Parliamone con te… e caffè: quanto è sana l’alimentazione dei nostri figli?

Una sana alimentazione è uno strumento importante che contribuisce alla salute psicofisica delle persone.
Spesso si rivolge tanta attenzione alla cura dell’alimentazione quando i bimbi sono piccoli per poi trascurarla man mano che crescono: la fretta, gli impegni quotidiani, il lavoro, la scuola spesso impediscono di dedicare la giusta attenzione alla questione alimentare. In realtà spesso sono sufficienti semplici conoscenze e pochi accorgimenti per migliorare le abitudini alimentari dei nostri bambini.

 

L’Associazione ECO e l’Associazione ASAI organizzano il 19 febbraio in via Genè 12 a Torino  (rivolto ai genitori di ragazzi delle scuole medie)  il primo di due incontri a ingresso libero dal titolo “Parliamo con te… e caffè”. In questo incontro si approfondiranno le tematiche dell’alimentazione dei più piccoli, cercando di sottolineare in particolare il fatto che il cibo riveste un importante significato non soltanto per la sopravvivenza fisica ma anche per gli aspetti emotivi implicati, diventando simbolo e veicolo della cura e dell’amore dei genitori verso il proprio figlio.

Abbiamo  chiesto alla  Dott.ssa Katia Querin, psicologa specializzata in Psicoterapia Sistemico Relazionale, qualche anticipazione dell’incontro che si svolgerà il 19 febbraio 2019 a Torino. La dr.ssa Querin si occupa di disturbi depressivi, ansia, disturbi alimentari. Lavora con adulti, minori, famiglie.

Quali sono gli errori più comuni che si commettono nell’alimentazione dei bambini?

La maggior parte degli errori attuati rispetto all’alimentazione dei bambini consiste nel ritenere giuste o scientificamente fondate idee basate su pregiudizi, timori o abitudini consolidate. Ad esempio spesso si tende ad associare la salute del bambino al fatto che mangi una certa quantità di cibo stabilita a priori (che porta al desiderio che il bambino finisca tutto ciò che ha nel piatto), forzandolo, senza rispettare la competenza naturale del piccolo di autoregolarsi. Ciò peraltro contribuisce a rovinare il clima durante il pasto, trasformandolo in un momento carico di tensione o conflitti, invece di viverlo e goderlo come piacevole momento di condivisione.

Un altro sbaglio frequente consiste poi nell’atteggiamento opposto, agito soprattutto nei confronti di bambini inappetenti e che mangiano solo alcuni cibi: sovente si assecondano i desideri dei bambini temendo che non mangino abbastanza, con il rischio di porre le basi per lo sviluppo di abitudini alimentari scorrette poiché prive dei giusti nutrienti.

È invece molto importante per i genitori rispettare la naturale capacità di autoregolazione del bambino, assumendosi al contempo la responsabilità di curare l’alimentazione, facendo in modo che essa sia completa ed equilibrata dal punto di vista nutrizionale, fungendo essi stessi, se possibile, da modelli di comportamento. adottando semplici accorgimenti tali da favorire un’alimentazione sana ma soprattutto consapevole.

Cosa può accadere al bambino se si trascurano questi aspetti?

Trascurare questi aspetti può gettare le basi per un’alimentazione non consapevole, per lo sviluppo di abitudini alimentari scorrette, fino ad arrivare ai tristemente noti e diffusi disturbi alimentari. Può dunque capitare che il cibo venga investito di un significato diverso, può diventare un modo per colmare un vuoto, per sfogarsi, per consolarsi: estremizzando, se un tale atteggiamento viene reiterato nel tempo, in particolari situazioni, esso può condurre all’utilizzare il cibo come strumento di gestione di problemi emotivi, in cui rifugiarsi se qualcosa va storto….Questo meccanismo, seppur molto semplificato, è uno degli aspetti che caratterizzano disturbi alimentari come la bulimia.

Quali temi affronterete durante il primo dei due incontri e perché è importante per i genitori partecipare?

Ci piacerebbe aprire un dialogo con i genitori sull’importanza dell’alimentazione, proporre un confronto, e condividere alcuni spunti di riflessione per incoraggiarli ad assumersi la responsabilità di curare l’alimentazione durante il periodo di crescita dei bambini. Vorremmo riflettere sul fatto che il cibo è importante dal punto di vista della sopravvivenza ma è anche altro… è cura delle relazioni, condivisione, affetto, piacere…. Ci piacerebbe stimolare un modo diverso di mangiare, sano e consapevole, che non impedisce qualche trasgressione, ma che restituisce al cibo il suo giusto valore.

Per informazioni e per saperne di più inviate le vostre domande a [email protected]  

 

 

 

“Chiave a Stella” 2018: un premio alle PMI e all’eccellenza piemontese

L’edizione dei dieci anni del Premio “Chiave a stella”, si conclude con la serata di premiazione dei vincitori prevista il 19 novembre alle ore 17.00 presso la Sala Agorà UniManagement di Via XX Settembre n. 29, a Torino.

Quest’anno la serata sarà particolarmente importante non solo per i dieci anni dall’inizio del Premio, ma anche per la presenza dei Rettori del Politecnico e dell’Università di Torino – Guido Saracco e Gianmaria Ajani – che discuteranno con gli imprenditori delle possibilità offerte alle imprese dal sistema della ricerca e dell’innovazione presente a Torino.

