Seguici su

Cronaca

Un gruppo di imprenditori scrive a Chiamparino e Appendino: “Lasciateci assumere i richiedenti asilo”

Redazione Quotidiano Piemontese

Pubblicato

il

Un gruppo di piccoli imprenditori , coordinati dalla Rete Senza Asilo, ha scritto una lettera alle istituzioni torinesi – dalla sindaca di Torino, Chiara Appendino, al presidente della Regione, Sergio Chiamparino, e al Prefetto, Renato Saccone – per chiedere di poter assumere i richiedenti asilo che nelle settimane passate hanno ospitato per i corsi di formazione previsti dai progetti di accoglienza. Ecco il testo della lettera:

“Siamo un gruppo di aziende che operano in Torino e prima cintura, appartenenti a diversi settori – ristorazione, metalmeccanica, artigianato, edilizia, alberghiero ecc – e che hanno in comune l’esperienza di avere ospitato nelle proprie realtà produttive, con la formula del tirocinio formativo, dei richiedenti asilo ospitati nei progetti di accoglienza di Torino e provincia.

Le esperienze sono state varie e con persone con caratteristiche molto diverse tra di loro, ma possiamo dire che solo in rarissimi casi sono state un fallimento per inadeguatezza delle persone inserite. Per lo più ci siamo trovati ad aver a che fare con persone motivate, corrette e desiderose di apprendere un mestiere e di costruirsi una vita nel paese che li sta ospitando.

In alcuni casi, malgrado la positività dell’esperienza, non è stato possibile dare continuità per la difficoltà dell’azienda di assumersi l’onere economico di un ulteriore lavoratore, ma non sono rari i casi in cui il tirocinio si è trasformato in un regolare contratto di lavoro.

Riteniamo che l’esperienza di tirocinio sia una opportunità fondamentale sia per il richiedente asilo che per l’azienda: per il tirocinante è un modo per iniziare a inserirsi il mondo del lavoro nel nostro paese, per le aziende un modo per conoscere una persona e valutarne le potenzialità di crescita e formazione.

Negli ultimi mesi molte delle aziende scriventi hanno dovuto interrompere il rapporto di tirocinio o di lavoro instaurato con il richiedente asilo a causa del rifiuto da parte delle autorità del rilascio del permesso di soggiorno. Vogliamo sottolineare che ospitare in una azienda una persona che spesso parla un italiano ancora molto scarso e che ha competenze di lavoro spesso molto di base rappresenta un impegno ed un investimento in termini di tempo e di disponibilità all’insegnamento di un mestiere

Chiediamo quindi agli enti preposti di trovare soluzioni che permettano di non gettare all’aria questi percorsi, perché riteniamo che questa situazione sia un doppio danno: per le aziende, che hanno investito nella crescita e nella formazione di un nuovo lavoratore e per il richiedente asilo, che dopo tanta fatica per inserirsi nel mondo del lavoro in Italia ad un passo dal “successo” vede vanificati tutti i suoi sforzi”.

 

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese