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Vino: Asti dogc anche “secco”. Ma dal Veneto arriva la critica del presidente Zaia

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il Comitato Vinicolo del Ministero delle Politiche Agricole ha confermato l’ok a procedere per la modifica del disciplinare con l’inserimento di nuove tipologie di Asti dogc con minore contenuto zuccherino, nella versione secco, demi-sec ed extra secco. A dare la notizia è stato il Consorzio per la tutela dell’Asti che accoglie con soddisfazione la notizia.

“Dopo un prolungato periodo di studi e ricerche abbiamo messo a punto un protocollo per la spumantizzazione che ci consente di avere un prodotto DOCG unico, in grado di esprimere profumi floreali e aromatici tipici del vitigno moscato dal quale proviene. Il ridotto contenuto di zuccheri rispetto alla versione dolce ci permetterà di estendere la nostra offerta anche ad altri momenti di consumo come l’aperitivo o a tutto pasto nonchè rivolgerci ad un target più giovane.– afferma Giorgio Bosticco, Direttore del Consorzio Asti docg – “Il parere positivo del Comitato Nazionale Vini ci permette di continuare sul percorso intrapreso e di poterlo immettere sul mercato orientativamente per l’estate 2017 . Pur rimanendo prioritaria l’attenzione, l’informazione e la promozione nei confronti dell’Asti dolce e del Moscato d’Asti docg la variante Asti secco è indubbiamente un’opportunità ad integrazione e completamento della Denominazione che vedrà una fase iniziale orientata più al corretto posizionamento che non alla ricerca dei volumi”.

Reazioni negative arrivano invece dal Veneto. “Con tutti i nomi e tutte le soluzioni verbali che si potevano trovare, ritengo che aver scelto la denominazione ‘Asti Secco’ sia un danno. Prima di tutto a loro. L’assonanza, la vicinanza fonetica al Prosecco rischia di diventare un boomerang”. Sono state le parole del presidente del Veneto, Luca Zaia. “L’Asti – osserva Zaia – è un prodotto di grande potenziale, se ben gestito, che ho sempre difeso da ministro. Anzi, ho sempre nutrito un rapporto di grande simpatia e di stima per i produttori piemontesi. La coesistenza tra diversi prodotti sarà possibile – conclude il presidente veneto -, perché l’Asti (come il Prosecco) ha un suo target di mercato ben definito. Ma a mio giudizio questa scelta è una inutile provocazione”.

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