Sarà anche l’occasione per approfondire gli aspetti più importanti dell’attuale situazione congiunturale, le prospettive dei prossimi mesi, le possibilità di ripresa per le imprese.

L’evento è aperto a tutti gli imprenditori.

Per conoscere il dettaglio del programma è possibile consultare il sito API Torino.

Confermare la partecipazione entro mercoledì 14 novembre all’indirizzo e-mail [email protected]

 

 

Premio in Banca d’Italia al CIOFS di Chieri: istituto di formazione che prepara le nuove generazioni di esperti digitali

Il CIOFS FP, da sempre un Istituto modello per la formazione nelle nuove tecnologie per la comunicazione e l’ecommerce anche quest’anno si aggiudica uno dei premi più prestigiosi per l’approccio alle ICT e la promozione di percorsi formativi innovativi che tramite l’uso delle nuove tecnologie favoriscano lo sviluppo delle capacità critiche e creative dei ragazzi. Aveva già vinto un Premio analogo l’anno scorso, ma quest’anno il prestigio del Premio è cresciuto. Tanto che la Banca d’Italia ha voluto una delegazione dei ragazzi vincitori per consegnare ufficialmente il meritato riconoscimento.

Il progetto vincitore è stato realizzato dalla classe Prima B del percorso di studi per Operatore ai servizi di vendita, al fine di mettere alla prova le competenze acquisite attraverso le lezioni di Web marketing, iniziando a create una banca dati relativa alle associazioni di volontariato, mettendola a disposizione di chiunque ricerchi modalità per fruire dei servizi proposti dalle associazioni inserite nella banca dati, oppure per mettersi al servizio di chi è più debole e svantaggiato, offrendo la propria collaborazione. Il progetto è visibile al link torinosocial.blogspot.com

Suor Monica Roncari, direttrice dell’Istituto, intervistata dopo la comunicazione della vittoria, ha dichiarato: “Siamo estremamente felici che il nostro progetto sia risultato fra quelli selezionati come vincenti, soprattutto perché il tema del concorso rispecchia appieno quella che è la storia formativa del nostro Istituto. Don Bosco diceva che era necessario formare “buoni cristiani e onesti cittadini”, e i centri di formazione salesiani continuano ancora a investire in questo obiettivo, aggiornandolo alle criticità del nostro tempo. Se all’epoca dei nostri fondatori ai ragazzi venivano insegnati mestieri come il sarto e lo stampatore, oggi è necessario promuovere professionalità in grado di fornire occasioni lavorative in un mondo sempre più multiculturale, tecnologico e interconnesso. Inoltre, il blog costruito dalla classe è, ha un valore aggiunto: la solidarietà; in una società che tende a mettere il diverso ai margini, noi puntiamo sull’attenzione all’altro. E i ragazzi lo hanno capito”.

La premiazione si terrà mercoledì 14 novembre 2018, dalle ore 17.00 alle 18.30, presso la Banca d’Italia a Torino, situata in via Arsenale. 

Saranno presenti il Direttore della filiale di Torino della Banca d’Italia Luigi Capra, l’Assessore all’Istruzione della Regione Piemonte, Giovanna Pentenero, il Direttore Generale dell’USR per il Piemonte, Fabrizio Manca, il Presidente di AICA Giuseppe Mastronardi (o loro delegati) e naturalmente una delegazione dei ragazzi vincitori.

I percorsi sono stati valutati attribuendo un punteggio da 1 a 5 al soddisfacimento dei requisiti richiesti nel regolamento di partecipazione al bando:

  1. Originalità dell’idea
  2. Grado di complessità della soluzione
  3. Grado di innovazione nella didattica
  4. Grado di interazione/partecipazione degli studenti, con compiti in cui si richiede loro la produzione di materiali digitali, la consultazione di fonti diversificate in rete, la risoluzione di problemi autentici
  5. Prodotto finale (significatività, creatività, trasferibilità)

La scelta di creare il blog  torinosocial.blogspot.com nasce dal contesto storico sociale di Chieri, al centro di quelle che sono definite Terre dei Santi, visto l’alto numero di santi sociali che sono nati e che hanno vissuto nel Chierese. La scelta è stata ulteriormente facilitata dalla frequentazione del CIOFS FP “Santa Teresa” di Chieri, gestito dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, ordine di suore facenti parte della famiglia salesiana fondato da San Giovanni Bosco e da Santa Maria Domenica Mazzarello con la finalità di replicare per le ragazze quanto Don Bosco stava già realizzando a Valdocco con i ragazzi. Dal 1888, anno della fondazione dell’Istituto Santa Teresa, le suore hanno centrato la loro missione sulla formazione delle ragazze (e successivamente dei ragazzi) che hanno frequentato il loro istituto, aggiornando nel corso del tempo l’offerta formativa. Oggi il C.I.O.F.S.-FP, nel solco tracciato dai propri fondatori, ha ampliato gli ambiti di attività, adeguando la propria offerta di servizi alla realtà sempre più dinamica e complessa della nostra società e del mondo del lavoro. Promuove infatti non solo percorsi formativi, ma anche attività di orientamento, accompagnamento, stage, servizi al lavoro, servizi integrati per le persone e le imprese, progetti di scambio con altri Paesi europei, rivolti a persone in differenti condizioni lavorative: giovani, disoccupati, donne, migranti, persone in difficoltà, in mobilità, occupati che necessitano di aggiornamento professionale.

