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Economia

Forum per Torino: servono piani precisi per il domani della città, Il Salone del Libro un esempio da emulare

Redazione Quotidiano Piemontese

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Al Centro Congressi dell’Unione Industriale si è svolto il Forum per Torino, un confronto con gli stakeholder sui temi del futuro della città con il Presidente UI Dario Gallina e gli  imprenditori Giorgio Marsiaj, Filippo Sertorio e Giovanni Ossola e gli assessori Alberto Sacco, Paola Pisano e Maria Lapietra con le conclusioni della Sindaca di Torino Chiara Appendino.

I punti chiave per il futuro di Torino per l’Unione Industriale

Il discorso del  Presidente Unione Industriale Dario Gallina

Il successo dell’ultima edizione del Salone del Libro ha contribuito a strappare la nostra città al cono d’ombra in cui ha rischiato di cadere. Nel Salone e nel suo rilancio la nostra Unione ha creduto non appena si è concretizzata la sfida che oggi possiamo definire mancata di Milano.Co lgo l’occasione per ricordare che una recentissima indagine condotta sulla Industriale ha mostrato come essa sia considerata un interlocutore autorevole del sistema locale da stakeholders e cittadini, oltre che dalle imprese associate.
Il convinto sostegno che abbiamo offerto per la migliore riuscita del Salone del Libro ci conforta in quest’azione di stimolo e di fiducia nei confronti di Torino. Questo ruolo ci dà titolo a promuovere ogni iniziativa che serva alla valorizzazione del nostro territorio, come appunto l’incontro odierno, che si propone come un’occasione di dialogo concreto tra istituzioni e forze locali.

Dopo una lunga stagione vissuta all’insegna del rilancio e della riscoperta, con una ricaduta rilevante sui flussi del turismo, la nostra città pareva ultimamente insidiata da sintomi di declino.Peraltro, è fisiologico nella vicenda di un territorio con due millenni di storia che si alternino momenti di crescita e momenti di rallentamento. Anche le città sono contraddistinte dall’alternanza ciclica di fasi di espansione e di fasi di contrazione.
L’importante, tuttavia, è essere consapevoli che occorre reagire subito e prontamente ai periodi contrassegnati da un minore dinamismo.Specie se si tiene presente che, negli ultimi tempi, al minore slancio di Torino ha corrisposto una rinnovata capacità espansiva e attrattiva di Milano.Peraltro, il sommovimento dello scenario internazionale favorisce il riposizionamento delle metropoli. Pensiamo, tanto per fare un esempio, alle opportunità che apre la Brexit per città che vogliano giocare la loro partita sullo scacchiere globale, ospitando le attività che potrebbero lasciare il Regno Unito. Ciò vale per Torino come per Milano: entrambe hanno delle chances.

Infatti, non è vero che Torino tenda all’inerzia, come è stato detto da più parti.Non è vero, cioè, che se Milano è tornata a risplendere, Torino langue.Tutt’altro. La nostra città e la nostra Regione hanno portato il fardello di situazioni di grande pesantezza dei conti pubblici. Ciò ha determinato una stasi negli investimenti e nei servizi, frenando l’azione delle istituzioni. Accanto a ciò hanno pesato alcuni errori e inefficienze degli enti pubblici, accentuato da regole amministrative farraginose, da tempi di decisione ed esecuzione troppo lunghi e incerti.

Un male che si ripercuote sulla realizzazione degli investimenti previsti, sia pubblici che privati.I  torinesi sono costretti a ricordarsene ogni volta che alzano lo sguardo e incrociano con gli occhi il grattacielo della Regione. Un’opera che da troppo tempo resta lì come la grande incompiuta, a farci da monito.Eppure, se gli investimenti pubblici sono fermi, non lo sono affatto quelli privati. Ce ne rammentiamo troppo poco, ma ci sono cantieri in fase di esecuzione che stanno già dando un volto nuovo alla città, rivelando la sua capacità di innovazione e di cambiamento.

