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Economia

Agile ex Eutelia, ultimo atto: se i ministeri non pagano si rischia il fallimento

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I ministeri non pagano e il rischio per Agile ex Eutelia è la chiusura. O meglio, il fallimento di un’azienda che era leader nel settore dell’Itc e che è stata portata volutamente (vedremo come) sul lastrico. Il 27 aprile si sono incontrate le istituzioni piemontesi, Regione, Provincia di Torino e Comuni di Torino e Ivrea per valutare la vicenda. La situazione – secondo quanto emerso dall’incontro – è preoccupante, soprattutto per quanto riguarda i crediti che l’azienda vanta nei confronti dei vari ministeri nazionali. A tutto ciò si aggiunge la situazione di stallo che si è venuta a creare al ministero dello Sviluppo economico (per mesi senza titolare a causa della vicenda Scajola) rispetto alla presentazione del bando per la vendita del gruppo. Paolo Romani, attuale ministro, aveva preso impegni precisi fin da novembre dell’anno scorso.

CAPITALISMO IN SALSA ITALIANA. La vicenda Eutelia è una storia fatta di scatole cinesi, prestanome, effrazioni notturne (come quando Samuele Landi, uno degli amministratori, ha fatto irruzione nella sede romana per sgomberarla dagli occupanti). Una storia di imprenditoria all’italiana. Una storia che arriva fino a Londra, al 27 di Holywell Row, dove hanno sede le fantomatiche finanziarie inglesi ultimo anello della catena. Tutto inizia nel maggio del 2006, quando Eunics, azienda partecipata al 35% dall’Eutelia della famiglia aretina dei Landi, acquisisce al prezzo simbolico di un euro la Getronics (ex Olivetti, in mano a un gruppo olandese), compiendo il primo passo verso la nascita di un grande polo delle telecomunicazioni e dell’informatica. O, in alternativa, verso un fallimento programmato.

Nel 2007 nasce Eutelia, e due anni dopo si decide lo scorporo tra It e Tlc, con la nascita di Agile srl, il ramo dell’azienda che è stato portato al fallimento e ha lasciato sul lastrico in tutta Italia 1192 persone (su 2200). A Torino l’occupazione degli uffici di corso Svizzera è iniziata il 4 novembre 2009, coinvolgendo la maggior parte dei lavoratori. (nella foto la maschera bianca simbolo della loro lotta). L’obiettivo era il commissariamento di un’azienda che i dipendenti consideravano sana e dunque in grado di produrre utili. Ai primi di giugno del 2010 il commissariamento è finalmente arrivato, ma le facce dei dipendenti torinesi parlano chiaro: la perdita di gran parte delle commesse (tra cui Regione e Provincia) ha di fatto prodotto sfiducia tra i lavoratori, che da quel giorno in poi hanno pensato solo a salvare il salvabile, ovvero stipendi arretrati e Tfr. Il commissariamento ha seguito di pochi giorni la notifica del sequestro conservativo dell’azienda di tlc di Arezzo in relazione a irregolarità fiscali. Il controllo di gestione dell’intera galassia è quindi oggi a tutti gli effetti affidato a custodi giudiziali.

LE REAZIONI SINDACALI. “Non è la prima volta che le istituzioni locali e la Regione in particolare assicurano il loro interessamento presso il governo per quanto riguarda Agile: visto il silenzio assordante che accompagna questa vicenda speriamo che questa volta il loro interessamento abbia miglior fortuna”. Parole di Federico Bellono, segretario provinciale Fiom Cgil, che insieme ai colleghi Fabrizio Bellino e Claudio Gonzato ha partecipato all’incontro: “Ci auguriamo che non siano i lavoratori, che con senso di responsabilità continuano a tenere in vita una azienda che molti avevano data per morta da tempo, a dover pagare le lentezze e le incertezze altrui”.

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