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Cultura

Torino obiettivo finale, intervista con Rocco Ballacchino

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E’ da poco uscito in libreria Torino obiettivo finale, Fratelli Frilli Editori, a firma di Rocco Ballacchino. Il commissario Sergio Crema e il critico cinematografico Mario Bernardini si trovano nuovamente coinvolti insieme in un’indagine che ha il cuore nella loro Torino ma ramificazioni molto estese.

Potete leggere qui la recensione del libro.

Rocco Ballacchino, che avevamo già intervistato dopo il suo Trama Imperfetta, ha gentilmente risposto alle nostre domande.

Eccoci di nuovo qui, nuovamente in compagnia di Sergio Crema e Mario Bernardini. Come stanno i tuoi personaggi? Cosa hanno fatto in questo anno di assenza?

In Torino Obiettivo Finale ci troviamo nuovamente con Mario Bernardini che coinvolge, suo malgrado, Sergio Crema in un’indagine più grande di loro, con risvolti inquietanti anche in ambito terroristico. Dal punto di vista umano, invece, Sergio Crema è sempre alle prese con la tentazione Bonamico, il suo magistrato del cuore, mentre Mario Bernardini lascia Sandra Viani, la sua giovane compagna, per dedicarsi alla battaglia più impegnativa della sua esistenza.

Il romanzo è ambientato in un momento storico molto delicato e nella storia irrompono gli attentati di Parigi. Nel libro vediamo come reagiscono i personaggi, ma qual è la tua percezione della situazione in Europa? Cosa è cambiato nella nostra vita?

Stavo già scrivendo Obiettivo Finale quando sono accaduti i drammatici fatti di Parigi del novembre 2015 che ho deciso di inserire anche nella mia storia perché mi sembrava inevitabile e doveroso. Nel mio libro ho cercato di fornire più punti di vista su quello che sta accadendo, senza avere la presunzione di ipotizzare una soluzione a un problema di così vaste dimensioni. C’è l’ottica allarmistica, quella fin troppo rassicurante, quella realistica. Ho fatto in modo che ogni personaggio, soprattutto i poliziotti della squadra di Crema, fosse portatore di una propria visuale, lasciando al lettore la possibilità di un confronto con ognuno di essi, all’interno di una trama comunque gialla.

Cambiamenti forti li sta vivendo anche Torino dal punto di vista urbanistico e al centro del romanzo c’è proprio un grattacielo in costruzione. Ti piace il nuovo volto di Torino?

Nel mio libro racconto le ansie e le inquietudini di due genitori, il commissario Crema e la moglie, rispetto al mondo che dovranno lasciare ai loro bambini. Ho usato il grattacielo come metafora della modernità, di un modello di sviluppo che è comunque contestato da molti che non sono però in grado di proporre un’alternativa credibile all’assetto attuale. È proprio l’Obiettivo Finale di chi crea disordini e semina terrore che sfugge alla comprensione della maggior parte delle persone. Da un punto di vista estetico i grattacieli di Torino sono un pugno in un occhio, ma penso siano scelte inevitabili da un punto di vista strutturale. Di certo la Mole è un’altra cosa…

Curiosità: ma davvero costruiscono grattacieli con una sfera gigante nel mezzo?

Sì, certo. Per il mio grattacielo mi sono ispirato al Taipei101, un grattacielo dotato, al suo interno, di una pesante sfera di acciaio che con le sue oscillazioni controbilancia eventuali inclinazioni provocate da venti o terremoti. Nella mia storia però assume connotati ancora più inquietanti che naturalmente non potrò svelarvi.

Che programmi hanno Crema e Bernardini? Sono pronti a tornare o per loro è previsto un po’ di riposo?

Bella domanda. Il progetto della trilogia di Crema e Bernardini che avevo in mente tre anni fa si è completato con Obiettivo Finale, uscito dopo Scena del Crimine e Trama imperfetta, sempre editi dai Fratelli Frilli Editori. Attualmente sono in una fase di riflessione per quanto riguarda il futuro di questi personaggi che ormai fanno parte del mio quotidiano.
Probabilmente saranno i lettori con i loro pareri a determinare la sopravvivenza o meno di questa imprevedibile coppia investigativa.
Teniamoci in contatto…

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