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Pillole anticoncezionali, il Piemonte risparmia un milione di euro: spese sulle spalle delle donne

Redazione Quotidiano Piemontese

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Un milione di euro. Tanto è il risparmio per la sanità piemontese data dalla riclassificazione della pillola anticoncenzionale dalla fascia A, quella a carico del Servizio Sanitario nazionale, alla fascia C,  ossia quella a carico del cittadino.

Tutte le donne che si rivolgeranno ai consultori, e che non hanno la copertura del SSN, infatti,  dovranno accollarsi o costi della pillola.

La questione è stata approfondita quest’oggi, dopo la presentazione di un ordine del giorno del Capogruppo di SEL Marco Grimaldi.

In una nota si legge:

Da più di due mesi le ultime pillole anticoncezionali che si trovavano in fascia A, ovvero a carico del Servizio Sanitario nazionale, sono state riclassificate in fascia C, a carico del cittadino. L’Agenzia italiana del Farmaco AIFA sostiene di avere agito per ”sanare una precedente disomogeneità in merito al regime di rimborsabilità tra i nuovi estroprogestinici in classe C e i vecchi farmaci”, finiti in classe A in seguito alla cancellazione nel 2001 della classe B che comprendeva farmaci parzialmente rimborsabili.

Tuttavia, sebbene le pillole escluse dalla fascia A siano poco costose, rappresentano un’importante opportunità per le fasce sociali più deboli, che godono anche dell’esenzione dal ticket, per le quali tre o cinque euro in meno spesi possono fare la differenza. Si pensi ad esempio delle ragazze più giovani o delle donne straniere, fasce di utenza che non possono essere escluse dalla contraccezione. Queste pillole, inoltre, non sono utilizzate solo come contraccettivo, ma vengono prescritte anche con lo scopo di curare alcune patologie o problemi ormonali (ad esempio ciclo irregolare, ovaie micropolicistiche o acne).

In commissione l’assessore regionale Antonio Saitta, esponente del mondo cattolico, ha manifestato il suo disappunto per la decisione del ministero sperando  “che a questo punto ci sia una decisione politica”.

I dati

In Italia la contraccezione ormonale è utilizzata dal 16,2% della popolazione, un dato fra i più bassi in Europa, costante da anni. Questa “novità”, continua una nota “rischia di allontanare ancor di più gli obiettivi della legge n. 405/1975, che istituiva i consultori familiari affermando il principio della gratuità del servizio e della contraccezione”.

“Spero che dietro l’iniziativa dell’AIFA non ci siano motivazioni politiche” – dichiara Grimaldi – “dato che sulla contraccezione dovremmo andare avanti, non indietro. Con questa mossa si colpiscono per l’ennesima volta le donne e in particolare le meno tutelate. Oggi abbiamo appreso che l’esclusione di questi farmaci dalla rimborsabilità vale in Piemonte un milione di euro, poco per la sanità pubblica, tanto per queste donne, che rischiano di dover scegliere fra la contraccezione e beni di prima necessità. Perciò ho chiesto che la Giunta si impegni a fare pressioni sull’AIFA e sul Governo affinché la decisione sia revocata e i farmaci menzionati riclassificati in categoria A”.

 

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