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Economia

Aumenti fino a 10 euro per le mense scolastiche piemontesi

Erika Savio

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mense-scolastiche-torinoLe mense scolastiche piemontesi aumenteranno e l’incremento partirà da settembre. E’ stato deciso proprio ieri dalla giunta Fassino, insieme a una serie di altri tagli, ma poi dovrà essere approvato dalla Sala Rossa. Alle circoscrizioni saranno tolti 600mila euro. I rincari si accompagnano infatti alla necessità di aumentare le entrate e ridurre le spese per Palazzo Civico, una necessità sancita dal bilancio approvato ieri dalla giunta comunale, con cui è stata anche licenziata la delibera sulle nuove tariffe per il prossimo anno scolastico.
Gli aumenti sono stati a causa del taglio di due milioni di euro subito dal settore dell’istruzione, rimasto con un budget di 106 milioni, che, insieme al welfare (con i suoi 73 milioni) è stato ridotto del 10 per cento. Addirittura, ad altre voci di spesa considerate ‘meno prioritarie’ è stato chiesto di sacrificare persino il 33 per cento. Il sindaco Piero Fassino e l’assessore al Bilancio, Gianguido Passoni, hanno sottolineato di aver agito “senza aumentare la pressione fiscale, adeguamenti Istat a parte”. E anche sulle mense il ritocco è stato inevitabile: le famiglie si troveranno a pagare 2 euro in più al mese per le fasce di reddito più basse, mentre per quelle più alte i rincari arriveranno  a toccare i 10 euro. Per i redditi intermedi si va dai 3 ai 5 euro di aumento, con solo nuove fasce intermedie per gli asili nido con tariffe previste per attutire gli aumenti” (tra i 32mila e i 38mila euro). In sostanza, Palazzo Civico riduce di 30 milioni le spese correnti, arrivando a pareggiare il bilancio a un miliardo e 250 milioni. Il documento sarà licenziato definitivamente dalla Giunta il 6 settembre, dopo ritocchi e seminari di maggioranza tra fine agosto e inizio settembre. Il 9 arriverà quindi in Sala Rossa. “L’equilibrio è significativo perché conseguito in un contesto di forti tagli ai trasferimenti dallo Stato  –  spiega Fassino alla vigilia dell’incontro con Letta in qualità di presidente dell’Anci  –  si è passati dai 364 milioni nel 2010 ai 18 di oggi. Una situazione non riproponibile nel 2014, si è arrivati al limite”. E sottolinea:”Per la prima volta da dieci anni a questa parte si chiude un bilancio senza ricorrere a voci di entrate straordinarie, mantenendo inalterati i servizi per i cittadini, trovando le risorse con un’attenta spending review sul costo del personale, sulle manutenzione e contratti”.

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