Economia

Fatturazione elettronica. Giorgio Felici (Presidente Confartigianato Piemonte): ‘Un nuovo fardello’

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Mancano circa due mesi all’entrata in vigore della fatturazione digitale anche per le imprese e i professionisti del Piemonte. Dal primo gennaio prossimo, quindi, un nuovo sistema informatico manderà in pensione la vecchia fattura cartacea e imporrà a tutti gli imprenditori di dialogare utilizzando un unico linguaggio elettronico.

“Il Governo ha dichiarato che non ci sarà nessuna possibilità di proroga – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – e questa nuova incombenza andrà a impattare pesantemente sulla vita delle micro e piccole imprese. Un nuovo fardello che si aggiunge a tutti gli altri oneri con un’aggravante in più a causa della scarsa padronanza digitale di molti imprenditori”.

Le circa 118.366 imprese artigiane del Piemonte, più i professionisti a partita IVA, fatta eccezione per i contribuenti del regime forfettario e dei minimi, che comunque dovranno avere gli strumenti per ricevere il documento, avranno l’obbligo di dotarsi di un apposito programma informatico attraverso il quale le fatture saranno archiviate e spedite direttamente all’Agenzia delle Entrate. Il software, l’XML (eXtensible Markup Language), è un sistema di interscambio che funziona da snodo tra gli interessati e ha il compito di verificare la correttezza dei dati e del contenuto, ai fini dei controlli previsti per legge.

“Tutti coloro che hanno un’attività amministrativa saranno coinvolti da questo cambiamento epocale – continua Felici – un cambiamento che sta giustamente mettendo in agitazione le imprese artigiane che sono chiamate a fare un enorme sforzo per adeguarsi alle nuove norme che richiedono competenze digitali. Una trasformazione di grande impatto che investirà la quotidianità degli operatori e che andrà spiegato con momenti di approfondimento.”

Per sostenere imprese e professionisti in questo passaggio, Confartigianato ha attivato in Piemonte una serie di iniziative territoriali durante le quali verranno spiegate le novità che riguardano il ciclo attivo e il ciclo passivo della fatturazione, il Sistema di Interscambio (SdI), il sistema informatico dell’Agenzia delle Entrate attraverso il quale transitano le fatture elettroniche in formato XML, e le regole di funzionamento e di accreditamento previste. Tutto deve essere, perciò, gestito a norma di legge.

E l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato offre la rappresentazione, quasi tangibile, della rivoluzione che colpirà il sistema produttivo italiano.

Il volume di fatture emesse in formato elettronico verso la PA è di circa 30 milioni, ma si moltiplica per cinquanta volte considerando le transazioni tra imprese e arrivando a circa 1,5 miliardi di fatture emesse in un anno.

L’obbligo, previsto dalla Legge di bilancio 2018, dovrà garantire al bilancio dello stato fino a 2,4 miliardi di euro di maggiori entrate, si concretizza in un contesto in cui la complessità burocratiche sono un problema per l’84% degli imprenditori italiani, oltre venti punti sopra il 60% della media UE. Il tempo necessario per pagare le imposte per una impresa italiana è del 48,1% superiore a quello impiegato da un competitor dell’area Ocse.

Nell’analisi del perimetro delle imprese interessate dal nuovo adempimento viene considerata la presenza di 988 mila imprese fornitrici della PA che già emettono fatture elettroniche, i 935 mila imprenditori in regime forfetario e di vantaggio esclusi dall’emissione in formato elettronico, a cui si aggiunge la platea delle imprese persone fisiche interessate dalla flat tax introdotta dalla manovra di bilancio, che estende l’ambito di applicazione del regime forfetario dei minimi con ricavi fino a 65.000 euro; in relazione al totale delle imprese che adotteranno il regime forfetario si definirà il volume delle fatture elettroniche emesse.

Nel confronto europeo si rileva che – dopo l’introduzione dell’obbligo di fatturazione nei confronti della PA – in Italia la quota di piccole imprese che emettono fatture elettroniche è del 28,8%, quasi il doppio del 16,0% della media UE.

Il report, inoltre, ha messo in evidenza che nell’ambito della progressiva digitalizzazione delle relazioni tra contribuenti e Amministrazione fiscale la complessità si trasforma e richiede un maggiore apporto professionale: nell’arco degli ultimi cinque anni – che comprende anche l’avvio della dichiarazione precompilata – le famiglie italiane che si rivolgono ad un commercialista, organizzazione o altra persona a pagamento sono salite del 16,2% (1,9 milioni di famiglie in più), con una quota di famiglie che presentano moduli fiscali compilati con l’assistenza di professionisti e Caf che nel 2017 sale al 59,0%, oltre cinque punti superiore al 53,6% di cinque anni prima; questa tendenza si associa alla bassa interazione digitale con la PA, che per i cittadini italiani è più dimezzata rispetto alla media UE.

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