Cronaca
45enne di Verbania da 2 mesi in carcere preventivo in Polonia
Le ragioni di questo fermo riguardano un evento accaduto nel 2001, in un’azienda italiana con sede a Gorzow. Il pr dicembre del 2001 avvenne una violenta esplosione in cui persero la vita 5 operai, alcuni subirono lesioni gravi, tra cui ustioni profonde su oltre il 30% del corpo, e altre 4 persone rimasero ferite in modo lieve. Dall’inchiesta che seguì l’incidente emerse una responsabilità dei V.S., di Verbania, che era già rientrato in Italia, per il quale venne spiccato un mandato di arresto europeo per omicidio colposo plurimo.
E’ rinchiuso in una cella di 10 mq con altri 2 detenuti, dove vi è una sola finestrella di plexiglas così alta da non poter permettere neppure di guardare fuori. Ha un’ora d’aria in un cortiletto fatiscente si può lavare per soli 5 minuti una volta alla settimana. Il suoi soli contatti con l’esterno sono 2 visite al mese, una di 1 ora e una di 2 ore. Può scrivere e ricevere lettere ma non può telefonare, neppure al suo avvocato. Questa situazione è aggravata dal fatto che lui non parla né il polacco né il tedesco, le uniche lingue conosciute dai suoi carcerieri, quindi in caso di necessità sarebbe complicato anche solo chiedere aiuto.
Per questo l’avv. Pipicelli sta sollecitando le autorità competenti ad attivarsi per porre fine questa situazione, giudicata inaccettabile, soprattutto considerando che si tratta di una soluzione preventiva. Esistono infatti molti testimoni pronti a difendere l’italiano, che deve essere considerato innocente fino a prova contraria. L’11 luglio scade il fermo preventivo e ora si lotta per evitare che questa data venga prorogata, cosa purtroppo molto probabile. Intanto i giudici stanno proseguendo con la ricerca dei testi per difendere V.S. nel processo, che per il reato che gli è contestato rischia una pena, secondo la legislazione polacca, fino a 8 anni di reclusione.