Cultura
Martone: “Con i tagli al Fus cultura verso la soluzione finale”
In attesa della mobilitazione nazionale del 26, 27 e 28 marzo, Martone invita le componenti del mondo culturale a fare sistema: “L’ultimo taglio dimostra chiaramente come tutta la filiera culturale sia sotto attacco: la scuola, l’università, la ricerca, i beni architettonici e storici, il cinema, il teatro. C’è qualcuno che pensa di lucrare politicamente sull’involuzione culturale del Paese. La drammaticità di questa situazione non è stata recepita poiché non si comprende come tutta la catena di settori messi in discussione dai tagli faccia in realtà parte di una stessa filiera. I tagli alla scuola e quelli al teatro sono la stessa cosa, ma per alcuni sono solamente battaglie corporative”.
La riduzione del Fondo unico per lo spettacolo da 258 a 231 milioni potrebbe essere letale per molte importanti istituzioni culturali, il tutto a fronte di un mancato accorpamento di elezioni amministrative e referendum che avrebbe fatto risparmiare alle casse dello Stato ben 300 milioni. “Io vedo una stretta correlazione fra le tensioni separatiste e la riduzione dei finanziamenti alla cultura” ha continuato Martone, non senza un sotterraneo rimando a quello che è il nucleo fondamentale della sua ultima opera cinematografica. L’ultimo baluardo in grado di tenere in vita il sistema culturale sembrano essere gli spettatori: “Mentre il governo fa la guerra alla cultura c’è la forza del pubblico a tenere in piedi questo sistema. Se non vi fosse questo pubblico che percepisce la cultura come un bisogno, tutto andrebbe perso”. Martone sottolinea come, spesso, vengano delegittimate le rivendicazioni delle categorie più deboli, quasi che lavorare nello spettacolo sia, intrinsecamente, un’attività parassitaria: “I cittadini portano avanti la loro battaglia per la sopravvivenza della cultura con volontà ed energia ma cosa fa la classe politica? E non parlo né di destra, né di sinistra, perché sono sicuro che anche parecchi intellettuali di destra saranno sbigottiti da questi tagli”.
Il paragone con quanto avviene negli altri paesi europei toccati dalla crisi è scontato: “Ma vi rendete conto che qualcuno ha proposto di chiudere l’Istituto Luce? Sarebbe come chiudere gli Uffizi a Firenze… Altrove i fondi per la cultura vengono difesi, se non aumentati, e la cultura diventa una soluzione per fronteggiare la crisi”.
E a chi gli chiede quando la Rai trasmetterà la versione integrale di Noi credevamo Martone risponde con un sorriso sornione: “Spero il più tardi possibile ma è anche importante sapere su che rete, a che ora e in che giorno andrà in onda”.