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Unione Europea: i tartufai piemontesi difendono il re dei funghi

Redazione Quotidiano Piemontese

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Uno dei prodotti simbolo della regione piemontese è al centro dell’attenzione dell’Unione Europea. I tartufai italiani, infatti, hanno portato a Bruxelles la loro battaglia per riconoscere al tartufo il titolo di “prodotto agricolo spontaneo”.

Il mancato riconoscimento di tale statuto lo esclude dal sistema di sovvenzioni della Politica agricola comune dell’UE e lo sottopone inoltre ad un regime fiscale poco favorevole. Per tale motivo i tartufai piemontesi hanno cercato un alleato nella commissione del Parlamento europeo, richiedendo il suo sostegno nei confronti dell’Italia.

Secondo il direttore del Centro nazionale di studi sul tartufo, Mauro Carbone, questa situazione potrebbe essere modificata in un futuro prossimo attraverso un emendamento alla legge di bilancio. Per tale motivo è fondamentale che la commissione del Parlamento europeo dimostri il suo sostegno all’iniziativa, inviando una lettera all’Italia in tal senso. La richiesta è stata accettata e la lettera dovrebbe essere recapitata nelle prossime settimane.

I tartufai chiedono anche una riduzione dell’IVA sul tartufo dal 22 al 10%. Tale cambiamento renderebbe il fungo accessibile ad un numero più ampio di appassionati del gusto. Il re dei funghi è oggi alla portata di un numero maggiore di persone rispetto al passato, che non si limitano ad assaggiarlo al ristorante, ma lo ordinano anche a domicilio su siti specializzati come www.deliveroo.it, o imparano a cucinarlo per un’occasione speciale seguendo le ricette degli chef.

La storia del tartufo si perde nell’antichità: questo prelibato frutto della terra era conosciuto dai Sumeri e dai Babilonesi, per poi diffondersi durante l’impero Romano e fu particolarmente apprezzato a partire dal Rinascimento. Ingrediente d’eccezione in cucina, è parte integrante della tradizione gastronomica piemontese, che lo ha messo in risalto nel tempo con piatti differenti. Dai tajarin alla gustosa polenta al tartufo, dalla bagna cauda al risotto, passando per una sfilza di antipasti e secondi, questo fungo ipogeo regala l’imbarazzo della scelta agli amanti della gastronomia.

L’interesse generale nei confronti del tartufo è confermato dall’esito dell’87ma edizione della Fiera del tartufo bianco d’Alba, che si è recentemente conclusa dopo otto settimane di eventi. La manifestazione, a cui hanno partecipato 100.000 persone, registra “un considerevole aumento della vendita di servizi a turisti e visitatori” per Liliana Allena. Secondo la presidente dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, il pubblico che ha assistito all’evento è più competente, esigente e sensibile non solo nei confronti del prodotto, ma anche al contesto storico, regionale, gastronomico e culturale in cui nasce e si sviluppa il tartufo.

Pochi giorni fa una delegazione di Alba si era mossa su un altro fronte per la valorizzazione del tartufo. Il sindaco Maurizio Marello, l’assessore alla Cultura e al Turismo Fabio Tripaldi e la presidente dell’Ente Fiera Liliana Allena, accompagnati dal vescovo Marco Brunetti, si sono diretti a Roma per offrire un tartufo bianco di 300 grammi a Papa Francesco. Un regalo gradito dal Santo Padre, che ha mostrato di apprezzare anche altri prodotti tipici del nostro territorio, a partire dal Dolcetto.

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