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Cultura

Gli angeli del bar di fronte, intervista con Elena Genero Santoro

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Uscito per 0111 Edizioni, Gli angeli del bar di fronte di Elena Genero Santoro è un romanzo ambientato nella Torino di oggi, la Torino più vera, quella che trova non poche difficoltà a trovare il giusto equilibrio con la nutrita (nutritissima) comunità rumena presente da decenni in città.

Si tratta però anche di un thriller vero e di una storia d’amore, anzi due. Protagoniste sono due ragazze. Chiara, italiana, che lavora in un bar in cui si ritrovano un gruppetto di rumeni non proprio raccomandabili. Paula, rumena che lavora come badante (in nero), innamorata di un connazionale amico del fratello. Le due storie si incontreranno?

Al centro della vicenda i pregiudizi che ostacolano non poco il difficile percorso di integrazione. Trovate qui la recensione completa del libro.

Elena Genero Santoro ha risposto alle nostre domande.

Un tema (anzi più di uno) molto sentiti a Torino. Le difficoltà di integrazione, la presenza forte della comunità rumena, i pregiudizi. Da cosa è nata questa storia?

È nata guardandomi intorno. La questione dell’immigrazione è sotto gli occhi di tutti, ma in anni passati ho avuto modo di conoscere in modo approfondito la comunità rumena a Torino. I fatti narrati sono tutti frutto della mia immaginazione, ma nel libro ho cercato di raccontare le difficoltà e le aspirazioni di chi vive in Italia pur non essendoci nato. Poi c’è il rovescio della medaglia: la ragazza italiana prossima alla laurea che per trovare un lavoro adatto rischia di dovere espatriare. Ho cercato di dare voce a tutti e di mostrare tutti i punti di vista.

Altro tema centrale è la violenza sulle donne.

È un tema che mi sta molto a cuore e con cui entrambe le protagoniste del mio libro devono fare i conti, in un modo o nell’altro. Nelle prime pagine vediamo Chiara, la laureanda italiana, vittima di un tentativo di stupro da cui viene salvata in extremis. Questo è indubbiamente un episodio eclatante, ed è ciò che darà il via alla storia. Ma la violenza sessuale è solo la punta dell’iceberg di una mentalità machista, che si ritrova sia tra gli immigrati sbandati che tra le mura di una normale famiglia italiana. Non è necessario arrivare alle mani o alla violenza carnale. Insomma, è un fenomeno che si può trovare, con varie sfaccettature, in ogni strato sociale.

Si tratta però anche di un vero e proprio thriller con una spaiente costruzione ed un finale molto cinematografico…

Mi piaceva l’idea di un finale col botto che portasse alla resa dei conti e allo svelamento di tutti i punti oscuri. La faticaccia peggiore è stata rendere Vic credibile. Vic mi ha tolto il sonno. Anche se il romanzo viene narrato dalle voci di Chiara e Paula, lui è quello intorno a cui ruota tutto. È un personaggio ambiguo, che nasconde qualcosa, che porta avanti i suoi affari. Ma nel libro c’è anche tanto sentimento e una storia d’amore.

Qual è il tuo rapporto con Torino?

Torino per me è una grande mamma, è il luogo in cui sono nata, ho studiato e adesso lavoro. È una città culturale, piena di stimoli e di servizi, che mi ha sempre dato molto e che sono orgogliosa di mostrare a tutti gli amici e i colleghi che vengono da fuori. È una City che mi rende fiera e competitiva con il resto del mondo, che non ha nulla da invidiare alle grandi città straniere. Ha un impianto urbanistico arioso che la rende ordinata. Devono solo ampliare un po’ la metropolitana e poi è perfetta!

Immagina una trasposizione cinematografica del tuo romanzo. Quali attori ti piacerebbe vedere interpretare i tuoi protagonisti?

In realtà per la fisicità di Vic mi sono ispirata in toto a una persona molto vicina a me (che sa di essere la mia musa) e non riuscirei a vedere nessun altro attore prendere il suo posto. Dovessero mai tradurre il mio romanzo in un film, sarei veramente in difficoltà. Sarei una pessima regista!

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