Ambiente
Ad Asti un Acquario da 60mila euro
“I lavori sono costati 60mila euro circa – spiega Alessandro Cortese, presidente dell’Ente Tutela Pesca – e sono terminati nel 2008. Oggi l’acquario conta sette vasche con una quindicina di diverse specie ittiche locali, una piccola libreria e, naturalmente il laboratorio. Tutto è a disposizione di tutti, nel senso che i cittadini, i visitatori che si recano ad Asti, gli appassionati di pesca e, naturalmente le scuole possono recarsi qui a trascorrere un po’ di tempo ad osservare, studiare, ricercare secondo metodo scientifico, non solo i pesci, ma i torrenti, l’ambiente che ci circonda, le norme che regolano il settore ittico. Quello che preme, infatti, è l’informazione e la riqualificazione di questo settore. Le pubbliche istituzioni, Provincia e Comune di Asti, devono sensibilizzarsi al problema e sostenerci. Ciò che manca – è vero – sono i fondi, ma anche i collaboratori qualificati. Oggi l’acquario è aperto solo un giorno a settimana con ingresso gratuito e un volontario che fa da guida”.
Non sono in molti a sapere che diverse specie di pesci, un tempo presenti nei corsi d’acqua dell’astigiano, e del Piemonte, sono praticamente scomparse o quasi.
“Il luccio – racconta Sergio Malaga, segretario dell’Ente – a causa dell’inquinamento e delle massicce immissioni di pesci non autoctoni, per ripopolamento consumistico, mal programmato, è diventato difficile da reperire. Per non parlare del danno provocato dall’introduzione, nelle nostre acque, del siluro, un pesce proveniente dai paesi dell’Est, che può arrivare fino a due metri di lunghezza, vorace e predatore. Famelico di anguille, anche queste sempre più assenti”.
Nell’acquario si possono già osservare, tra le varie specie, lucci, trote, tinche, temoli, alborelle e vaironi.
Un’attenzione particolare è riservata alla tutela dell’ambiente, vista in ottica di attrattiva turistica e alla necessità di recuperare lo stato di salute dei corsi d’acqua nostrani. Secondo Cortese, infatti, i torrenti dell’astigiano risultano inquinati, in particolare l’ultimo tratto del fiume Belbo e il Borbore che riceve scarichi urbani, mentre in buone condizioni è il Triversa, fino a Villafranca, che beneficia di acqua sorgiva ed è distante da insediamenti industriali.
Nella foto: da sinistra, Sergio Malaga, Renato Fasano e Alessandro Cortese, rispettivamente segretario, vice presidente e presidente dell’Ente Pesca