Vorrei ricordarne brevemente alcuni tra i più significativi. Nel prossimo autunno sarà inaugurato il nuovo centro direzionale Lavazza, una delle più importanti e storiche aziende di Torino.Una grande impresa che tiene ben salda la testa nella nostra città e il corpo produttivo in Piemonte.Badate che Lavazza non si limita a erigere una nuova sede, ma riqualifica il quartiere in cui essa è collocata. Lo rivitalizza, lo rende più gradevole e interessante, fa in modo di convogliarvi nuove attività.E poi, vogliamo parlare del nuovo Juventus Village che si sta edificando nell’area della Continassa? Non occorre far violenza alla propria fede calcistica per ammettere che, quale che sia la squadra del cuore, la società della Juventus sta portando a termine un’opera radicalmente innovativa. In essa si mescolano sport e leisure, centri di formazione per i giovani e attrezzature turistiche. Si tratta di un complesso davvero notevole, che costituisce un’azione concreta di recupero e valorizzazione della periferia.

Adesso portiamo di nuovo l’attenzione al centro di Torino, nei pressi del parco del Valentino. In via Giacosa tra breve la Fondazione Agnelli inaugurerà la propria nuova sede, alla presenza del presidente della Repubblica. Quella è una parte di Torino cara alla famiglia Agnelli perché vi aveva casa il Senatore. Ora la Fondazione a lui dedicata vi torna, con una sede di prestigio, dotata di soluzioni tecnologiche di avanguardia. Essa ospiterà attività di ricerca e di formazione imprenditoriale. Vi troveranno appoggio le start-up e i nuovi imprenditori. Vi si studieranno le politiche della education. Vi si sperimenteranno nuove forme di co-working. Insomma, sarà una concentrazione di economia della conoscenza.Alla cultura dell’innovazione e della creatività guarda il distretto che si formerà attorno a un caposaldo storico della Torino industriale come le OGR, che saranno inaugurate nel loro nuovo assetto alla fine del prossimo settembre, grazie all’impegno della Fondazione CRT. L’idea è di fare di esse il luogo di sperimentazione di tutte le nuove forme della creatività, coniugando le più varie espressioni della ricerca artistica con gli strumenti e i linguaggi delle tecnologie digitali. Sarà un modo per verificare nel concreto, una volta di più, la vocazione di Torino come laboratorio della modernità.

In ultimo, vorrei dedicare qualche parola a un’iniziativa dedicata al tempo libero che a noi piace molto. Mi riferisco al Parco Michelotti e al progetto bello e originale che lì vuole realizzare Zoom, creando un parco ambientale a tema.Non uno zoo, perché solo chi è in malafede o non ha esaminato il progetto può bollare in questo modo l’iniziativa che Zoom intende portare a termine.A regime il nuovo assetto del Parco Michelotti potrà avere mezzo milione di visitatori all’anno, configurandosi come un polo di cultura ambientale. Esso riporterà all’onore del mondo un’area abbandonata nel cuore di Torino,a lato del corso del Po, che dobbiamo tornare a valorizzare. Quella zona tornerà a popolarsi di famiglie, di bambini, di giovani, sottraendosi a decenni di degrado.In tutta sincerità vi chiedo: quali altre città italiane possono mettere in campo una serie di interventi così innovativi e rilevanti?* * *Confesso di non riuscire a capire perché non si parli quasi di queste opere, attivate –ripeto –grazie all’impegno e agli investimenti dei privati.

