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Cultura

Il giardino dei ciliegi diretto da Malosti apre al Carignano la stagione del Teatro Stabile

Redazione Quotidiano Piemontese

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Si apre questa stasera al Teatro Carignano la Stagione 2016/2017 del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale. Sarà “Il giardino dei ciliegi”, l’ultima e la più lirica delle opere teatrali di Anton Cechov, diretta da Valter Malosti ad inaugurare la stagione.

Lo spettacolo sarà interpretato da Elena Bucci, Natalino Balasso, Fausto Russo Alesi, Giovanni Anzaldo, Piero Nuti, Eva Robin’s, Roberto Abbiati, Gaetano Colella, Roberta Lanave, Camilla Nigro, Jacopo Squizzato e con gli allievi della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino Federica Dordei e Alessandro Conti.

Il nuovo allestimento del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale è programmato con il sostegno della Fondazione CRT.

Le note del regista Valter Malosti sullo spettacolo

“Una commedia in quattro atti”, questo il sottotitolo de Il giardino dei ciliegi. ?echov insiste, polemizzando apertamente con Stanivslasky e Nemirovich del Teatro d’Arte di Mosca, che per primi lo misero in scena, sul fatto che Il giardino sia una commedia. Mentre crea la sua ultima opera scrive alla moglie Olga Knipper che “sarà immancabilmente comica, molto comica” e spende anche la parola “vaudeville”.
?echov detestava la solennità, la seriosità, la lentezza. Questo non vuol dire che Il giardino sia semplicemente un vaudeville è piuttosto la “commedia umana”, col suo ritmo e la sua musica, fatta di sottili variazioni. ?echov è un osservatore minuzioso della realtà: essendo medico sa discernere l’essenziale, e lucidamente diagnosticare, ma non smette di essere in grande empatia coi suoi personaggi, che guarda con tenerezza ma senza sentimentalismo. Arriva sempre un effetto comico inaspettato a spezzare i momenti troppo carichi di pàthos.

La lingua di ?echov è solo apparentemente quotidiana, ma è in realtà cesellata, levigata, franta, e restituisce la vita con una raffinata e delicatissima musica dell’anima. Racconta la vita, ma in forma concentrata, “compressa” nel tempo e nello spazio. Se si prova a parlare e a comportarsi come nella vita di ogni giorno, non si può recitare ?echov. Agli attori è richiesto un dispendio di energia enorme, devono usare la tecnica, il ritmo del vaudeville e  contemporaneamente far passare la vita, far scorrere impetuoso il flusso dell’emotività. Devono esporsi come persone, la maschera attoriale non può bastare. Ogni personaggio segue i fili della propria esistenza, nessuno assomiglia all’altro e l’originalità e la personalità di ciascun attore sono essenziali. E io sono un regista fortunato, ho a disposizione una troupe di attori meravigliosa.

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