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Le due vigne, intervista con Luigina Lorenzi Zago

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Un territorio che conosciamo bene è al centro del romanzo Le due vigne, scritto da Luigina Lorenzi Zago per Buendia Books. Siamo sulle colline dell’astigiano, tra Canelli e San Damiano, tra inevitabili filari di vite. Quella narrata in questo libro è una vera e propria saga familiare, la saga della famiglia Albertis, raccontata da una diretta discendente degli Albertis che diedero vita all’omonima azienda viniticola.

Seguiamo le vicende di Pietro e di sua moglie, dei loro figli Gioachino e Alfredo e dei loro discendenti. Un mondo lontano nel tempo, nel quale però ritroviamo la stessa passione per la terra che in quelle zone è ancora vivida oggi. Trovate qui la recensione completa del libro.

Luigina Lorenzi Zago ha risposto alle mie domande.

Da cosa è nata la voglia di raccontare la storia della tua famiglia?

La voglia di raccontare la storia della mia famiglia è nata dal legame molto forte che ho con il territorio piemontese in particolare Canelli e San Damiano, (ma anche con Asti in effetti sul nuovo libro che sto scrivendo c’è sia San Damiano sia Asti). Oltre al legame per il territorio c’erano i racconti, nella cucina di mio nonno davanti al poutagè,dove si parlava di vecchie tradizioni di famiglia. Mio nonno era molto triste per la morte di mia nonna avvenuta in giovane età e questa sua tristezza mi è sempre rimasta nel cuore. Volevo in qualche modo cercare di riportare alla luce quali grandi sofferenze aveva provato allora, ed evidenziare il carattere di suo padre/padrone e come la madre di mio nonno aveva dovuto subire le sue angherie.

Come hai ricostruito vicende tanto lontane nel tempo?

Una volta le storie di famiglia venivano passate di padre in figlio per far capire e portare avanti le tradizioni. Ricordo la nonna paterna che ogni giorno riceveva una sua amica che raccontava episodi del Carso, infatti da quei racconti ho tratto un elaborato che s’intitola “Il figlio della Guerra” che ho presentato due anni fa in un concorso a Pederobba e ho vinto un piccolo premio ed una menzione. Questo naturalmente è solo per spiegarti come un tempo venivano passate le informazioni anche molto vecchie tramite i racconti delle persone mature. Io ho sempre ascoltato con piacere ciò che gli anziani avevano da dire.

Al centro, come fosse un filo conduttore inalterabile, c’è il vino, vero oro di queste terre. Asti e il vino è un connubio indivisibile?

Il vino è per me un connubio indivisibile non solo per i vari territori dell’astigiano (il vino riesce a far apprezzare i nostri territori anche ai turisti) ma si sposa perfettamente con la scrittura e la lettura ed inoltre è parte integrante delle nostre giornate. Il vino accompagna ogni portata a tavola, si brinda per augurare felicità e benessere, si brinda per l’inizio del nuovo anno; oltretutto i polifenoli contenuti nell’uva hanno proprietà salutari. Il vino crea emozioni, eventi ed è un toccasana per l’animo.

Qual è il tuo rapporto con le colline astigiane?

Il mio rapporto con le colline astigiane è ottimo perché riescono con i colori ed i sapori a infondermi un clima di beatitudine e benessere anche mentale. Vedere le dolci colline, i vigneti e il colore dei grappoli è una vera gioia per me. Inoltre la storia,la cultura e gli eventi come ad esempio il “Palio”, “La Barbera Incontra” ed altro, riescono a conquistare l’animo delle persone che si ritrovano per condividere momenti liberi, idee, creatività e altro. Vado spesso a San Damiano perché la sua struttura medioevale mi infonde serenità e mi da nuovi stimoli per scrivere. Prima del rientro a casa passo naturalmente da Asti che ammiro e apprezzo. Ho scattato molte foto anche ad Asti e ho dei ricordi molto belli di momenti felici. Le colline astigiane rappresentano il mio passato ma anche il presente. Il nostro Piemonte è un’eccellenza in fatto di gastronomia e enologia.

E con il mondo del vino?

Il vino ho iniziato ad apprezzarlo fin da ragazzina, in parte per il discorso di mio nonno, in parte per il fatto che a casa nostra c’era sempre tanta gente. La domenica arrivavano i parenti in visita e la mamma preparava i tajarin; sulla nostra tavola c’era sempre della buona barbera oppure del dolcetto, mentre con la torta fatta in casa c’era lo spumante. Erano momenti gioiosi. A tavola si parlava di tante cose e si rideva. Ciò che mi entusiasmava era vedere il colore del vino nel bicchiere ma anche il profumo e il sapore. Da ragazza sono andata a vendemmiare ed è stata un’esperienza magica e unica. Quei grappoli così sodi e maturi da toccare con la mano. Nei miei racconti cerco di far capire alla gente quanto impegno e quanta fatica occorra per fare in modo che la vigna produca del buon vino e credo che per arrivare ad avere ottimi risultati ci sia bisogno oltre all’impegno anche tanto amore per il territorio.

Il libro esce proprio mentre Canelli ha ottenuto il riconoscimento Docg per il suo Moscato. Cosa cambierà a partire dal 2020?

Canelli è sempre stata leader nella produzione di Moscato e sono contenta che abbia ricevuto il riconoscimento. A mio parere dal 2020 la produzione aumenterà anche perché sempre più gente apprezza i nostri territori ed il nostro vino. Il Moscato con il suo aroma fruttato e floreale, è lo spumante che induce a pensare al nuovo che avanza, a nuove idee e nuove imprese. Cosa c’è di meglio che brindare con dell’ottimo Moscato a questo mio libro che fa pensare alle tradizioni del passato ma che apre la porta a tutto ciò che è novità e a nuove opportunità. Un ringraziamento da parte mia alla casa editrice Buedia Books, a San Damiano, Asti e Canelli.

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