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GTT verso il baratro: rischio fallimento, in alternativa occorre lasciare a casa 500 lavoratori

Redazione Quotidiano Piemontese

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La situazione finanziaria di GTT è da anni difficile. Con Fassino sindaco si è tentato in diverse maniere di privatizzare la società ma non ci sono mai stati passi concreti: i potenziali acquirenti lamentavano conti in eccessivo disordine, eccessiva sindacalizzazione, management molto costoso e con competenze discutibili, troppe contaminazioni con la politica.

Se non bastasse è in corso un’ inchiesta della magistratura per falso in bilancio in cui è indagato anche l’amministratore unico Walter Ceresa.

Ora la situazione la situazione è ulteriormente peggiorata. Scrive lo Spiffero

Altro che in ginocchio, come la definì l’assessora torinese Maria Lapietra; Gtt è “tecnicamente fallita”. A certificarlo sono i numeri del report custodito nei cassetti dei vertici politici di Palazzo di Città e Regione Piemonte, che in queste ore sono impegnati in una complessa trattativa per salvare l’azienda dei trasporti di Torino. Ventotto pagine riservate di cui lo Spiffero è entrato in possesso, dove, con il supporto di quattro advisor(Gmr e associati, Kpmg, Tosetto Weigmann, Groder) vengono analizzati i dati di bilancio e redatta una bozza di piano industriale in grado di far uscire la società di corso Turati dal pantano finanziario in cui si trova. Non un vero e proprio audit, come specificano le stesse agenzie di consulenza, che non si assumono alcuna responsabilità sulla “veridicità, l’accuratezza e la completezza delle informazioni fornite da Gtt”.

I dati sono tuttavia impietosi: la crisi di liquidità si manifesta attraverso un fabbisogno di cassa, per concludere l’anno, di 62 milioni di euro; ai fidi sottoscritti con ben cinque istituti di credito, per un totale di quasi 49 milioni, si è attinto a piene mani fino a prosciugarli; una esposizione debitoria complessiva di 543 milioni a fronte di un fatturato di 439 milioni e un utile netto di appena 169mila euro. Di qui l’iscrizione nero su bianco di quel numero monstre che ha messo in allarme i lavoratori: 550 esuberi, il dieci per cento della forza lavoro complessiva.

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