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Torino – il guardiano dei Cavalieri, intervista con Ivano Barbiero

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E’ molto torinese il nuovo romanzo di Ivano Barbiero che risponde al titolo di Torino – il guardiano dei Cavalieri, Fratelli Frilli Editori. E’ torinese non solo per l’ambientazione, ma per i temi trattati. Un noir ambientato nel mondo dell’esoterismo, innegabilmente uno degli aspetti del capoluogo piemontese che affascina una grossa fetta di abitanti e turisti.

Si comincia con un killer appostato sul ponte di corso Sommellier, pronto ad eliminare un passeggero in arrivo alla stazione di Porta Nuova. La sorte però ha in serbo altro e il cacciatore si trova trasformato in preda. Comincerà allora un viaggio per salvarsi la vita. E dovrà capire cosa ruota intorno al delitto che gli è stato commissionato. Incontrerà un mondo inquietante e personaggi legati all’occulto e allìesoterismo più cupo.

Gli stessi che incontrerà il commissario Piacentini, incaricato di indagare su una serie di omicidi avvenuto in città e che riguardano la polizia molto da vicino. Trovate qui la recensione completa del libro.

Ivano Barbiero ha risposto alle nostre domande.

Torino. Anni ’60. Come nasce questa storia e come mai è ambientata proprio in questo periodo?

Torino, fine Anni ‘60, con il muro del manicomio di Collegno, ancora intatto che circondava e opprimeva l’immensa struttura. Il romanzo prende l’avvio da fatti realmente accaduti mischiati con altri di pura fantasia. Ho fatto il cronista di nera per una ventina d’anni e mi ero ripromesso che appena ne avessi avuto il tempo avrei scritto un noir invece del solito racconto o testimonianza storica. Premetto che la nevicata eccezionale che copre tutti i protagonisti di questa storia in realtà va riportata indietro di almeno 12 anni, nel 1955. Conservo ancora una foto di mia madre davanti alla Fontana Angelica di piazza Solferino completamente ghiacciata.

Torino e l’esoterismo hanno un legame di antica data. E’ un tema che ti appassiona e che conosci bene?

Me ne sono occupato negli anni passati, ma non posso considerarmi un esperto. Semmai un curioso mi sembra la definizione migliore, anche se mi è capitato di assistere ad episodi singolari se non inquietanti. In questo campo un grosso aiuto me lo hanno dato gli amici. Anzi sono proprio gli amici, davvero tanti, che devo ringraziare per le loro preziose collaborazioni, mentre l’autentica magia si è verificata con tutto lo staff della Fratelli Frilli Editori: sintonia al primo impatto.

Una fetta importante del romanzo riguarda anche l’ex manicomio di Collegno. Un luogo con una storia incredibile…

In effetti la struttura della Certosa di Collegno è ricca di storia e all’estero c’è la invidiano. Un luogo carico di storia, suggestioni e misteri, per non parlare della tombe dei Cavalieri della Santissima Annunciata che sono ancora sepolte in un locale che in origine era la cella di un priore dei certosini.

Qual è il tuo rapporto con Torino?

Ci vivo dall’età di tre anni, ma per quanto l’abbia girata in lungo e in largo scopro sempre dei luoghi e degli aspetti inediti. C’è una canzone dei Rough del 1982 che ricorda a squarciagola che “Torino è la mia città”. Anche tu ci sei e ci vivi dentro, ma da qui a dire di esserne innamorato ce ne passa.

Hai già in programma una nuova avventura per il commissario Piacentini?

Si, su un quaderno verde ho già imbastito la trama e pensato a possibili scenari e a nuovi personaggi che possano appassionare i lettori e soprattutto me. Però non dò nulla di scontato. Spesso mi lascio guidare dalle sensazioni. Per il Guardiano dei Cavalieri avevo in mente un finale completamente diverso. Invece man mano che rifinivo gli ultimi cinque capitoli del libro, sono nati dei percorsi sorprendenti quanto inaspettati.

La mia classica ultima domanda. Immagina una trasposizione cinematografica del romanzo. Quali attori ti piacerebbe interpretassero i tuoi personaggi?

È pura fantasia, anche perché i vari personaggi dei romanzi sovente uno se li immagina, a proprio uso e consumo. Comunque sia, ecco una lista dei possibili candidati. Stella, uno dei protagonisti principali del mio noir potrebbe essere interpretato da Stefano Accorsi o dal francese Jean Dujardin oppure da Clive Owen, mentre la parte di Sereno spetterebbe di diritto all’attore statunitense Peter Dinklage, il Tyrion Lannister dello sceneggiato tivù Il Trono di Spade. In quanto all’anaffettivo Antonio Ponto il ruolo se lo possono contendere in due, lo spagnolo Javier Bardem che interpretava il killer psicopatico nel film Non è un paese per vecchi dei Fratelli Coen oppure lo svedese Stellan Skarsgård noto principalmente per avere interpretato Lewis Tappan in Amistad. Nessun dubbio invece per il compagno di Ponto, Davide Guerrieri: quel ruolo sarebbe ideale per l’irlandese Brían Francis O’Byrne. Per il mago Isidori opterei per Giuseppe Battiston o il francese Christian Clavier mentre Elisa sarebbe ideale per Paola Cortellesi o Margherita Buy. In quanto all’enigmatica e seducente Gianna, ampio spazio alle attrici francesi: Anne Parillaud, Marion Cotillard, Eva Green, Marine Vacth.