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L’assemblea cittadina del comitato Prendocasa Torino invita l’amministrazione a schierarsi

Redazione Quotidiano Piemontese

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Sabato 25 febbraio, la Cavallerizza ha ospitato l’assemblea cittadina lanciata dal comitato Prendocasa Torino per costruire un dibattito con le altre realtà operanti in questo ambito in vista della mobilitazione del 18 marzo.
Oltre a cittadini interessati da queste problematiche, erano presenti all’assemblea alcuni esponenti del Gabrio, degli Spazi occupati di zona San Paolo, dell’Asia USB, del comitato Figli di Miccichè e del Comitato di solidarietà rifugiati e migranti dell”ex Moi (per i quali l’amministrazione ha promesso di trovare una soluzione strutturale).L’obiettivo della mobilitazione del 18 è infatti quello di porre in evidenza anche altre rivendicazioni  per rendere la giornata un momento di protesta inclusivo che si ponga contro la disoccupazione, la precarietà e non solo contro i “padroni della città”, come vengono definiti Giorgio Molino, Remo Ghirardi e l’ATC. Il primo famoso per possedere quasi 2000 appartamenti in città, il secondo per aver in passato approfittato di decine e decine di clandestini cui affittava abusivamente i suoi appartamenti attraverso la collaborazione di presta nome, l’ente viene invece definito una fabbrica del debito.

Quasi tutti quelli che sono intervenuti hanno ribadito il medesimo invito all’amministrazione, cioè quello di prendere posizione in modo chiaro. Come ripetuto più volte da diversi interventi assembleari, prima di essere eletta, la giunta del M5S aveva promesso una moratoria degli sfratti e degli sgomberi e un censimento per capire quanti avessero bisogno della casa, adesso invece si sta limitando a chiedere all’UE i fondi per realizzare un progetto di auto recupero, un’iniziativa ritenuta utile dai militanti e dai cittadini presenti ma che non va a incidere sul presente, non risolve il problema attuale dell’emergenza abitativa.  In ogni caso, i militanti sostengono di portare avanti già l’auto recupero, nel momento in cui occupano uno stabile per metterlo a disposizione di chi soffre perché sfrattato o perché pur avendo diritto alla casa popolare non gli viene assegnata.

A detta dei militanti, l’amministrazione d’altro canto si difende sostenendo che i soldi non sono sufficienti a risolvere l’emergenza abitativa a Torino e che il loro sostegno non può andare alle occupazioni illegali. Infatti, proprio venerdì scorso, una delegazione di attivisti ha incontrato l’amministrazione in seguito allo sgombero di uno stabile comunale occupato nella zona di Pietralta da Asia USB e dal Comitato Figli di Miccichè.

Lo stabile si trovava in stato d’abbandono, a causa di lavori di ristrutturazione necessari per poter affittare e non avviati. Proprio per questo, era stato adibito dai militanti a sportello per l’assistenza di chi è colpito da difficoltà nel quartiere, e per il recupero gli attivisti avevano pensato di procedere alla “conta dei disoccupati” in modo da avviare con loro l’auto recupero della struttura. Senonché a poche ore dall’incontro con l’amministrazione di Torino, lo stabile è stato sgomberato su ordine comunale, quindi prima dell’incontro si è costituito un presidio con altri solidali sotto il Comune che ha poi accolto una delegazione, a cui la consigliera Montalbano, la consigliera Paoli e il capogruppo del M5S hanno risposto in merito allo sgombero di non poter accettare situazioni d’illegalità. In realtà, proprio ieri pomeriggio è stato comunicato dalla giunta che dall’inizio di marzo un project manager inizierà a lavorare su uno studio di fattibilità all’ex Moi, l’obiettivo è di liberare la prima palazzina entro la primavera coinvolgendo i migranti senza spostarli in massa in un unico luogo ma trovando loro una sistemazione famiglia per famiglia.

Un altro bersaglio è l’ATC, l’Agenzia Territoriale per la Casa, che secondo i presenti gestisce male il suo patrimonio, non trova soluzioni perché non distribuisce gli appartamenti vuoti, non si affretta a finire i lavori negli stabili chiusi perché inagibili o senza i requisiti di sicurezza per essere assegnati. Anche i conguagli inviati da ATC sulle spese ripetibili rappresentano un’ulteriore criticità per le famiglie delle case popolari, che come unica “alternativa” al versamento della somma richiesta possono rateizzare. Dal canto suo, l’ente parla di problemi nell’assegnazione degli alloggi causati dalla necessità di effettuare dei lavori per la riqualificazione che devono essere affidati ad una ditta tramite gara d’appalto. É pur vero che l’ente gestore non ha riscosso l’imposta sui contratti di locazione dal primo luglio 2014 al dicembre 2016, infatti la Guardia di Finanza è stata inviata dalla Corte dei Conti pochi giorni fa nella sede di ATC per acquisire documentazione contabile. Secondo il Coordinamento Sindacale Autonomo della provincia di Torino si starebbe creando un danno erariale, il sindacato infatti ha inviato l’esposto alla Corte dei Conti per segnalare il malfunzionamento del software usato da ATC e che avrebbe causato questo problema. Il fascicolo aperto dalla Corte riguarderebbe tutte le situazioni di morosità, in un anno almeno il 30% dei contratti.

Invece, secondo gli attivisti si potrebbe trovare una soluzione immediata ed è da addebitarsi alla mancanza di volontà politica a risolvere l’emergenza il persistere di queste criticità, per questo il 18 marzo un corteo di manifestanti partirà da Piazza Carlo Felice alle 15,00.

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