della somma assicurata (nel 2014 ottantamila euro) ai beneficiari o agli eredi in caso di morte e l’assicurazione vale anche per gli infortuni occorsi in occasione degli allenamenti, anche individuali, proprio come nel caso in questione. Quando però i familiari, per il tramite di Studio 3A, hanno inviato ad Allianz la denuncia d’infortunio mortale, con loro enorme sorpresa, dopo diversi mesi, si sono sentiti rispondere picche. “Non potremo dar seguito alla gestione della pratica né ad alcun indennizzo in quanto la garanzia prestata dalla polizza del contraente non era operante in quanto l’attività svolta dal signor Talpo in occasione dell’infortunio non era né riconosciuta né autorizzata dalla A.C.S., come previsto dal capitolato”: questa l’impietosa e assurda risposta della compagnia.

A nulla è valsa finora tutta la documentazione prodotta per attestare che il ciclista non stava pedalando per i fatti suoi ma si stava allenando in vista di corse future a cui avrebbe dovuto partecipare, come il suo programma di allenamenti, il calendario delle gare e soprattutto l’attestazione della GS Casoratese, che chiarisce: “Confermiamo che il giorno dell’incidente il signor Pasqualino Talpo era in fase di allenamento con la divisa della nostra società. Ribadendo che nessuno è tenuto a comunicare le uscite di allenamento, è comunque logico e scontato che, se un atleta è iscritto a una società e fa regolare attività, ogni volta che esce in allenamento lo fa per se stesso e per la squadra, indipendentemente dal fatto che sia un agonista o un cicloturista”. Anche contro ogni buon senso, Allianz ha continuato a restare ferma sulla sua posizione di diniego totale, con il risultato che la famiglia di Talpo, tramite de servizio legale di Studio 3A, ora dovrà procedere con una lunga e dolorosa causa.

L’inqualificabile vicenda pone, più in generale, inquietanti interrogativi sull’effettiva efficacia delle polizze infortuni con cui le società sportive sono tenute ad assicurare i propri tesserati per permettere loro di praticare l’attività sportiva, centinaia di migliaia di persone in Italia, che rappresentano anche un’enorme entrata per le assicurazioni. La domanda sorge spontanea: che senso ha questa copertura se poi le compagnie, contro ogni evidenza, si arrampicano sugli specchi pur di non pagare?

“Si tratta dell’ennesimo, vergognoso caso di mala assicurazione e nei confronti di una moglie che ha perso il marito e di due figli che hanno perso il papà – commenta il Presidente di Studio 3A, Ermes Trovò – Questa persona era regolarmente assicurata e l’infortunio rientra appieno nelle condizioni previste dalla polizza. E’ inaccettabile che le compagnie di assicurazione guadagnino miliardi e abbiano bilanci sempre in attivo e poi trovino tutte le scappatoie e gli escamotage possibili e immaginabili pur di non indennizzare le persone per ciò di cui hanno diritto e anche bisogno: qui parliamo di un nucleo familiare in cui è venuto meno anche il sostegno economico con la morte del capo famiglia. Ci batteremo con tutte le nostre forze per rendere loro giustizia e ciò che gli spetta”.

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