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Torino: condannata in appello a 6 anni per aver investito il proprio aggressore

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Dopo l’assoluzione in primo grado per legittima difesa, Aurela P., commessa di 30 anni, è stata condannata in appello a 6 anni di carcere perché i giudici hanno ritenuto che trovandosi in macchina e avendo una via di fuga, secondo la perizia, la donna avrebbe potuto evitare di investire e uccidere Massimo Garitta, 53 anni, passando con le ruote anteriori sul corpo.

L’omicidio è avvenuto il 31 dicembre 2018 a Ovada, quando nel pomeriggio la trentenne voleva acquistare della droga. Carica in macchina Garitta, senza fissa dimora, e insieme si dirigono verso un campo. È lì che avviene il tentativo di violenza sessuale: la donna scappa dalla macchina e l’aggressore con ancora i pantaloni calati la insegue. Lei, allora, torna sul veicolo e anziché invertire il senso di marcia per uscire dal piazzale e andarsene, secondo i periti avrebbe percorso 25 metri in direzione del 53enne per investirlo.

Proprio l’accanimento sull’uomo, reso inoffensivo, fa propendere per la condanna a 6 anni in abbreviato, con alcune attenuanti, come quella della “provocazione” per il tentativo di violenza sessuale.

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