La finalità della partecipazione al concorso è stata quella di favorire lo sviluppo di competenze degli studenti per l’approccio alle nuove tecnologie, specialmente sotto l’aspetto del web marketing, la promozione di percorsi formativi innovativi che tramite l’uso delle nuove tecnologie favoriscano lo sviluppo delle capacità critiche e creative dei ragazzi. Allo stesso tempo la realizzazione del blog è servita per favorire lo sviluppo di competenze nell’utilizzo di strumenti indispensabili per la creazione di nuove opportunità lavorative in un mondo sempre più complesso e interconnesso, favorendo allo stesso tempo la consapevolezza della propria personalità digitale.

 

Le Persone Oltre i Numeri: per la business intelligence non siamo numeri ma storie da raccontare

Dai Big data alla centralità dell’utente, del cliente, dell’abitante. La prima cosa che ci chiediamo è che cos’è realmente  la Business Intelligence?Potremmo definirla come un insieme di processi aziendali per raccogliere dati ed analizzare informazioni strategiche; la tecnologia utilizzata per realizzare questi processi ma anche le informazioni ottenute come risultato di questi processi. Un processo dunque che permette  di trasformazione dati e informazioni in conoscenza  per permettere ai dirigenti di trasformarla n processi decisionali strategici. È dunque una metodologia interessante per qualsiasi azienda di qualsiasi settore merceologico o industriale.

.

Gianni Bientinesi è esperto in Business Intelligence, studi e ricerche di mercato a livello internazionale. Ideatore dell’Osservatorio sulla casa di Leroy Merlin, ha messo a frutto tutta la sua esperienza per cercare di capire come sta cambiando il modo di raccogliere e analizzare le informazioni sui clienti. I dieci punti principali per sviluppare un business che sia davvero intelligente

Un antico proverbio orientale dice che quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito. Riprendendo questo concetto e inserendolo nel contesto in cui viviamo, strangolato dalla digitalizzazione delle nostre vite, riflettiamo sul ruolo predominante che oggi gli strumenti hanno rispetto ai sentimenti. In una società in cui si associa ai Big Data la risposta a tutti i quesiti del business, spesso ci dimentichiamo che dietro l’analisi dei numeri ci sono le persone.

La Business Intelligence  si propone oggi come un nuovo approccio multidisciplinare che parte dall’analisi dei dati, Big e Small, fino alle storie delle persone, per indirizzare le aziende ad adottare una strategia più completa. Non solo algoritmi, ma approccio, apertura mentale, condivi- sione e comunicazione di quelli che sono gli obiettivi strategici dell’azienda.

Questo saggio dunque cerca di offrire una visione più profonda della Business Intelligence, la disciplina che ripensa al ruolo del marketing per proporre un nuovo mo dello, più consapevole e responsabile, per guidare le strategie aziendali. Un business intelligente, infatti, che non si ferma al su- perfluo, ma ascolta le storie delle persone e migliora la qualità della vita di tutti noi.

Un saggio rivolto a tutti, in particolare a chi deve prendere decisioni strategiche a partire dai big data, e che permette di riconsiderare la centralità del cliente, della persona, dell’abitante, rendendosi conto che sopravvive nel tempo solo l’organizzazione in grado di soddisfare sempre tutti i suoi clienti.

Un libro che vi permetterà di:

1. Rimettere le emozioni al centro: le informazioni devono diventare delle storie che emozionano.
2. Spingere verso l’innovazione continua: la ricerca ha il compito di spingere verso il cambiamento.
3. Ripartire dalle idee: le aziende devono rifocalizzare le loro strategie.
4. Ascoltare i bisogni delle persone: le aziende devono imparare ad ascoltare.
5. Favorire la condivisione: lo scambio con le persone può essere una ricchezza per le aziende se spontanea.
6. Ripensare all’approccio con le persone: dobbiamo rivoluzionare l’approccio metodologico.
7. Ridare fiducia alle persone: occorre lavorare sul concetto di fiducia.
8. La parola chiave diventa “Rilevanza”: le aziende devono sviluppare contenuti rilevanti.
9. Riempire il tempo di senso: il tempo è la risorsa chiave per le aziende.
10. Valorizzare la relazione con le persone: le persone devono ritornare al centro delle riflessioni aziendali.

 

INCONTRO CON L’AUTORE  Martedì 30 ottobre 2018 ore 18:00 a Torino presso la fondazione PAIDEIA in via Moncalvo 1 Torino
INGRESSO LIBERO  – Seguirà rinfresco.

 

Laureato presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Torino nel 1999, Gianni Bientinesi si è specializzato in Sociologia della comunicazione e Metodologia della ricerca sociale con menzione al premio “Migliore tesi di laurea”, che viene depositata presso la Biblioteca nazionale universitaria e dal Centro Unesco di Torino.

