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Cultura

Torino che non c’è più, intervista con Milo Julini

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E’ da poco uscito per Neos Edizioni un libro che se amate la storia di Torino non potete proprio perdervi. Torino che non c’è più di Milo Julini non è la classica storia della Torino scomparsa, quella che conosciamo tutti. Non si parla di via Roma prima della ricostruzione, dei teatri distrutti dai bombardamenti e nemmeno della Torino modificata dalle Olimpiadi del 2006.

Julini ci porta invece alla scoperta di piccoli angoli di Torino che sono stati dimenticati. Strade, personaggi, storie, palazzi, decori. Quali sono le loro storie? Dove si trovano? E poi c’è un capitolo particolare, quello dedicato realmente agli angoli di Torino scomparsi. Ma anche qui si tratta di angoli cittadini, palazzi, case, vie che in una storia di Torino classica non torverebbero mai posto. Come al solito se volete approfondire trovate qui la recensione completa del libro.

Milo Julini ha voluto rispondere alle nostre domande, e lo ringraziamo.

Da cosa nasce la voglia di raccontare angoli di Torino poco conosciuti o addirittura scomparsi, storie di personaggi dimenticati, angoli e dettagli della città che la Storia ha spesso dimenticato?

Ammesso che possa interessare a qualcuno, è nata intorno al 1985 per una mia profonda crisi in ambito professionale e anche esistenziale: per distrarmi, ho iniziato a consultare, un po’ a caso, i classici libri sulla storia di Torino. Quando ho letto le note storiche che Andrea Viglongo aveva posto in appendice al libro di Luigi Pietracqua “La Còca del Gamber”, è nata la mia passione per le ricostruzioni dei fatti criminali torinesi dell’Ottocento, passione che dura tuttora. Per chiarire le location dei fatti narrati era necessario conoscere la Torino ottocentesca… poi da cosa nasce cosa…

Come hai fatto a raccogliere tante storie e tante curiosità? C’è un lavoro di ricerca davvero notevole…

Come già detto, mi occupo di storia e di storie di Torino ormai dal 1985. La base è la consultazione degli archivi giudiziari. Cerco sempre di trovare materiali d’epoca e cronache coeve, di verificare e fare controlli crociati tra documenti. Ho consultato molti giornali dell’Ottocento, cerco sui mercatini piccole pubblicazioni d’epoca che commemorano personaggi ormai dimenticati… ho letto un numero esagerato di necrologi…

Quello che viene fuori dal libro è il ritratto di una Torino scomparsa non solo fisicamente ma anche nei personaggi e nelle storie. La Torino di quale periodo storico avresti voluto vivere?

Nel periodo risorgimentale, in particolare nel periodo delle guerre di indipendenza. Ma questo lo dico nell’illusione di poter vivere questo periodo con le conoscenze storiche di cui dispongo ora… in un certo senso vorrei compiere un viaggio a ritroso nel tempo per vedere con i miei occhi quello che ho potuto soltanto immaginare dalle illustrazioni dei vecchi giornali, dai quadri, dalle stampe, dalle vecchie foto.

Il lavoro è una raccolta di tuoi scritti online, che nel frattempo immagino proseguano. Quanto c’è ancora da raccontare della Torino scomparsa e sconosciuta?

Certamente, in particolare vorrei tracciare una biografia, anche sintetica, di tutti i personaggi torinesi e piemontesi titolari di una via o di un corso. Mi piacerebbe approfondire il periodo torinese di molti personaggi oggi considerati minori del Risorgimento italiano, che hanno vissuto per un certo periodo a Torino e, talora, lo hanno criticato… Vorrei anche presentare articoli divulgativi su vari pittori e illustratori per l’infanzia, sull’ambiente del cinema muto… spesso sono stati studiati da specialisti che hanno pubblicato le loro ricerche in riviste iperspecialistiche, di difficile consultazione…

Qual è il tuo rapporto con Torino?

Con Torino, che io preferisco chiamare Turin, al maschile, è ottimo. E’ con certi torinesi che si fa talora freddo se non conflittuale… quando li vedo trascurare e/o deridere il nostro passato. Ma, come ho scritto nel mio libro, non mi piace nemmeno parlare di Turin esponendo sempre e soltanto gli argomenti più scontati, da guida turistica, e immagini in carta patinata…

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