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Doppio sold out per Red Hot Chili Peppers a Torino – fotogallery

Redazione Quotidiano Piemontese

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Dopo 5 anni dall’ultimo passaggio in terra Italiana, ecco arrivare a Torino, per due date soldout i Red Hot Chili Peppers, saliti sul palco del Pala Alpitour, sotto le urla di un pubblico già in fibrillazione ancora prima dell’inizio.
Grande successo per il “Getaway World Tour”, naturale seguito di “The Getaway”, undicesimo album in studio, che aveva il duro compito di risollevare le sorti del precedente album “I’m With You’”, che non aveva convinto del tutto critica e fan.

Nuovo produttore, Danger Mouse, già con artisti del calibro di U2, Gorillaz, The Black Keys e quindi nuova “musica” per i peperoncini californiani. Davvero un ritorno in grande stile, energia e divertimento allo stato puro, con il sapiente mix di hard rock e funk, che li ha da sempre identificati, fin dai tempi dei loro esordi, oltre trent’anni fa, con il loro dirompente primo album “The Red Hot Chili Peppers”, quando sulla scena appariva una band capace di dare un nuovo significato alla parola “crossover”, la vera commistione e fusione di generi apparentemente diversi, ma che in realtà potevano coesistere in un esplosivo mix, dal rap al funk, dalla musica nera all’hard rock.

La forza del gruppo è da sempre data dall’iconica presenza dei singoli elementi, ognuno con la sua forte personalità, che come per la loro musica, contribuisce come singolo ingrediente alla realizzazione del piatto perfetto. Ne sono la testimonianza il batterista Chad Smith, con la tradizionale tuta smanicata e cappellino in testa, Flea, platinato e da sempre folle e psichedelico bassista della band. Alla chitarra Josh Klinghoffer, il più giovane della band, con il difficile compito di sostituire il leggendario ed eclettico storico chitarrista John Frusciante, quello uscito dal gruppo, per la seconda volta nel 2009. A chiudere, ed ultimo a salire sul palco arriva la voce, Anthony Kiedis, cappello, bermudoni colorati, baffetti e muscoli, come da par suo. Ognuno unico ed inconfondibile, scena nella scena, davanti al muro di funk e rock e sotto un tappetto di candelotti luminosi, a creare un effetto variopinto e multicolore in perfetto stile RHCP.Anche la scaletta è una sapiente miscela del loro ultimo nato “The Gateway”, con i loro grandi successi, album divenuti leggendari, con oltre 80 milioni di copie vendute in più di trent’anni di carriera, “Blood Sugar Sex magik”, “Stadium Arcadium” e “Californication” giuste per citarne alcuni.

Entrano sul palco alla spicciolata, il primo è Chad, tutone da meccanico, poi Flea, sempre variopinto, inconfondibile e vero combustibile dello show, Josh sempre nascosto dietro i suoi capelli e alla fine, nel bel mezzo dell’intro jam, Anthony, baffetti d’ordinanza, bermudoni colorati e solita istrionica scena.

Non si scherza nulla, perché si parte subito con i suoni rappati e sincopati di “Can’t Stop”, pubblico che esplode, come una miccia che era rimasta accesa troppo a lungo. “ Dani California” e “Scar Tissue”, riportano rock e melodia, e quei magnifici suoni di chitarra dove Josh, duetta con Flea, prendendosi spesso il centro del palco davanti a Chad. “Dark Necessities” è il singolo iperprogrammato dalle radio del nuovo album, arriva in un crescendo, per poi mischiarsi al cantato ritmico di Anthony ed al basso slappato di Flea.

La scaletta non molla un attimo, tra brani del nuovo album e del vecchio repertorio, c’è spazio anche per una cover dei Funkadelic “What Is Soul?”. Ma non sono solo i singoli pezzi a definirli, ma l’infinita quantità di improvvisazioni, da Flea con il suo tapping sul basso, alle estrose divagazioni di Josh alla chitarra, unite alla forma e alla forza sempre apprezzabile di Anthony Kiedis.

Due ore di musica, che regalano nella parte finale alcune perle dal loro album più noto, “Blood Sugar Sex Magik”, da cui pescano “The Power of Equality”,”I Could Have”. C’è spazio per una breve pausa chiusa dal coro di tutto il pubblico sulle note di “By the Way” per poi rivedere l’ingresso della band, con Flea, che cammina sulle mani come un consumato artista circense, pubblico in visibilio. Ancora una jam, questa volta tra Chad e Josh per volare verso il finale sulle note esplosive di “Give It Away”, il loro manifesto alla memoria.Quasi due ore di show e nonostante la band abbia passato i cinquanta, offre ancora energia e intensità di gran livello, con il loro inconfondibile show, colorato, psichedelico e rumoroso.

Reggere il confronto con un passato “piccante” e glorioso come il loro è da sempre un’impresa non facile. Ma alla fine sembra piaciuto a tutti, non solo a noi. Thanks to SET UP Live e Live Nation, le foto ed il report sono di Paolo Pavan/QP