Durante il percorso di studi inizia le sue prime esperienze lavorative nel campo della Ricerca presso AC Nielsen Customized, specializzandosi in indagini continuative su utenza consumer e business della telefonia fissa, mobile e internet.
Nel 2002 inizia la sua collaborazione presso Ipsos come ricercatore dell’indagine nazionale Audiopress e nel 2005 presso Tns si occupa delle indagini di mercato legate al settore mobile e internet.

Nel 2009 entra in Leroy Merlin Italia e nel 2013 lancia l’Osservatorio sulla Casa, il progetto che mette al centro i bisogni degli abitanti italiani, diventando punto di riferimento per la conoscenza del mercato del mondo della casa in Italia.
È da qui che è chiamato a tenere corsi di formazione sul marketing, comunicazione e ricerche di mercato nelle principali università di design e architettura italiane. Grazie a questa esperienza, sperimenta e sviluppa nuovi metodi di ricerca mettendo al centro le persone e proponendo un nuovo approccio alla Business Intelligence.

LA FONDAZIONE PAIDEIA 

Il progetto sostiene la Fondazione Paideia di Torino, che da oltre vent’anni lavora ogni giorno a fianco di famiglie e bambini in difficoltà, promuovendo progetti efficaci e innovativi, garantendo la creazione di contesti attenti e rispettosi delle necessità dei più piccoli. Perchè nessuna famiglia possa sentirsi sola e nessun bambino escluso.

 

 

.

 

Un fisico torinese alla ricerca dell’unificazione tra meccanica quantistica e relatività speciale

In una ricerca pubblicata il 18 ottobre sul Journal of Modern Physics dal Prof. Massimo Auci, ricercatore italiano docente di fisica presso la Scuola Internazionale Europea Statale “A Spinelli” di Torino, viene  dimostrato che il misterioso comportamento duale della luce e della materia, ritenuto da molti studiosi causa di incompatibilità concettuale e formale tra Meccanica Quantistica e Relatività Speciale, è in realtà prodotto da un particolare modo di interagire della materia.

.

La ricerca teorica iniziata più di trent’anni fa e già in parte pubblicata su prestigiose testate scientifiche come il Physics Letters A e l’International Journal of Modern Physics B,  mira a spiegare risultati sperimentali entrati a far parte della storia della scienza non più mediante il concetto di dualismo onda-particella, alla base della nascita della stessa Meccanica Quantistica, ma attraverso la formazione di una sorgente elettromagnetica dipolare tra due particelle elementari di segno opposto. Una particella, come per esempio  un elettrone, può interagire con ogni altra sua antiparticella nell’universo formando un sistema elettromagnetico stabile che, oltre a permettere uno scambio di informazione quantizzato a velocità superiore a quella della luce nel vuoto, è in grado di creare una connessione spazio-temporale fra osservatori di uno stesso sistema che emula il comportamento previsto della famosissima relatività di Einstein.

.

Di fatto la ricerca riconduce ad un unico fenomeno comune il comportamento quantistico e relativistico della materia aprendo la strada alla comprensione dell’entanglement quantistico.

.

Bibliografia: Superluminality and Entanglement in an Electromagnetic Quantum-Relativistic Theory

.

APPROFONDIMENTI
.
.

Stefano Pigolotti: “Vi spiego l’importanza della formazione continua in azienda”

“Partiamo da un presupposto suffragato da numerose ricerche statistiche: chi continua a studiare ha più probabilità di non essere licenziato o messo in cassa integrazione.  Le probabilità di perdere il lavoro sono direttamente proporzionali al nostro invecchiamento culturale, tecnico e scientifico.  Nelle PMI si è molto attenti alla formazione dei lavoratori: tutti dovrebbero avere una opportunità di crescere all’interno di una azienda. Non diventa solo un vantaggio per l’impresa ma anche per chi lavora: più si è competenti, aggiornati e preparati, più si è indispensabili in un ambiente produttivo”. 

“La possibilità di offrire formazione continua a chiunque  lavori – continua Stefano Pigolotti – soprattutto formazione finanziata, è quanto di meglio per migliorare il modo con cui l’impresa possa affrontare le trasformazioni del mercato del lavoro, nel breve e medio periodo. Pensiamo ad esempio all’evoluzione che stiamo vivendo dall’introduzione del digitale nei processi produttivi. Fino a trent’anni fa i macchinari erano analogici, poche piccole imprese aveva sistemi robotizzati. Oggi invece la robotica è prepotentemente entrata nello sviluppo e nella produzione. Macchine servo-assistite, robot collaborativi, processi che impiegano la programmazione (pensiamo alla stampa 3D), l’intelligenza artificiale, ecc.”

