Cronaca

Badante accusata di aver avvelenato l’anziano assistito con il paraflù: “per me era come un nonno”

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Per il pm è stata la badante ad avvelenare l’anziano assistito con il paraflù, anche perché è l’unica a trarne vantaggio, ma lei nega tutto e in lacrime mostra le prove fotografiche di come con lei la vita dell’anziano di Sant’Antonino di Susa sia migliorata. Un album che racconta di feste e gite insieme molto lontano dall’immagine che ne da l’accusata, di nome Fanny, di un uomo abbandonato a se stesso prima che arrivasse lei. “Mi sono presa cura di lui a 360 gradi, non gli ho mai fatto mancare niente, gli ho cambiato la vita – racconta la donna -. L’ho conosciuto a febbraio 2011 perché aveva messo un annuncio in cui diceva che stava cercando una badante. Viveva solo e mi sono subito resa conto che la sua igiene personale e le condizioni della sua casa erano inaccettabili: non aveva cura della sua persona; con il tempo mi sono resa conto che nessuno l’aiutava e siccome io ho sempre fatto volontariato ho deciso di prendermi cura di lui anche fuori dall’orario di lavoro, cercando di ridargli dignità”.

E ancora: “Per me non era un estraneo, era come mio nonno. Noi peruviani siamo abituati per cultura a prenderci cura delle persone che hanno bisogno. Ho solo migliorato le sue condizioni”. La donna mostra a riprova delle sue intenzioni un riconoscimento che le è stato dato dalla comunità maltese per il ruolo avuto con alcuni anziani di quel paese residenti in Italia. Per un gruppo di connazionali riuniti fuori dal Tribunale con striscioni e scritte Fanny è innocente. Ma solo lei poteva beneficiare della morte dell’uomo di cui da contratto stipulato dal notaio doveva prendersi cura fino alla morte in cambio dell’intestazione della casa di lui.

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