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La sofferenza della Sanità in Piemonte: dal collasso dei fornitori ospedalieri ai fondi immobiliari della Regione

Redazione Quotidiano Piemontese

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medici-piemonteIl governatore del Piemonte Roberto Cota vuole migliorare la situazione delle casse regionali rispetto alla Sanità lanciando due fondi immobiliari. Ma la situazione dei fornitori della Sanità Piemontese è sempre più grave Le aziende fornitrici degli ospedali del Piemonte che sono  circa 900 con quasi 50.000 dipendenti sono vicine al collasso a causa dei ritardi nei pagamenti e per la contrazione degli ordini ricevuti negli ultimi anni. Secondo Sergio Maiocco, presidente dell’associazione fornitori ospedalieri del Piemonte: “Noi non siamo a priori  contro la spending review, ma vogliamo fare capire alla nostra classe politica che sprechi e privilegi non arrivano per quanto riguarda la sanità da un settore come il nostro. La rinegoziazione dei contratti già stipulati con le Asl sarebbe deleteria e provocherebbe fallimenti certi, con perdita di migliaia di posti di lavoro”.

Il Fatto Quotidiano spiega dove vuole andare a parare la Regione con i fondi mobiliari

Cota, con il lancio di due fondi immobiliari pensa di portare in tempi rapidi nelle casse regionali circa 600 milioni di euro. La ratio dell’iniziativa è semplice: la Regione raccoglie immobili sui quali può esprimere anche una valutazione, si costituisce un fondo, si affida a una Sgr (società di gestione del risparmio) la quale, nel momento in cui acquisisce la disponibilità del patrimonio, anticipa all’Ente subito una somma (600 milioni, appunto). Nel primo fondo, definito Fondo immobiliare regionale (Fir) dovrebbero confluire beni per oltre 500 milioni di euro. Metà dal nuovo palazzo della Regione, la quota che resta in carico alla Regione è di 1/3 mentre 2/3 vanno ad “investitori terzi” (fondi pensioni, assicurazioni). Tutto bene a parte il fatto che non è chiaro quale valore reale si possa assegnare a un bene che non è di proprietà, dato che il nuovo palazzo della Regione è un “leasing in costruendo”. Il fondo avrà una durata ventennale e potrà indebitarsi per 200 milioni. Le quote di partecipazione saranno del 33% della Regione e del 66% di investitori privati.

Nel secondo fondo, definito Fondo immobiliare sanitario (Fis), confluiranno immobili degli ospedali per un miliardo di valore, avrà durata venticinquennale, potrà indebitarsi per 350 milioni e le quote di partecipazione saranno del 66% delle aziende ospedaliere e del 33% di investitori terzi (identificati come investitori etici, quindi fondazioni bancarie, fondi pensione). Il secondo fondo comprende pure gli immobili ospedalieri destinati all’attività di ricovero. Cioè vengono tolte alle Aziende sanitarie le proprietà e l’ospedale dovrà pure pagare l’affitto al fondo. In questo caso non è chiaro a chi verrà affidata la gestione degli immobili. Probabilmente, per proseguire sulla scia della privatizzazione dei servizi, così come sta avvenendo già con altri provvedimenti in campo sanitario, a grosse società o multiservizi. E sempre ai privati si potranno assegnare servizi quali, manutenzione, edilizia, pulizie. Non è detto che con queste operazioni la Regione riesca a far cassa, specie se non bada a spese quando deve scegliere gli uomini che affiancano il governatore o società esterne che gestiscono in maniera manageriale anche la sanità. È certo che seminerà indebitamenti e mutui per 20 anni. E i provvedimenti sono inderogabili.

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