E se l’occupazione da anni un tasto dolente del Paese Italia,  con la crisi che ha colpito il mondo finanziario ed economico a partire dal 2008, la situazione di tutte quelle imprese che non vedono nel miglioramento del proprio bene più prezioso, la forza lavoro, non può che aggravarsi. A poco più di dieci anni dall’inizio di una delle peggiori crisi planetarie degli ultimi decenni, dobbiamo purtroppo constatare che la  crescita economica è in Italia più lenta di quella dell’economia dei paesi dell’area Euro. Con una cresciuta inferiore a quella di altri paesi UE la competitività delle PMI italiane è andata scemando nel corso degli ultimi anni. E questo anche per un problema di fondo molto importante:  le aziende faticano a trovare manodopera qualificata da assumere. E per manodopera qualificata intendiamo dire operai con laurea di primo livello, capaci di operare in autonomia utilizzando tecnologie all’avanguardia, come ad esempio la progettazione CAD-CAM, la programmazione avanzata di macchine a controllo numerico, la gestione di attività tecniche di alto livello. Ormai anche nelle catene di montaggio c’è sempre più bisogno di lavoratori qualificati_ la licenza media non è più sufficiente per essere competitivi nel mondo del lavoro.  Per questo dobbiamo lavorare sulle scuole, sulle famiglie, dobbiamo cambiare la percezione dell’azienda aprendo le nostre porte e facendo conoscere come l’impresa si sia trasformata.

L’industria non è più come la immaginiamo: si parla già di Formazione e Industria 4.0. Oggi le industrie sono molto più simili a laboratori. Scordiamoci dunque le linee di produzione sporche e rumorose che conosciamo dal passato. L’industria è cambiata e sempre più è alla ricerca di operai qualificati ad affrontare questo cambiamento.-

“Insomma, conclude Pigolotti – La forte automazione ed evoluzione tecnologica di questi ultimi anni, la trasformazione digitale non rappresenta solo un’opzione o un canale accessorio, ma diventerà sempre più un elemento centrale su cui basare le strategie evolutive dell’azienda del futuro. L’evoluzione tecnologica e digitale delle nostre aziende va incontro alle evoluzioni continue e imprevedibili del contesto economico e tecnico. La formazione delle persone in azienda diventa quindi fondamentale per avere persone pronte ad affrontare le sfide del futuro, conservando tutta l’esperienza del passato”. 

 

 

Per approfondire: http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/industria40

COMAU presenta MATE: un esoscheletro adatto ai lavoratori

L’esoscheletro MATE Fit for Workers è stato progettato e sviluppato per utilizzare un’avanzata struttura passiva a molle che assicura un supporto posturale leggero, traspirante ed efficace, senza alcuna necessità di usare batterie, motori elettrici o altri dispositivi complessi soggetti a guasti, riducendo quindi il peso a circa 3 kg. È stato inoltre progettato da COMAU secondo criteri di ergonomia nell’ambito di una partnership stretta con ÖSSUR, leader nel settore dei dispositivi ortopedici non invasivi, e IUVO, azienda spin-off dell’Istituto di BioRobotica (Istituto Superiore Sant’Anna).
.
Maurizio Cremonini, Global Head of Marketing Comau ha commentato: “Siamo particolarmente orgogliosi di aver sviluppato questa innovazione tecnologica indossabile. MATE è stato progettato in stretta collaborazione con gli operatori all’interno dello stabilimento per rispondere alle loro specifiche esigenze di lavoro. Grazie al nostro esoscheletro possono compiere medesime operazioni, con minor fatica”.
.
Al centro di tutto il progetto e la realizzazione di MATE si trova l’ergonomia, vale a dire la metodologia interdisciplinare che si occupa di migliorare il rapporto uomo-macchina, con il fine della soddisfazione dell’utente e di migliorare l’insieme delle prestazioni del sistema. In questo caso soprattutto di rendere meno usuranti i lavori più ripetitivi e faticosi, come quelli presenti nella catena di montaggio degli autoveicoli, migliorando le condizioni di salute degli operatori e riducendo il numero di persone colpite da malattie muscolo-scheletriche. FCA, che ha collaborato con Comau nella fase di sviluppo e sperimentazione, ha da anni fatto dell’ergonomia la chiave della progettazione delle catene di montaggio usate per produrre i suoi veicoli, in modo da migliorare il processo produttivo, renderlo più efficiente, ma senza costi per le persone che svolgono quotidianamente il loro lavoro, che sono coinvolte in fase di progettazione della linea.
In diversi casi, test svolti in fase di progettazione della linea hanno portato a un ripensamento delle procedure dopo i test fatti dalle persone che avrebbero dovuto applicare le procedure stesse. MATE è il passo successivo alle postazioni auto adattative, che si adeguano ai parametri antropometrici degli operatori che la useranno.
.
.
Mate Comau
.
MATE è un componente fondamentale delle strategie legate alla HUMANfacturing Technology promossa da Comau. Si tratta di un’espressione attraverso la quale tutte le persone sono protagoniste nella smart factory che nasce dalla rivoluzione nota come Industria 4.0, assieme a strumenti digitali avanzati, tecnologie abilitanti e prodotti robotici industriali “intelligenti” e collaborativi, all’interno di un sistema di produzione collegato in rete. La sinergia fra robot industriali collaborativi, la cui skin e le cui tecnologie consentono alle persone di interagire in totale sicurezza, anche indossando esoscheletri come MATE per svolgere compiti ripetitivi e pesanti, è alla base delle fabbriche e delle catene di montaggio del futuro prossimo.
.
MATE ha diverse caratteristiche e vantaggi:

