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Incontri in maschera, intervista con Monica Schianchi

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In una Torino che assiste immobile e silenziosa a quanto le avviene intorno si svolge il romanzo Incontri in maschera di Monica Schianchi, impossibile da ingabbiare in un genere ma che in una libreria finirebbe probabilmente nello scaffale dei romanzi erotici.

Altea è una giovane docente universitaria scottata da deludenti esperienze amorose. Ha deciso quasi programmaticamente di non voler più innamorarsi. Non vuole però rinunciare ai piaceri del sesso e così prova il locale “Incontri in maschera”, dove è possibile avere incontri sessuali in maniera assoluatamente anonima con sconosciuti. La vita quotidiana però non mancherà di riservarle sorprese. Trovate qui la recensione approfondita del libro.

Monica Schianchi ha risposto alle nostre domande.

Come nasce l’idea di questo romanzo e il personaggio di Altea?

L’idea per il romanzo è nata per gioco, avevo appena conosciuto la realtà degli scrittori su facebook, e guardando classifiche amazon e aspetti simili ho pensato che scrivere un erotico sarebbe stato facile, ho pensato alla trama proprio per scherzo, poi ci ho pensato sul serio e ho deciso di elaborarla. Altea nasce dalla voglia di presentare una donna indipendente, affermata, libera nella propria vita sessuale, ma allo stesso tempo ferita.

I capitoli dedicati agli incontri sessuali di Altea sono estremamente coinvolgenti e dettagliati. Spesso mi capita di leggere invece descrizioni del genere che risultano noiose. Come sei riuscita (peraltro in giovanissima età) ad essere così efficace sul tema?

Ti ringrazio innanzitutto per il complimento. Quando immagino una descrizione sesssuale la penso sempre nel dettaglio, traggo ispirazione dalla mia esperienza, per quanto Altea sia volutamente “distaccata” emotivamente e cerco di non descrivere mai solo l’azione fisica ma anche l’insieme di sensazioni che si provano. La sessualità è una componente importante nella vita di Altea e volevo presentarla senza pudore.

Nella mia recensione non sono riuscito ad ingabbiare in un genere unico questo lavoro. Tu come lo collocheresti?

Credo che sia perché non mi piace farmi categorizzare. Forse è un rosa/erotico, per quanto io dia molto importanza alle parti riflessive.

Tra i temi che tocchi durante il racconto ha un posto importante il riconoscimento dei diritti GLBT. Ci sono due coppie omosessuali e mi pare siano le uniche quattro persone di tutto il libro ad avere un rapporto sereno e stabile.

Non ci avevo mai pensato, ma in effetti non hai torto. Non c’era niente di programmato in questo però, infatti nel prequel ci sono delle stabili coppie eterosessuali. In realtà volevo solo trattare il tema perché mi sta molto a cuore, nonostante non mi riguardi direttamente. Conto di approfondirlo molto di più nei miei prossimi romanzi.

Qual è il tuo rapporto con Torino e con la campagna astigiana, che sono le due location del romanzo?

Adoro Torino, me ne sono innamorata la prima volta che ho visto piazza castello. È una città magnifica, piena di vita e di cultura. Sulla campagna astigiana so poco, in realtà, ho vissuto ad Asti quattro anni ma sempre facendo la pendolare a Torino quindi conosco poco anche la città, è molto carina, ma di fatto l’ho scelta per comodità.

Immagina una riduzione cinematografica del libro. Quali attori ti piacerebbe interpretassero i tuoi personaggi?

Ho calibrato tutti i miei personaggi su attori, in realtà. Mentre scrivevo il libro stavo guardando la serie tv Fringe e ho usato tutti i loro volti: Altea la immagino come Anna Torv, Federico come Joshua Jackson, e dalla serie ho preso anche i volti per la sorella, la nipote e la migliore amica di Altea.

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