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Morte ad Asti, intervista con Fabrizio Borgio

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Torna per la sua terza avventura (dopo Vino rosso sangue e Asti, ceneri sepolte) l’investigatore privato astigiano Giorgio Martinengo. Con Morte ad Asti, Fratelli Frilli Editore, Fabrizio Borgio incastra il suo personaggio in un’indagine che lo coinvolge personalmente. Dovrà indagare su una sua ex fidanzata la quale, come se non bastasse, muore nel bel mezzo dell’indagine.

Trovate qui la recensione completa del romanzo, Fabrizio Borgio ha risposto ancora una volta alle nostre domande.

E’ un piacere incontrare ancora una volta l’investigatore Martinengo. Com’è cambiato il personaggio nel corso delle sue avventure? Come ti aspettavi o ti ha riservato sorprese?

In Morte ad Asti abbiamo modo di conoscere in maniera più approfondita Giorgio Martinengo seguendo la sua gioventù benestante negli anni ’90, il suo entusiasmo, la sua voglia di fare e scoprire tipiche di un venticinquenne mentre all’oggi, la delicatezza del caso sul quale si ritrova a lavorare ne svela un lato più cupo e dolente. Questo non ne fa un clone di Stefano Drago ma mostra alcune sue sfaccettature più complesse e di sicuro interessanti

Questa volta deve vedersela con un’indagine che lo tocca molto da vicino. Com’è nata l’idea?

Dal desiderio di sviluppare una storia dove l’erotismo e l’amore non fossero semplici spezie per rendere una storia più piccante ma aspetti che incidono profondamente la nostra esistenza

La vicenda non è però solo personale, ma ancora una volta tocca temi molto attuali. Banche e giri di denaro non sempre puliti…

La cronaca è il vivaio dal quale traggo ispirazione per le storie di Giorgio Martinengo, la cronaca attuale vede le banche come protagoniste onnipresenti. Una banca plasma le nostre vite, influenza tanto, forse troppo. Parlare di banche, illeciti e finanza è parlare del mondo che viviamo

Sullo sfondo Asti in due momenti diversi, lontani 20 anni. Com’è cambiata la città in questo lasso di tempo?

Molto per alcuni versi, per nulla per altri. La natura contrastata della provincia si evince da questo paradosso. La mia riflessione sullo specchiarsi del ventennio 1996/2016 voleva innanzitutto affrancarsi dall’afasia del passato e dimostrare come il passato è l’anticamera dell’oggi, questo a dispetto di una memoria storica sempre più labile, dove due decenni riescono quasi ad apparire un’epoca remota mentre invece si vede come gli anni ’90 abbiano costruito quello che l’Italia è oggi. Sono convinto che la chiave di volta politica e sociale dei ’90’s sia stata più forte e incisiva verso il XXI secolo rispetto ad altri periodi storici.

Inevitabile l’ultima domanda. Ti sei affezionato a Martinengo a tal punto che sarà ancora lui il protagonista del tuo prossimo romanzo o c’è qualcosa di completamente diverso in preparazione?

Martinengo ritornerà senz’altro, ha ancora molto su cui indagare. Sto lavorando anche a un progetto slegato dai cicli dei miei due personaggi seriali e che forse si ultimerà prima del quarto libro di Martinengo, che è in fase di documentazione. Il tempo e le scadenze decideranno.

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