  • È stato progettato con gli operatori che quotidianamente operano negli stabilimenti, che dichiarano, dopo una settimana di test sul campo, di non volerne fare a meno
  • Consente di mantenere una struttura posturale comoda e senza problemi sulla pelle, dato che è realizzato con materiali traspiranti
  • Segue i movimenti degli arti superiori, diminuendo la fatica e senza gravare in maniera innaturale sulla zona lombare
  • Totalmente analogico. Dato che è realizzato con un sistema passivo a molle, non rischia alcun blocco legato a batterie scariche o motori elettrici fuori uso, dato che non ne fa alcun uso
  • Riduce lo sforzo muscolare nelle spalle fino al 50%, consentendo di ripetere le stesse operazioni con minor fatica e riducendo i rischi di malattie muscolo-scheletriche
  • Migliora la qualità del lavoro degli operatori che lo utilizzano.
MATE: A COMAU UN ESOSCHELETRO ADATTO AI LAVORATORI

Le Persone Oltre i Numeri: per la business intelligence non siamo numeri ma storie da raccontare

In un’epoca in cui i Big Data sono considerati la nuova ricchezza e dove si profetizza l’impatto devastante dell’Intelligenza artificiale sul lavoro e su tutti noi, un libro – Le Persone Oltre i Numeri – vuole ricordarci che le aziende non possono più pensare ai clienti o ai consumatori come a dei semplici dati da analizzare. Secondo l’autore del volume ora pubblicato dalla casa editrice Minerva, Gianni Bientinesi (esperto in Business Intelligence, studi e ricerche di mercato, ideatore dell’Osservatorio sulla casa di Leroy Merlin) nel processo di trasformazione della miriade di informazioni in conoscenza, noto come Business Intelligence, quello che conta sono le Persone, “perché i numeri in realtà rappresentano le storie delle Persone. Le Informazioni devono diventare dei racconti, devono parlare alla testa ed al cuore delle persone che li utilizzano”.
.
Sino a cinque – sei anni fa la raccolta di informazioni di base sui clienti si sviluppava lungo un processo consolidato che prevedeva la redazione di un questionario più o meno strutturato, la definizione di un campione, una serie di interviste, una mole di dati raccolti anche su carta, infine quegli stessi dati diventavano numeri inseriti in un database informatico. Ora invece secondo l’esperienza maturata soprattutto in Leroy Merlin siamo, secondo Gianni Bientinesi, in una fase di real time dove non c’è neanche più tempo per riflettere. Ma il processo di trasformazione di dati in conoscenza è sempre fondamentale, solo che richiede un approccio diverso. Le Persone Oltre i Numeri (con la prefazione di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori) si chiede appunto come cambierà il modo di raccogliere, analizzare ma soprattutto utilizzare le informazioni sui clienti attuali o potenziali per far evolvere beni e servizi delle imprese. La vera questione su cui vuole riflettere Gianni Bientinesi è legata al fatto che non si può più parlare di consumatori in modo anonimo ed indifferenziato, ma che ogni persona, proprio perché unica, è complessa da capire con gli strumenti tradizionali.
.
Gianni Bientinesi
Gianni Bientinesi

Senza considerare che se un’azienda può sapere molto se non tutto del cliente, allo stesso modo il consumatore è in grado di conoscere la storia, il modo di agire e la reputazione dell’impresa. Ogni azienda dovrebbe essere in grado di veicolare una propria identità in cui i consumatori possono in qualche modo riconoscersi e sentirsi partecipi dei suoi valori di riferimento. Per il cliente non è più sufficiente essere un consumatore soddisfatto, ma è alla ricerca della felicità: “Credo che la Business Intelligence – conclude Gianni Bientinesi – sia quell’approccio olistico multidisciplinare e multidimensionale che ti consente di comprendere il senso profondo delle cose che sono fondamentali per la costruzione di tutte quelle azioni che ti aiutano a “trasformare” un cliente soddisfatto in una persona felice”.

.

Dalla riflessione condotta da Gianni Bientinesi emergono dieci punti su cui soffermarsi nel dettaglio:1. Rimettere le emozioni al centro: le informazioni devono diventare delle storie che emozionano.

2. Spingere verso l’innovazione continua: la ricerca ha il compito di spingere verso il cambiamento.

3. Ripartire dalle idee: le aziende devono rifocalizzare le loro strategie.

4. Ascoltare i bisogni delle persone: le aziende devono imparare ad ascoltare.

5. Favorire la condivisione: lo scambio con le persone può essere una ricchezza per le aziende se spontanea.

6. Ripensare all’approccio con le persone: dobbiamo rivoluzionare l’approccio metodologico.

7. Ridare fiducia alle persone: occorre lavorare sul concetto di fiducia.

8. La parola chiave diventa “Rilevanza”: le aziende devono sviluppare contenuti rilevanti.

9. Riempire il tempo di senso: il tempo è la risorsa chiave per le aziende.

10. Valorizzare la relazione con le persone: le persone devono ritornare al centro delle riflessioni aziendali.

I consigli di Stefano Pigolotti ai più giovani per la scelta universitaria

In un periodo storico in cui le coscienze sembrano essersi addormentate e le persone sono preda di passioni incontrollate e, a lungo termine, distruttive, è necessario riprendere maggiore consapevolezza di sé, risvegliare la propria coscienza e dare un senso alla propria vita. Un esempio di questa situazione è stata proposta da George Ivanovic Gurdjieff nella sua metafora della carrozza, rappresentazione ideale, e ancora attualissima, dell’essere dormiente, ovvero di colui che non decide la direzione della propria vita, ma ne è succube, condizionato dalle forze esterne che influenzano il proprio percorso. Il Prof. Stefano Pigolotti illustra e spiega la metafora della carrozza in un video.