Sono sicuro che in altre città del mondo si darebbe grande enfasi a iniziative del genere.Esse non troverebbero ostacoli sul loro cammino. Anzi, la comunità locale farebbe di tutto per facilitare la loro attuazione e il loro completamento.Qui mi pare che non avvenga così. Qui, non appena si annuncia un’iniziativa, scatta la reazione dei centri sociali, di comitati pubblici improvvisati, di associazioni di scarsa consistenza. Tutti uniti in un’opposizione a priori, che prescinde dalla conoscenza e dall’analisi dei progetti concreti. A me sembra che nelle sale consiliari delle istituzioni queste voci di dissenso aprioristico si sentano ancora troppo. Come si odono ancora voci disponibili a giustificare forme intollerabili di protesta violenta. Si tratta di un gioco autolesionistico a cui gli imprenditori hanno il dovere di sottrarsi. Per questo vogliamo e crediamo fermamente nel confronto con le autorità e i poteri locali.Se non capitalizzeremo a sufficienza gli elementi di vantaggio che anche noi stiamo accumulando, rischiamo davvero di perdere terreno.

Perché rinunceremo di fatto a presentare una prospettiva di futuro altrettanto forte di quella simboleggiata da Milano.Se guardiamo con attenzione alle cifre, ce ne accorgiamo: senza l’apporto di Torino e della sua industria manifatturiera, i numeri (pur esigui e dal nostro punto di vista insufficienti) della crescita non ci sarebbero. A cominciare da quelli relativi alla produzione di autoveicoli.Insomma, noi abbiamo molti dei tasselli necessari a comporre un mosaico convincente, anche se –naturalmente –dobbiamo aggiungerne altri.Soprattutto, ciò che manca ancora è il disegno in grado di dare significato alle varie tessere e a configurare un mosaico compiuto.

Manca la prospettiva, il senso di marcia capace di valorizzare quello che facciamo iscrivendolo in un percorso, in una direzione precisa. E’ su questo versante che occorre impegnarsi e lavorare di più.Di recente c’è stato un deficit di coesione delle nostre forze locali, amministrative, politiche, economiche.È persino una banalità riscontrare che Torino ha conseguito i risultati migliori quando ha saputo ritrovare una logica d’azione comune fra gli attori del sistema locale. Quando l’alleanza tra le varie componenti ha moltiplicato la forza propositiva del territorio.Ci siamo mobilitati all’unisono quando abbiamo saputo mettere davanti a noi un traguardo condiviso. Quando siamo riusciti a mettere a fattor comune un’identica visione dello sviluppo.Il rimando d’obbligo, in questo caso, è alle Olimpiadi del 2006. Ma su una scala minore possiamo citare proprio l’ultimo Salone del Libro, cheabbiamo rilanciato grazie alle nostre competenze realizzative, ben superiori a quelle che ha dimostrato di possedere Milano, che pure aveva cercato di sottrarci questo evento.Per questo scopo, la nostra Unione Industriale ha voluto e messo in programma l’incontro di oggi con la Sindaca Chiara Appendino e la sua amministrazione.L’occasione è un assessment del primo anno di lavoro della nuova giunta municipale che esercita la guida della città dall’estate scorsa.

Ma voglio aggiungere subito che non ci interessa tanto passare in rassegna le scadenze già trascorse della politica amministrativa, quanto interrogarci, insieme, sugli obiettivi futuri.La nostra Unione non coltiva una percezione separata dell’amministrazione.Non la concepiamo, cioè, come un’entità distante.Per noi l’amministrazione municipale è un partner fondamentale, il referente indispensabile delle nostre iniziative e delle nostre azioni.
7Per questo desideriamo che si stabilisca un rapporto più intenso. Per questo vorremmo che si creasse un linguaggio comune di fronte ai problemi di gestione della città e del nostro territorio con le autorità e i soggetti dell’amministrazione.Dobbiamo sempre più imparare a lavorare insieme, fianco a fianco, in una logica di condivisione, ma con la certezza e con un metodo di controllo sull’avanzamento delle opere.Però, perché questo sia possibile, occorre una preliminare franchezza. Serve che ci confrontiamo senza infingimenti e senza mascherare le diversità che pure ci sono e gli eventuali punti di frizione.Un denominatore comune si può stabilire soltanto quando si è appreso a intrattenere un autentico confronto, che rappresenta il terreno preliminare sul quale sviluppare poi un’azione comune.Questo è il motivo per cui siamo qui oggi.

