Alessandria
Caselli: “Indagine parallela a quella torinese”. Territori d’azione: Novi Ligure, Alba, Sommariva Bosco, Asti, Alessandria
Oltre al ‘capo società’ Pronestì, gli altri esponenti di spicco di questa costola piemontese della ‘ndragheta reggina sono Rocco Zangarà, Domenico Persico, Antonio Maiolo, Damiano Guzzetta e, appunto, Giuseppe Caridi, ammesso nell’associazione come ‘picciotto’. Proprio l’affiliazione di Caridi è uno degli elementi più interessanti dell’inchiesta, che ha consentito di entrare, grazie alle acquisizioni tecniche, nel quotidiano delle dinamiche interne dell’associazione di stampo mafioso. “L’appartenenza allo stato del consigliere comunale – racconta il generale Parente, vicepresidente del Ros – era infatti ostativo alla sua affiliazione al ‘locale’ del basso Piemonte. Un problema risolto positivamente, perché un politico, ove capace di adeguarsi alle regole, può rivelarsi una risorsa ai fini dell’associazione”.
Le prime prove dell’esistenza di un ‘locale di ‘ndrangheta’ sul territorio piemontese risalgono al 2009, quando era stato documentato un incontro avvenuto a Rosarno tra il ‘Capo crimine’ Domenico Oppedisano e i due indagati Rocco Zangrà e Michele Gariuolo, che volevano costituire un nuovo ‘locale’ di ‘ndrangheta ad Alba. Proprio in quel frangente era emerso il ruolo di vertice Pronestì, che non condivideva la creazione di un’altra struttura territoriale. Infatti, con soluzione di compromesso, ad Alba viene costituita una società minore, subordinata a quella di Novi.
Nell’ambito dell’operazione ‘Maglio’ sono stati acquisiti altri documenti potenzialmente interessanti: elenchi di nominativi, suddivisi in ‘fiori da prendere’ e ‘fiori mandati a casa’, un elenco di bar e un documento con le formule di affiliazione originali all’associazione mafiosa, formule simboliche, pompose e un po’ ridicole, se non fosse molto serio il contesto in cui vengono pronunciate.Documenti che, comunque, delineano nel dettaglio l’esistenza e l’operatività di un locale di ‘ndrangheta collegato alle strutture di vertice dell’organizzazione calabrese e caratterizzato da tutti gli elementi tipici dell’organizzazione di riferimento: struttura verticistica, ordinata secondo una gerarchia di poteri, di funzioni e di una ripartizione dei ruoli degli associati; pratica di riti legati all’affiliazione dei membri dell’associazione e all’assegnazione di ‘doti’ o ‘cariche’; comunanza di vita e di abitudini, scandita dall’osservanza di ‘norme interne’; forza di coesione del gruppo che assicura omertà e solidarietà nel momento del bisogno, nonché assistenza agli affiliati arrestati o detenuti e sussidi economici ai loro familiari; impermeabilità verso l’esterno ottenuta anche con l’utilizzo di linguaggi convenzionali; disponibilità di armi.