In questo periodo di scelta dell’Università a cui i giovani devono o vogliono iscriversi, il problema è “a quale corso di laurea iscriversi”.

Sempre più giovani perdono il controllo della loro carrozza perché non sono in grado di scegliere quale sia la strada che vogliono percorrere durante la vita, e per questo si lasciano trascinare dalle emozioni. Farò quello che mi piace fare? Farò quello che mi dicono i genitori di fare?

Nonostante alla base della società occidentale contemporanea ci sia l’idea che ognuno sia artefice del proprio destino, la capacità di prendere decisioni ed effettuare scelte, anche sotto la pressione della scelta genitoriale o della società, non è per nulla scontata e facile, dato che è necessario assumersi le responsabilità delle conseguenze delle proprie scelte. Di conseguenza, esattamente come l’asino di Buridano, le persone non scelgono, morendo, non necessariamente dal punto fisico, sicuramente dal punto di vista spirituale e della coscienza.

Imparare a scegliere di fatto è un vero e proprio allenamento alla vita, e il risultato finale è vivere la vita al massimo delle sue possibilità, sapendo dove si va e facendo le scelte consapevolmente. Ovviamente il percorso di scelta parte dalle scelte di tutti i giorni, per poi passare a scelte sempre più importanti e impattanti sulla propria vita.

Le persone non prendono decisioni per una serie di motivi, fra cui le troppe alternative a disposizione. Avere troppe opzioni a disposizione manda in confusione, specialmente se le opzioni sono fra loro simili e non vi sono chiari elementi per scegliere una piuttosto che un’altra via. Un altro aspetto che blocca le persone è il perfezionismo nelle scelte. Puntare a fare sempre la scelta migliore, per non sbagliare, porta alla fine a non scegliere, pur di non commettere errori. Peccato sia esattamente quello l’errore più grande. Parente stretto del perfezionismo è l’eccesso di razionalismo. Scegliere seguendo solo ragionamenti razionali, si soffocano le emozioni e l’istinto, che sono parte integrante del nostro essere, perdendo aspetti fondamentali di noi stessi durante le fasi scelta. L’errore opposto è l’eccesso di emotività, che porta a fare scelte troppo condizionate dalle emozioni, che portano quindi a scelte mutevoli e ondivaghe.

Proprio per aiutare i più giovani ad orientarsi e scegliere, in maniera consapevole, il loro percorso di studio, sono nati  i Centri di Orientamento agli studi (qui quello dell’Università degli Studi di Torino  e qui quello del Politecnico di Torino).

L’Università  di Torino ha anche realizzato un’app per orientarsi nella scelta universitaria.

Ciò che non tutti considerano è che anche non scegliere in realtà è una scelta, e probabilmente la peggiore che si può prendere, dato che ci si abbandona al destino e si permette di scegliere ad altre persone quali sarà l’indirizzo della nostra vita. Un anno sabbatico preso per svolgere un soggiorno di studio-lavoro all’estero, e apprendere una lingua lavorando, potrebbe “schiarire le idee” a chi non ha ancora preso una decisione sulla propria vita.

Leggi anche
Il Politecnico di Torino 3° al mondo per percentuale di occupazione dei suoi laureati

 

Le scelte più difficili da prendere, come è facile immaginare, sono quelle che costringono a cambiare le proprie abitudini personali e a uscire dalla propria comfort zone familiare, in cui non serve prendere decisioni perché tutto va come siamo abituati che vada. Tutto ciò che porta fuori dalla zona comfort può comportare sofferenza, ma allo stesso tempo fa sentire vivi e padroni del proprio destino.
Per fare scelte consapevoli è necessario conoscere se stessi, capire quali siano i punti di forza e i punti di debolezza da rafforzare, entrando in contatto, finalmente, con se stessi. Nello sport un personal coach, o nello studio un maestro, un docente, può aiutare a compiere questo importante passo, stimolando l’introspezione e la ricerca di se. Compreso chi si è, è possibile eliminare le influenze negative che arrivano dall’esterno, rafforzando solo quelle che aiutano a essere persone sempre più consapevoli e libere di scegliere. Riuscire a comprendere ciò che la voce interiore dice consente, in molti casi, di trovare dentro di sé le risposte per compiere le scelte.  e

E’ fondamentale dunque cercare di ascoltare la propria voce interiore e lasciarsi guidare da essa: sono in molti a sostenere che l’anima racchiuda già in se le risposte che si sta cercando, mentre ogni problema nasce semmai dal decidere di voler ascoltare o meno la propria coscienza.
Il mondo è ricco di persone che hanno avuto il coraggio di fare scelte importanti, talvolta andando contro tutto e tutti, ma la maggior parte di queste persone ha il sorriso stampato sul volto, il sorriso di ha ascoltato il proprio cuore e nient’altro.