Per ragionare insieme sul modo migliore per restituire una forte e originale prospettiva di crescita per la nostra città. Che ha una priorità: tornare a essere il luogo interessante e attrattivo che è stata per oltre dieci anni.Un luogo dove devono coesistere, in un’armonia dinamica, la nuova industria manifatturiera (che costituisce la vocazione economica di Torino) e la qualità dell’ambiente, il mondo della ricerca scientifica e tecnologica con le esperienze culturali. Fabbriche “intelligenti” e grandi musei moderni sono ormai nel nostro DNA: facciamo in modo che continuino ad esserlo.Investiamo nell’istruzione, perché abbiamo bisogno di elevare il livello formativo dei nostri giovani e per richiamare qui altre forze di lavoro fresche, in grado di scongiurare la minaccia cheil Piemonte diventi una terra di anziani e di pensionati.Gli imprenditori e le loro associazioni vogliono impegnarsi in prima persona in questo compito. Noi oggi non siamo qui per dare le pagelle agli amministratori locali.

Siamo qui per discutere e dare forma insieme alla costruzione di una nuova agenda metropolitana, tale da far di Torino un polo dello sviluppo europeo.Siamo qui per riprendere il metodo dei Piani Strategici, uno strumento fondamentale per imprimere una visione di lungo termine rivolta alla crescita metropolitana. Anche allo scopo di non trascurare coloro che restano indietro e che hanno bisogno di sostegno per non perdere il contatto con le ali più marcianti e dinamiche della società locale. Fra poco avvieremo con gli assessori un dialogo, che mi auguro vivace, con gli assessori della giunta municipale responsabili dei temi su cui la nostra Unione ha più voce in capitolo e più competenza. Si tratta dei temi legati allo sviluppo economico su cui crediamo di avere titolo per recare un contributo nell’interesse della nostra comunità locale.

Non pretendiamo certo di sostituirci né di rubare il mestiere agli assessori. Vogliamo portare idee e proposte basate sulla credibilità che ci deriva dalla rappresentanza di migliaia di imprenditori, grandi, medi e piccoli, attivi sul nostro territorio. Esse sono state portate all’evidenza mediante un’indagine che abbiamo realizzato recentemente.Siamo persuasi che l’incontro odierno possa essere la premessa di un cammino che occorre compiere per dare a Torino nuovi e importanti traguardi di sviluppo.I tre amici e colleghi che si soffermeranno sui tre temi degli investimenti su Torino, della semplificazione burocratica e della politica delle infrastrutture lo faranno con l’intento di identificare, insieme con l’amministrazione municipale, modalità concrete di intervento.

Apriamo con la questione degli investimenti perché la riteniamo un capitolo prioritario dell’agenda urbana.La nostra città si identifica con la produzione manifatturiera, con l’incessante trasformazione tecnologica che essa genera, particolarmente importante in un momento in cui Industria 4.0 è diventata la parola d’ordine del cambiamento economico e dell’innovazione. Vorrei concludere dicendo che la mia speranza per il futuro è che Torino riscopra il proprio orgoglio industriale.Se la nostra città ha saputo guidare la modernizzazione del Paese è stato perché essa dispone di una cultura industriale che ha ben pochi eguali nel mondo.Essa è fatta di un accumulo storico di competenze. Di grandi qualità nella progettazione e nell’esecuzione di manufatti tra i più sofisticati come l’automobile. Di una cultura del lavoro che si estrinseca in un vasto e ramificato sistema di competenze e di capacità.Su questo ceppo si innestano le politiche dell’innovazione, che oggi costituiscono il terreno d’iniziativa principale della nostra Unione.

