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Tutto quasi pronto per lo spezzatino e la privatizzazione del Csi Piemonte, ma i lavoratori non ci stanno

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il CSI Piemonte sembra arrivato a un capolinea o a una evoluzione importante della sua storia a seconda di come si interpreta la situazione. I soci stanno cercando di capire che fare dell’azienda e attendono che il mercato produca un piano industriale e che soprattuto spunti qualcuno in grado di rilevare i rami di azienda più appetibili. Tra i nomi delle aziende in lizza ci sono Engineering, Replay, Telecom, Accenture con una cordata toscana, ma sembra che molte proposte siano subordinate alla presenza di commesse importanti. Si dovrebbe cercare di esternalizzare dalle 850 alle 900 mentre all’interno del Csi resterebbero una minoranza ad occuparsi di gestione e governance dell’ICT a fare centrale acquisti e dei bandi.

L’assemblea dei lavoratori non ci sta e scrive:

L’assemblea dei lavoratori del CSI Piemonte, riunita in data 13 luglio 2015, ritiene che il percorso di privatizzazione prospettato per il CSI sia pericoloso per i lavoratori, non sia utile alla pubblica amministrazione e costituisca un costo per i cittadini. I lavoratori del Consorzio ribadiscono pertanto la loro contrarietà all’operazione che si vuole avviare e chiedono che sia rilanciato il CSI pubblico e unito come motore dell’ICT piemontese. I lavoratori dichiarano lo stato di agitazione e chiedono alle istituzioni e ai soci del CSI Piemonte di affrontare il tema dell’ICT pubblico nelle apposite sedi, coinvolgendo le parti sociali.

Domani i lavoratori del Csi costituiranno un presidio di fronte all’assemblea dei soci che dovrebbe approvare il bando di gara per il dialogo competitivo ovvero per la privatizzazione consegnando ai soci questa lettera

Oggi in quanto rappresentanti dei soci del CSI Piemonte, siete chiamati a decidere l’avvio della procedura di Dialogo Competitivo, sulla quale i lavoratori del CSI hanno già espresso la loro posizione di totale contrarietà durante l’Assemblea tenutasi il 13 luglio. Desideriamo evidenziarvi i punti che presentano le maggiori contraddizioni.

1 – Come viene giustificata economicamente l’operazione di esternalizzazione, dal momento che:

  • la privatizzazione del CSI avrebbe come primo effetto la perdita del regime di esenzione IVA attualmente garantito dalla condizione di in house del Consorzio.
  • la diminuzione dei costi dei servizi non è per nulla garantita poiché, mentre per Statuto il CSI non ha scopo di lucro, i soggetti privati sono legati a logiche di profitto.

2 – Come verrà salvaguardata l’integrazione del sistema informativo degli enti pubblici, in assenza del coordinamento operativo delle scelte in materia ICT fatte da un Consorzio in cui hanno funzioni complementari la visione strategica e la capacità attuativa?

3 – Quale tutela del nostro lavoro è possibile, quando le considerazioni che presiedono all’operazione sono quelle dell’abbandono del Consorzio il più in fretta possibile, prefiggendosi l’obiettivo della cessione di ramo d’azienda attraverso la procedura del dialogo competitivo, che prevede la scrittura della gara d’appalto da parte degli stessi soggetti privati che intendono acquisire il CSI Piemonte?

Siete consapevoli che state demandando a soggetti privati, che agiscono in base a considerazioni di profitto, l’elaborazione del piano industriale del Consorzio che si occupa della gestione dell’ICT pubblico piemontese ? Pensate che i dati sensibili della pubblica amministrazione, connessi alla privacy dei cittadini, saranno efficacemente tutelati da aziende private ? Siete sicuri che le scelte sugli sviluppi dei sistemi informativi, prese a livello regionale e che ricadranno sulla vita degli enti e sui cittadini da voi rappresentati, saranno prese su basi di competenza ed opportunità tecnologica e non in base a criteri diversi ? Le precedenti esperienze di gestione privata di soggetti con funzioni analoghe a quelle del CSI Piemonte in altre regioni evidenziano criticità:

  • In Sicilia, il gruppo dell’ICT incaricato di gestire il sistema informativo regionale, ha spento i server dei dati dell’anagrafe, a seguito di ritardi nei pagamenti da parte della Regione, causando gravi disservizi.
  • In Lombardia, audit della Regione hanno fatto emergere che le società private incaricate di gestire i dati sanitari, non raggiungono livelli minimi per assicurarne la tutela e la riservatezza.

Oggi i dipendenti del CSI sono in Assemblea pubblica in strada. Siamo interessati a discutere con voi le nostre argomentazioni da cui dipendono scelte che influiscono sulla continuazione dell’esperienza operativa del CSI.

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