Per fare scelte consapevoli serve sapere quale sia il proprio obiettivo. Tutte le scelte, anche quelle più piccole e quotidiane, sono fondamentali per arrivare al proprio obiettivo, sia esso giornaliero, mensile, annuale o della propria vita. Se l’obiettivo finale è particolarmente importante e richiede numerose scelte e sacrifici, la soluzione migliore è creare un piano e seguirlo, dividendo l’obiettivo lontano e apparentemente irrealizzabile in tanti piccoli obiettivi raggiungibili, che saranno la strada per realizzare l’obiettivo finale.

Le scelte importanti, che condizionano una vita intera, arrivano da dentro, ma non sono da prendere in totale solitudine. Parlare con persone fidate, amici, familiari consente di avere punti di vista esterni, anche sotto forma di consigli. È anche possibile scoprire che qualcuno ha preso la stessa decisione, e potrà dare un consiglio con la sua esperienza.

Prendere la vita per le redini è quindi la scelta migliore che chiunque possa fare. Diventare un passeggero consapevole della propria carrozza e non un passeggero dormiente, consente di avere il controllo sui cavalli e sul cocchiere, sia per evitare che i cavalli si lancino in una corsa selvaggia e senza controllo, che può avere esiti disastrosi, sia per evitare che il cocchiere ci porti a destinazione facendo il giro più lungo possibile, per fregare il passeggero e farlo pagare di più, facendogli perdere tempo.

Prendere la vita per le redini significa anche non fare scelte avventate, concedendosi il tempo di valutare le conseguenze, ma senza dimenticare di ascoltare il proprio cuore e il proprio istinto, restando sempre coerenti con se stessi, con le proprie visioni, i propri obiettivi e il proprio sentire. Lo stress della vita quotidiana può portare a pensare eccessivamente e a perdere di vista gli obiettivi importanti, facendo concentrare lo sguardo e i pensieri su dettagli che, in realtà, non sono importanti. Prima di pensare alle scelte da compiere, è sempre bene concedersi un momento di calma per poter ragionare a mente lucida.

Psicologia: l’Associazione E.C.O. di Torino compie 20 anni

L’Associazione senza fini di lucro E.C.O. (Epistemologia – Comunicazione – Orientamento), nata a Torino nel 1998, festeggia 20 anni di attività nel miglioramento della qualità della vita delle persone. Nata per venire incontro alle necessità delle persone che avevano bisogno di assistenza dall’area disabili del Comune di Torino, ha iniziato le sue attività con gruppi AMA (Auto Mutuo Aiuto) per famiglie di disabili con lo scopo di fornire sostegno e trovare soluzioni alle difficoltà che queste incontravano nella gestione dei figli.

Per un decennio l’associazione si è occupata di aiutare le persone disabili a trovare lavoro e proprio mentre svolgeva questa attività nel 2008 è cominciata la crisi economica. A partire da quell’anno si è assistito ad un aumento della domanda di sostegno psicologico, ad un minore disponibilità economica a cui è corrisposta da parte dello Stato un taglio alla spesa sanitaria. Proprio per venire incontro a queste nuove esigenze è nato il progetto di Psicoterapia low cost nel 2011, che ha visto nel primo anno solo 2 persone, il secondo una decina e ora da alcuni anni avviamo, ogni anno, circa 130 psicoterapie che durano in media 30 sedute. Nel corso degli anni si è passati da una maggioranza di richieste per disturbi d’ansia ad una maggioranza di richieste per disturbi di personalità e relazionali. Oltre all’ansia e alla tristezza, la terza emozione che disturba di più le persone che si rivolgono ai servizi dell’Associazione E.C.O è la rabbia. Oltre alla psicoterapia sono stati aggiunti negli anni diversi servizi low cost, come la logopedia, le diagnosi dsa, la neuropsicologia, le ripetizioni e l’assistenza agli universitari.

Per festeggiare i 20 anni dell’Associazione E.C.O, è possibile partecipare alle iniziative che si trovano sul programma. Sono tre i momenti principali della festa; il primo è l’apericena, organizzata il 29 settembre alle ore 19 in Via Nizza 151 a Torino presso A.P.R.I. Onlus. Iscrizioni entro venerdì 28. A seguire, alle ore 21, la conferenza “La vita ai tempi di internet” dove si parlerà di cyberbullismo, Amore & Internet, Psicoterapia & internet e Sicurezza in rete. Domenica 30 settembre alle ore 14 vi sarà la conferenza “La depressione post partum”.

I soldi che verranno raccolti durante i festeggiamenti per i 20 anni dell’Associazione E.C.O serviranno a finanziare il progetto “Psicoterapia sospesa” nato sulla falsa riga del caffè sospeso napoletano. Ad oggi hanno usufruito del progetto persone che rientrano nel REI (Reddito di Inclusione), o a bassissimo reddito, lavoratori in gravissima difficoltà economica, bambini di famiglie a basso reddito. Chi accede al progetto ha la possibilità di pagare 10 sedute di psicoterapia solo 100 euro.

 

QUANDO: 29-30 settembre 2018
DOVE: Via Nizza 151 a Torino presso A.P.R.I. Onlus