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Lavoro

L’arcivescovo Nosiglia ai lavoratori Embraco: non c’e democrazia, giustizia, equità e solidarietà senza lavoro

Redazione Quotidiano Piemontese

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L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, su richiesta dei lavoratori Embraco ha promesso di scrivere a papa Francesco sulla difficile situazione dell’azienda dopo essersi recato ai cancelli dello stabilimento di compressori di frigoriferi di Riva di Chieri per portare la vicinanza della Chiesa torinese ai 537 lavoratori che continuano a presidiarla. Secondo Nosiglia :  “Chi pensa di risanare l’azienda licenziando i lavoratori è come se vendesse la sua gente. Non c’e democrazia, giustizia, equità e solidarietà senza lavoro. È una questione sociale da risolvere”.

Il messaggio di Nosiglia ai lavoratori Embraco

Cari lavoratori vi ringrazio di avermi invitato a incontrarvi per partecipare a questo momento
di gravissime difficoltà che state attraversando. Vi chiedo scusa perché non l’ho fatto prima. Ringrazio i parroci, l’assessore regionale al Lavoro e i sindaci che hanno voluto essere presenti a questo incontro, che vuole esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza a voi e alle vostre famiglie.
Credo fermamente in quello che sia il Presidente della Repubblica e sia papa Francesco hanno detto di recente rispetto al tema del lavoro. Mattarella ha affermato nel suo discorso di fine anno: il lavoro resta nel nostro Paese la prima e la più grave questione sociale.
È necessario che ve ne sia in ogni famiglia. Al tempo stesso va garantita la tutela dei diritti e la sicurezza
per tutti coloro che lavorano. Faccio poi mie le espressioni di papa Francesco: il lavoro è una priorità umana che garantisce la dignità di ogni persona e pertanto è una priorità cristiana. Ed è una priorità del Papa e dunque anche del vescovo che vi parla. Chi pensa di risolvere il problema di un’azienda licenziando gente è come se volesse vendere la sua gente e domani venderà la sua dignità.
Si soffre a volte di fronte a difficoltà che riguardano le imprese,  ma spesso da queste sofferenze nascono nuove idee per evitare i licenziamenti quando ci si mette tutti insieme attorno a un tavolo e si mette al centro dei problemi anzitutto la salvaguardia comunque dei posti di lavoro.
L’Italia è un Paese che ha nel primo articolo della sua Costituzione il principio che è una Repubblica fondata sul lavoro: come può dunque accettare che si tolga il lavoro alla gente? Che democrazia è una nazione che non garantisce i posti di lavoro e non ne crea di nuovi per chi non ce l’ha?
Deve essere dunque chiaro a tutti, dalle forze politiche e istituzionali alle componenti industriali, alla stessa Chiesa e a tutte le componenti sociali, che senza il lavoro per tutti non ci sarà mai dignità per tutti, democrazia per tutti, giustizia, diritti per tutti, solidarietà per tutti.
Invito pertanto quanti hanno la responsabilità di questa azienda, il Ministero del Lavoro, la Regione e gli Enti locali, il mondo del lavoro unito, a fare in modo che non venga meno in questo territorio una realtà così
importante per il bene comune come è questa azienda, che ha garantito per tante famiglie e persone una vita serena e sicura fondata sull’impegno di tutte le sue componenti.
Si cerchino dunque le vie più adeguate per mantenere a tutti i lavoratori il posto di lavoro: questo deve essere considerato il primo indispensabile obiettivo da perseguire con il massimo impegno.
Cari amici, vi dico questo dal profondo del cuore perché nella mia giovinezza ho attraversato lo stesso vostro dramma, quando mio padre operaio della Piaggio a Sestri Ponente è stato a casa per nove mesi, con la prospettiva purtroppo non remota di perdere il posto di lavoro. Era tanti anni fa, negli anni Sessanta, ma mi pare che  malgrado gli enormi progressi tecnologici e industriali che si sono fatti  i problemi dei lavoratori restano gli stessi e come allora il costo più duro lo pagano le loro famiglie.
Come credente so che Gesù Cristo, la cui nascita abbiamo ricordato in questi giorni, ha fatto anche lui esperienza concreta di lavoro e forse anche di non lavoro, avendo suo padre Giuseppe un lavoro modesto come il falegname in un paesino di poche centinaia di abitanti. Lui quindi capisce il vostro problema e sono certo che aiuterà voi
e le vostre famiglie ad affrontare con coraggio, solidarietà e speranza questo momento difficile che mi auguro possa risolversi bene il più presto possibile.
Grazie dell’ascolto e vi assicuro che seguirò da vicino questa vicenda attraverso anche i miei parroci, che so sensibili e attenti alle vostre necessità.

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