Questa è la sua missione qualificante adesso e per i prossimi anni, che svilupperemo ricercando la collaborazione con tutti i partner locali.Lo scopo è garantire un processo innovativo continuo del tessuto industriale di Torino, grazie all’immissione di energie nuove. Un apporto primario dovra venire dalle start-up, che speriamo di veder crescere per numero e per consistenza.Domani saremo in grado di sfruttare il nostro lasciato e la nostra esperienza industriali meglio che in passato grazie al vantaggio offerto dall’inserimento nel corridoio ferroviario europeo.

Ciò permetterà a Torino di godere di quella posizione strategica nei collegamenti logistici che le è finora mancata. Potremo finalmente ovviare a un deficit che ha rallentato i movimenti delle merci e delle persone da e per la nostra città.Saremo inseriti in un reticolo di flussi europei: esso permetterà di arrivare a Torino da Londra, Parigi e Barcellona allo stesso modo in cui ora si va da Torino a Roma e a Napoli.Sono condizioni che possono essere vantate da un gruppo estremamente esiguo di città, soprattutto in Europa e nell’Occidente.Esse possono contribuire in misura notevole a superare quelle strozzature che finora hanno rallentato la nostra marcia. Mi riferisco, in particolare, al reperimento di nuovi capitali e soprattutto di nuove fonti di finanziamento, che dovremo cercare di attivare attraverso la valorizzazione delle nostre risorse strategicheVorrei che non perdessimo la consapevolezza di quanto abbiamo dimostrato di saper fare.

E ancora di più vorrei che questo patrimonio ci servisse da viatico per il futuro.Pochi giorni fa Fiat Chrysler ha siglato col Ministero dello Sviluppo Economico e con la Regione Piemonte un accordo che permetterà di destinare 95 milioni di euro alle sperimentazioni per i nuovi motori e le nuove forme di mobilità. Essi serviranno a potenziare ancor più le attività di ricerca della nostra area. Domani permetteranno alle nostre imprese di essere competitive sui fronti più avanzati dell’innovazione tecnologica nell’automotive.Per me, ciò costituisce un atto fondamentale di fiducia nel nostro territorio e nel know-how cheesso possiede e che vuole accrescere ulteriormente.Non dimentichiamo che la forza dell’industria di Torino e del Nord-Ovest sta nell’ampiezza e nella consistenza delle sue filiere produttive.

Le filiere costituiscono una specificità del nostro sistema manifatturiero che arricchisce la sua efficacia e che imprime alle nostre imprese una capacità economica che va al di là delle singole unità produttive.Dietro le aziende capofila, infatti, esiste un’articolata catena di imprese più piccole che assolvono a importanti compiti di fornitura e che si muovono sui mercati internazionali secondo una logica operativa unitaria.Ciò accentua l’organicità e la coesione sistemica delle aziende attive sul nostro territorio, sempre più in dialogo con università, centri di ricerca, istituzioni formative.Si tratta di un capitale enorme per Torino, che attende di essere valorizzato nell’interesse in primo luogo delle generazioni future. Il nostro impegno è di non lasciarlo disperdere, ma di continuare a irrobustirlo. Per i giovani, anzitutto,che devono poter trovare nell’industria manifatturiera il luogo deputato in cui riversare le loro doti di intelligenza e le loro attitudini di lavoro.Avanti dunque con la Torino della fabbrica e dell’università, della ricerca tecnologica e delle professioni specializzate, dell’innovazione e del design.

Su di essa dobbiamo scommettere tutti quanti: imprenditori, istituzioni, mondo del lavoro e dell’istruzione, centri di ricerca e di sperimentazione.Dobbiamo farlo con più convinzione ancora che nel passato, sia per attirare nuovi investitori nella nostra città e nella nostra area, sia per confermare le attività che già vi prosperano e che devono continuare a espandersi.Io credo che questa Torino sia più vitale che mai. Essa ha però bisogno della nostra cura e della nostra attenzione, che non possono assolutamente ridursi in un momento in cui il mondo è soggetto a uno straordinario cambiamento. Un cambiamento che non dobbiamo temere, ma che dobbiamo imparare a considerare come un’opportunità

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