Piemonte
Le pazienti del Valdese manifestano a Torino per difendere il futuro dell’ospedale
Il documento ufficiale rilasciato dall’assessore Monferino, accanito sostenitore della chiusura dell’ospedale e che ha sempre rifiutato il contraddittorio con medici e pazienti, riporta dati erronei e lascia intendere soluzioni che non hanno ancora avuto luogo. La partecipazione alla mobilitazione è stata consistente e ha portato alla formazione di un corteo spontaneo che si è mosso da piazza Castello, ha percorso via Roma fino a piazza Carlo Felice e poi è tornato in piazza Castello da via Lagrange e piazza Carignano.
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Secondo le pazienti il grave danno per la salute di pazienti oncologiche, costrette a interrompere cure chemioterapiche, o di pazienti con diagnosi di tumore è evidente. Dopo una diagnosi, il Valdese garantiva l’intervento entro un mese, mentre dopo la chiusura i tempi di attesa negli altri ospedali si sono allungati oltre i due mesi, quindi sono superiori a quelli previsti per una patologia tumorale.
Molti degli interventi hanno puntato sulla peculiarità della situazione del Valdese perché, diversamente da quanto accade in altre città italiane, a scendere in piazza a Torino sono i pazienti. Lo scopo è difendere un modello sanitario considerato un’eccellenza sanitaria e basato su percorsi organizzati sull’assistenza al paziente dal momento della diagnosi a quello delle terapie e del follow up. Spostare i servizi altrove, anche qualora fosse realizzato in tempi brevi e questo appare ad oggi complesso, equivarrebbe a disintegrare un sistema funzionante e un riferimento per l’oncologia senologica.
L’ospedale Valdese di Torino è il secondo ospedale del Piemonte per numero di interventi alla mammella 600 all’anno di cui 400 tumori ed è uno dei centri di eccellenza per il depistaggio e la cura dei tumori mammari. Il tempo di degenza per paziente è di 1,6 giorni, nettamente inferiore a quello della media regionale, con evidente risparmio economico. I pazienti difendono il loro diritto alla salute e a continuare a essere seguiti in un centro d’eccellenza invece di subire liste di attesa per finire in strutture non specializzate nella diagnosi e trattamento del tumore mammario.