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La tragedia di Superga 62 anni dopo: il Grande Toro vuole riavere la casa. Fotogallery del Fila

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“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta”, scrisse Indro Montanelli poco tempo dopo la tragedia che cambiò la storia del calcio italiano, Superga: 4 maggio 1949. Ventiquattro (trentuno con equipaggio e giornalisti) le vittime che ancora attendono il ritorno nel loro stadio, quel Filadelfia dove Mazzola e compagni passeggiavano sugli avversari e oggi ridotto a un rudere abbandonato. È dal 1998 che i tifosi granata ne attendono la ricostruzione: l’ennesimo anniversario della tragedia non fa che riaprire la ferita.

Nelle consuete e affollate celebrazioni del pomeriggio, contestato Cairo presente a Superga con la squadra.

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LO SCHIANTO. È il 4 maggio 1949: il Grande Torino decolla con un trimotore Fiat G.212 dall’aeroporto di Lisbona alle 9,40 e atterra alle 13 all’aeroporto di Barcellona. Durante lo scalo, mentre l’aereo viene rifornito di carburante, la squadra incontra a pranzo quella del Milan diretta a Madrid. Alle 14:50 l’aereo decolla con destinazione Torino, dove il tempo è pessimo: nuvole basse, pioggia, forte vento, visibilità scarsissima. Alle ore 17,03 l’aereo con il Grande Torino a bordo, eseguita la virata verso sinistra, messo in volo orizzontale e allineato per prepararsi all’atterraggio, si va invece a schiantare contro il terrapieno posteriore della basilica di Superga. Il pilota, che credeva di avere la collina alla sua destra, se la vede invece sbucare davanti all’improvviso e non ha il tempo di fare nulla: la squadra più forte di tutti i tempi diventa “immortale”.

I TITOLI. Cinque scudetti vinti consecutivamente (42-43, 45-46, 46-47, 47-48 e 48-49), una Coppa Italia (42-43), dieci giocatori su undici in Nazionale (11/05/47, Italia-Ungheria 3-2, a segno Loik e doppietta di Gabetto), 408 reti segnate negli anni degli scudetti (Mazzola 97, Gabetto 86, Loik 62, Ossola 50, Menti 39, Castigliano 35, Grezar 19, Martelli 10, Ballarin 4, Bongiorni 2, Fadini, Maroso, Rigamonti e Schubert 1), miglior punteggio in classifica 65 punti (47/48), la vittoria casalinga con maggior scarto 10-0 con l’Alessandria (47/48), la vittoria in trasferta con più gol realizzati 7-0 con la Roma (47-48), il più alto numero di partite vinte fra le mura amiche 19 su 20 (47-48), il maggior numero di punti conquistati in casa 39 su 40 (47-48), il massimo numero di reti in campionato 125 (47-48). Record unici nella storia del calcio mondiale.

LA SQUADRA. Valerio Bacigalupo, portiere; Aldo Ballarin, terzino; Dino Ballarin, terzo portiere; Emile Bongiorni, centravanti; Eusebio Castigliano, mediano; Guglielmo Gabetto, centravanti; Ruggero Grava, ala e centravanti; Giuseppe Grezar, mediano; Ezio Loik, mezz’ala; Virgilio Maroso, terzino; Danilo Martelli, mediano e mezz’ala; Valentino Mazzola, mezz’ala; Romeo Menti, ala; Pietro Operto, terzino; Franco Ossola, ala e centravanti; Mario Rigamonti, centromediano; Julius Schubert, mezz’ala. Con loro perirono Rinaldo Agnisetta, amministratore delegato; Ippolito Civalleri, accompagnatore; Ottavio Cortina, massaggiatore; Leslie Lievesley, allenatore in seconda; Egri Erbstein, allenatore; Andrea Bonaiuti, responsabile della trasferta; Renato Casalbore, giornalista e fondatore di Tuttosport; Luigi Cavallero, giornalista capo dei servizi sportivi de La Stampa; Renato Tosatti, giornalista sportivo della Gazzetta del Popolo; e i membri dell’equipaggio dell’aereo sul quale viaggiava la squadra. Sopravvissero perché rimasti a Torino: Sauro Tomà, terzino che era infortunato; Renato Gandolfi, morto il 30 aprile 2011, secondo portiere lasciato a casa dal presidente Novo, che aveva accolto la richiesta di Aldo Ballarin di far andare a Lisbona il fratello Dino; Nicolò Carosio, giornalista radiofonico inventore della radiocronaca sportiva che rimase in Italia per la cresima del figlio.

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