Seguici su

Economia

Fiom vs. Fiat, la battaglia si sposta a Melfi: “Trasferimenti forzati per i nostri iscritti”

Avatar

Pubblicato

il

Allo stabilimento Fiat di Pomigliano ”chi è iscritto alla Fiom non viene assunto. Siamo di fronte a una discriminazione della nostra Costituzione e servirebbe una risposta del governo”. L’accusa la lancia il leader delle tute blu Cgil Maurizio Landini, parlando con i giornalisti a Firenze, a margine di un convegno di Federmeccanica. ”Se il governo vuole fare rispettare la Costituzione – ha aggiunto – dovrebbe impedire che qualcuno possa non essere assunto per le idee che ha o la tessera che ha in tasca. E’ un problema generale di libertà”. Un problema che non riguarda solo Pomigliano, almeno secondo quanto scrive l’Espresso sullo stabilimento lucano di Melfi:

[…] a Melfi gli operai non sorridono più. Gli italiani hanno visto nel servizio di Claudio Pappaianni, andato in onda su Servizio Pubblico di Michele Santoro, il preposto aziendale Francesco Tartaglia minacciare un operaio: “Io ti stacco la testa e la appendo in piazza”. Tartaglia è lo stesso che la sera del 14 luglio 2010 fece partire la contestazione che portò al licenziamento di Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, della Fiom, colpevoli di aver “interrotto la produzione” con uno sciopero.

[…] A un chilometro dalla fabbrica c’è un capannone isolato, la ex Itca, dove vengono trasferiti gli iscritti Fiom o gli attivisti, dice il segretario lucano Fiom Emanuele De Nicola: “Abbiamo denunciato come sindacato quei trasferimenti, con cui si vuole confinare chi è tesserato al nostro sindacato”. Secondo De Nicola: “Sono una decina i licenziati della Fiom dal 2010, mentre con la ‘mobilità interna’ chiunque può essere spostato di reparto senza preavviso”.

Come Marco Forgione, anche lui della Fiom, che a 30 anni ha avuto un tumore ai polmoni: “La mia cartella clinica dice che non posso stare vicino alle polveri e ai solventi”, dice, “ma mi hanno messo in lastratura, alla Itca, dove non posso respirare bene”. Marco chiede spiegazioni del trasferimento al caporeparto, che ammette: “Vi hanno messo qui perché appartenete a quella sigla sindacale”.

A chi gli chiede un commento sul “kit del dirigente” diffuso (e difeso a spada tratta) dalla Fiat a Mirafiori, Landini risponde che ”noi abbiamo sempre preso sul serio la Fiat. Quello che l’azienda ha imposto in modo autoritario è un nuovo sistema di gestione delle imprese in cui il sindacato non esiste più. Quello che sta succedendo dimostra che è la Fiat che fa le assemblee, che costruisce il rapporto con i lavoratori, i nuovi delegati sono i capi e i quadri. Alla richiesta avanzata da 20mila persone di fare un referendum abrogativo la risposta è stata negativa. Hanno fatto votare sotto ricatto a Pomigliano e Mirafiori – denuncia Landini – e gli altri 86mila che chiedono di potersi esprimere su quell’accordo non possono farlo”.

Se sul fronte sindacale le questioni sul tavolo restano molte, per il Lingotto qualche soddisfazione in più arriva dai tribunali, e più precisamente da quello civile di Torino. Il giudice della 4/A sezione Maura Sabbione ha infatti condannato la Rai e il giornalista Corrado Formigli a un risarcimento di 7 milioni di euro (danno patrimoniale 1 mln 750mila euro, non patrimoniale 5 mln e 250 mila euro) nei confronti di Fiat Group Automobiles, per il servizio trasmesso nella puntata del 2 dicembre 2010 di Annozero (guarda il video).

Il conduttore, Michele Santoro, è invece stato assolto. Il servizio aveva come oggetto un confronto tra vetture di diverse case automobilistiche, tra cui la Alfa Mito, e venivano mostrate le immagini di due prove differenti compiute in diversi momenti. Il comportamento di Formigli (che attualmente conduce PiazzaPulita su La7) è stato giudicato “denigratorio perchè scredita il valore di un’auto che è il simbolo di una casa automobilistica produttrice ed inoltre è difforme dal vero, in quanto atto a rappresentare una falsa realtà”.

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

adv

Dalla home

adv

Facebook

adv